Sapevate che durante le gare interne della Vigor Lamezia, si levano cori contro il Catanzaro? La notizia mâha stupito. Mâero deciso a liquidare la cosa con un tacito âma… chi se ne frega!â, ritenendo che fosse preferibile non dare alcun seguito, anche per non restituire un briciolo di soddisfazione. Poi, mâè venuta in mente quella storia dellââasse attrezzatoâ fra Catanzaro e Lamezia ed ho trovato un ulteriore motivo contro questa strategia di conurbazione, che porterebbe alla definiva sparizione di Catanzaro.
Non mâilludevo che, a Lamezia, fossimo amati, ma non pensavo fossimo ancora detestati. Ho avvertito lo stesso sbigottimento, nei primi anni del 70, quando fui invitato a casa di un caro collega di Nicastro. Lì, per la prima volta, scoprii, nellâambiente dâalta borghesia di quella cena, che esisteva una forte antipatia nei confronti di Catanzaro. Forse, gli ospiti di quella sera, si stizzirono ulteriormente per la mia sorpresa e, ancora di più, nellâascoltare che i catanzaresi non avvertivano alcuna rivalità . Per risultare credibile, peggiorai le cose, sostenendo che, nellâimmediatezza dei pensieri dei miei concittadini, Lamezia fosse una stazione ferroviaria (non câera ancora lâaeroporto). Già nelle scale del dopo-commiato, chi mâaccompagnava mi fece notare quanto fossi stato sgarbato nellâaver esternato, dopo la frutta ed in piena digestione, quellâorrida affermazione, doppiamente grave perchè innocente. Me ne dolsi, ma la frittata era stata fatta. A distanza di tanto tempo e viste le notizie, penso che quella cena abbia provocato, sia pure nella sua percentuale, effetti nefasti anche nelle generazioni lametine successive. Mi scuso in ritardo, oltre che con Lamezia, anche con Catanzaro, che ho mal rappresentato. Lo sbigottimento dâoggi, nasce dallâillusione che tutto fosse finito, anche per le ottime esperienze umane, nel frattempo maturate in ambienti tennistici di quel comune. Evidentemente, non è così. Questa volta, mi guardo bene dal sostenere, per migliorare le cose, che Lamezia non è solo una stazione di treni, quantâanche un aeroporto. Mi rassegno definitivamente allâevidenza dellâantipatia dei lametini o di molti di loro, senza fargliene colpa, perchè al cuore non si comanda. Fra lâaltro, quello dâesternare i sentimenti non è un peccato, può essere un vizio di forma, mentre riprovevole è camuffarne diversi. Però, sarebbe opportuno, stante lâevidente e sia pure unilaterale incompatibilità caratteriale, non alzare muri e nemmeno costruire ponti. Me lo auguro perchè, indipendentemente dagli umori respingenti dei nostri vicini, il citato âasse attrezzatoâ, visti i precedenti, consisterebbe in unâulteriore spoliazione di quel poco che è rimasto in questa città , per immetterlo su una fettuccina di strada, fra cementifici e capannoni oppure fra le ex Sambiase e Nicastro. A ciò siamo indotti a pensare dai precedenti e recenti saccheggi di Catanzaro, compiuti da politici senza scrupoli ed amore. Gli strateghi delle sorti collettive rideranno di tanto bieco campanilismo, come facevano, anni addietro, con chi si batteva per capoluoghi regionali, università e storiche centralità . Attenti, perchè dietro quellâatteggiamento, nascondono il solito giochetto di barattare gli interessi di una città con i propri.
Fabio Blasco
Articolo pubblicato su “Domenica Giallorossa”