Un elicottero AS350 B3, con un’apparecchiatura appesa a cavi d’acciaio, sta sorvolando in questi giorni i cieli di Calabria. Si tratta di un mezzo aereo della società specializzata che per conto del ministero dell’Ambiente e dell’Arpacal è impegnata nel controllo di aree sensibili del territorio calabrese. Aree, è scritto in una nota, «indagate dall’alto attraverso l’ausilio di un gradiometro, uno strumento tridirezionale dotato di sensori magnetici ai vapori di potassio a pompaggio ottico, le cui elevate prestazioni, e la particolare configurazione dei tre sensori, permettono l’identificazione con altissima precisione delle masse metalliche sepolte». «Si tratta – ha sostenuto nella nota il presidente della quarta commissione consiliare regionale Ambiente e territorio, Gianluca Gallo – di una campagna di monitoraggio di cui, nel corso di diverse sedute della Commissione e, da ultimo, anche in seduta congiunta con la Terza Commissione, avevamo sollecitato l’avvio. Confidiamo che dagli accertamenti in corso possano emergere le risposte a tanti misteri, tali o presunti tali, che negli ultimi anni hanno interessato diversi comprensori della nostra regione». L’iniziativa rientra nel progetto per la fornitura e l’individuazione di aree potenzialmente inquinate, finanziato attraverso i fondi del Pon Sicurezza. Alle aeree inizialmente selezionate per essere sottoposte allo screening aereo l’Arpacal e la Quarta commissione avevano richiesto si aggiungessero altri lembi di territorio, ed altri ancora se ne aggiungeranno nelle settimane a venire, «alla luce delle criticità emerse negli ultimi anni dall’attento lavoro dell’Arpacal stessa o da indagini giudiziarie», precisa Gallo. L’ambito delle ricerche si è così allargato: il gradiometro è al momento impegnato a passare alle lenti dei suoi sensori una ventina di aeree sparse in tutta la Calabria, di estensione pari a circa 3.000 chilometri quadrati. La più vasta, pari a poco più di 1000 kmq, si trova nel Cosentino ed interessa i comuni affacciati lungo il corso del Crati. In essa sono ricompresi anche i centri di Cassano Ionio e Cerchiara di Calabria, nel recente passato interessati dalla presenza di siti abusive di ferriti di zinco. Nell’elenco figurano inoltre l’alto Tirreno cosentino, la piana di Lamezia, alcune zone del Crotonese e del Catanzarese, diversi centri dello Ionio reggino (tra cui Monasterace e Stilo), un’ampia porzione della piana di Gioia Tauro. «Dalle ricerche in atto – conclude Gallo – ci attendiamo chiarimenti in ordine a tanti dubbi ancora irrisolti. Nei prossimi giorni, d’intesa con la Terza Commissione presieduta dal collega Pacenza e di concerto con l’assessore regionale all’ambiente Franco Pugliano, al dirigente del settore ambiente, Bruno Gualtieri, e al direttore generale dell’Arpacal, Sabrina Santagati, porteremo avanti le iniziative già programmate, procedendo a nuove audizioni affinchè tutto avvenga nella massima trasparenza e con l’impegno ad individuare le soluzioni necessarie a garantire la tutela dell’ambiente e della salute pubblica».
corrieredellacalabria