La Striscia

Un pari da quarto posto. Ma i gol latitano

Il Catanzaro supera L’Aquila sconfitta dal Pontedera. Ma continua a essere poco pungente in attacco
 
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Una bella giornata primaverile accoglie i quattromila presenti al “Ceravolo”. C’è attesa per la sfida fra Catanzaro e Gubbio, con i giallorossi che sono imbattuti dalla terza giornata di ritorno e che vogliono conquistare un posto di prestigio nella griglia play off. Il ricordo della curva al fotografo Totino, che ci ha lasciato in settimana, e al tifoso “Guglielmino” è commovente; entrambi vengono ricordati con degli striscioni applauditi dai presenti.

Con il regista Vacca squalificato, mister Brevi manda in campo dal primo minuto Morosini e lascia Vitiello sulla linea dei difensori; rispetto al pareggio esterno conquistato a Salerno, l’unica variazione è Madonia dal primo minuto al posto di Fioretti. Il Gubbio è rimaneggiato per via di due squalificati, ma si presenta al “Ceravolo” ben messo in campo e pronto a rendere difficile la vita ai ragazzi di Brevi. Per analizzare i novanta minuti visti ieri è necessario fotografare i vari momenti di gioco.

020Nei primi venti minuti il Catanzaro è chiaramente in difficoltà. Per una squadra che vuole il risultato a tutti i costi, questo è un primo problema. Aggredire l’avversario immediatamente dovrebbe essere una costante, specie nelle partite casalinghe e contro squadre non certo trascendentali. Ma purtroppo questo non avviene e l’inizio di gara è del tutto Gubbio. La squadra di Roselli è ben messa in campo e le due ali larghe, Schetter e soprattutto Falzerano, bloccano Sabatino e Marchi.

Il Catanzaro soffre molto in fase d’impostazione e in ripartenza. Benedetti (fuori a Benevento per squalifica) è costretto a fungere da regista perché Morosini non appare per niente pimpante. Inevitabilmente, visti i pochi movimenti, la squadra di Brevi va in difficoltà quando c’è da costruire. L’estro di Russotto, che parte leggermente più avanzato nella trequarti avversaria, non è quello delle giornate migliori: i suoi passaggi sono spesso imprecisi. Il Catanzaro cerca troppo la profondità, nonostante sia Germinale che Madonia preferiscano ricevere la palla sui piedi. In quelle poche occasioni in cui i giallorossi riescono a dialogare, manca l’ultimo passaggio o le conclusioni finiscono lontane dai pali della porta avversaria.

Dopo circa venticinque minuti la partita cambia. Sabatino si lascia alle spalle la preoccupazione di dover marcare Schetter e cerca di proporsi sulla fascia. L’azione più bella di tutta la partita nasce proprio da una combinazione sulle corsie esterne, con Madonia che si allarga e invita alla conclusione il terzino sinistro nello spazio: il tiro è alto sulla traversa. Ora il Catanzaro pressa e pur senza brillare potrebbe passare in vantaggio, se i suoi attaccanti (Germinale e Madonia su tutti) non confermassero l’anemia del reparto offensivo giallorosso.

021Nella ripresa serve una scossa. Brevi presenta un Catanzaro più spregiudicato: toglie lo spento Morosini, Vitiello va in mezzo ed entra Fioretti. Anche l’inizio del secondo tempo non è dei migliori, anzi Falconieri riesce pure ad impensierire Bindi con un tiro da fuori. Il Catanzaro si sistema meglio e trova le giuste misure, si dispone a ventaglio nel mezzo del campo e la circolazione della palla ne trae vantaggio. I giallorossi, come con il Grosseto, passano su azione d’angolo con Germinale. Il Gubbio ha il merito di non scomporsi ma non riesce a creare pericoli perché la difesa dei giallorossi è impeccabile. Almeno fino a quando Ferraro e Rigione non sbagliano due rinvii e, al terzo errore, l’ex del Grosseto commette fallo dal limite. La punizione di Radi (un ex che giocò tre partite in B nel 2006) è un sinistro bello e di rara potenza che s’insacca all’incrocio e su cui nulla può fare Bindi.

Il Catanzaro con rabbia cerca di riportarsi in vantaggio. Roselli stranamente toglie Falzerano e ora sale anche Marchi a dare supporto insieme a Di Chiara (alla fine sarà l’unico cambio davvero incisivo su cui riflettere), subentrato a Sabatino. Purtroppo le conclusioni continuano ad essere imprecise: il Catanzaro su azione non riesce proprio a segnare. Il Gubbio è accerchiato da destra, ma soprattutto da sinistra dove imperversa Di Chiara. Ma la porta umbra, gli attaccanti giallorossi non la vedono mai. Nemmeno la punizione dal limite, nei secondi di recupero, è sfruttata a dovere.

Al triplice fischio c’è amarezza per l’ennesimo pareggio. Un pareggio tutto sommato giusto, ma che poteva trasformarsi in una vittoria con un pizzico in più di precisione sotto porta. La corsa ai play off adesso continua: il Catanzaro ha conquistato il quarto posto, grazie alla contemporanea sconfitta dell’Aquila, ma dietro le avversarie viaggiano. Fino alla dodicesima posizione, tutte sono in corsa per entrare nella griglia degli spareggi.

russ incazz martiInutile ribadire e insistere sul concetto che il Catanzaro dovrà migliorare la sua fase offensiva se vuole aspirare a qualcosa d’importante. Il tecnico Brevi lo sa benissimo e sarebbe un peccato non cercare di trovare le giuste soluzioni. È vero che gli equilibri difensivi sono importanti, ma un piccolo errore, anche in una difesa perfetta come quella del Catanzaro, può capitare. Ieri ne abbiamo avuta la dimostrazione.

Le soluzioni non spetta a noi indicarle, perché il mister conosce i propri calciatori meglio di noi. Però, se si riuscisse a coordinare i movimenti offensivi e sfruttare i calciatori per le proprie caratteristiche (vedi Russotto), forse qualche miglioramento potrebbe esserci. Il pareggio di ieri è giusto, ma una squadra che per più di un’ora gioca nella metà campo avversaria non può accontentarsi di un solo golletto che arriva per giunta su palla inattiva.

Ora ci aspetta il Benevento che giocherà la sfida della vita come stanno facendo tutte le avversarie che incontrano il Catanzaro; nessuna paura perché i giallorossi sono in forma, la società c’è e la concentrazione e l’impegno non mancano. Manca un piccolo sforzo in più negli ultimi sedici metri.

E in ogni caso “Tutti a Benevento“.

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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