Potrà piacere o no, ma nel momento in cui un’opera pubblica viene realizzata, diventa patrimonio della collettività. Per questa ragione, qualsiasi atto che pregiudichi quell’opera deve essere immediatamente valutato come un atto contrario agli interessi di tutti. Semplicemente un atto di inciviltà.
Ma evidentemente questo semplice concetto, come molte cose estremamente semplici, deve sfuggire ai numerosi catanzaresi che quotidianamente dimostrano il loro disamore verso la città (e il disprezzo verso i propri concittadini) con piccoli e grandi gesti.
Un senso civico così carente da fare intervenire per la seconda volta in pochi giorni palazzo De Nobili che rinnova l’invito ai cittadini del quartiere Lido “ad una fattiva collaborazione allo scopo di mantenere inalterato lo stato dei cantieri di messa in posa del mosaico, progettato dal maestro Alessandro Mendini, sul muraglione della passeggiata costiera del Capoluogo“.
La reiterazione della richiesta nasce in particolare dalla presenza di alcune imbarcazioni posizionate in prossimità del mosaico (vedi foto), che oltre a non consentire la prosecuzione dei lavori, pregiudicano l’integrità delle aree in cui la messa in posa è appena terminata.
L’amministrazione fa sapere che il Comando dei vigili urbani per il momento si è limitato a sistemare sulle imbarcazioni dei volantini che intimano ai proprietari la rimozione. Chiediamo: non si poteva fare di più? Non si sarebbe potuto saltare il passaggio dell’intimazione e passare direttamente alla rimozione?
Alessandro Mendini (qui il suo profilo) è davvero un maestro, questa volta la velina del Comune non esagera. Le sue opere sono presenti in molti paesi del mondo, dal Giappone all’ Olanda (celebre il museo d’arte moderna di Groningen, in foto a destra).
Uno stile particolare e riconoscibile che fa discutere, che sorprende e spesso divide ma che di certo in nessuna parte del mondo è tanto snobbato da venire addirittura nascosto e danneggiato dalle imbarcazioni in vetroresina dei pescatori della domenica.
Forse a Catanzaro è arrivato il momento di contarsi sul serio, di stabilire chi è un buon cittadino e chi non lo è affatto, di indicare con scherno anche chi soltanto getta una carta in terra o parcheggia la propria auto in tripla fila.
Perché non si può sperare di risolvere i grandi problemi della città, la disoccupazione, la criminalità, l’ingiustizia sociale, l’orgia di interessi e interessati, se non si ha la forza di affrontare neanche quelli piccoli, piccolissimi.
Forse anni di cattiva amministrazione hanno prodotto intere generazioni di cattivi cittadini. E allora è il momento di agire, magari ripartendo dalle basi.
Perché una vecchia barca piazzata davanti a un’opera d’arte appena realizzata è davvero un brutto, bruttissimo segnale.
Fabrizio Scarfone
@fabriscar