Il progetto di Caffo era stato reso pubblico nel 2010: la volontà di scalare un’azienda storica ma in difficoltà come la Borsci, produttrice dell’ Elisir di San Marzano, era nota in tutti gli ambienti dell’economia meridionale e tra gli operatori del mercato di riferimento, quello degli alcolici (vedi qui).
E anche se la stessa Caffo aveva già dato seguito ad un’operazione simile in passato (acquisizione di una ditta friuliana, la distilleria Durbino, nel 2006) la scalata di una ditta calabrese ad una pugliese non era e non è comunque roba da tutti giorni.
Le difficoltà crescenti della Borsci, presto costretta al Tribunale, hanno però inevitabilmente provocato un allungamento dei tempi.
E oggi, proprio dalle stanze del palazzo di Giustizia pugliese, arriva la notizia della conclusione della vicenda. Caffo rileva la Borsci in fitto per dodci mesi prorogabili. Un’operazione importante che permetterà di salvare almeno 10 posti di lavoro sui 18 attuali e che rappresenta il primo passo verso la vera e propria acquisizione dell’azienda fallita (Caffo avrà un determinante diritto di prelazione allo scadere del fitto).
Anche i sindacati pare abbiano accolto con favore questo passaggio: la Caffo pur non presentando un piano industriale ricchissimo, offre infatti garanzie reali in termini di formazione della manodopera e ottimizzazione del ciclo produttivo.
Insomma, per una volta, un’azienda calabrese solida e sana si presenta sul mercato libero, salvaguarda posti di lavoro e rappresenta un’alternativa al fallimento o alla vendita all’estero. Segno che non è impossibile fare impresa, seriamente e senza il ricorso a trucchi e monopoli, anche dalle nostre parti.
Red