La notizia che ci arriva alle 9 di sera è di quelle che ti colpiscono come un montante al volto e ti segnano per sempre. Un utente storico e abituale del nostro portale, Carlo La Forza, 38 anni, (a sx nella foto scattata a Prato) è deceduto ieri a Milano. Il nick con cui partecipava alle discussioni sul forum, è “21agosto53”, la data di nascita di Massimo Palanca. Basterebbe solo questo o magari leggere qualche messaggio che rimarrà indelebile sul nostro forum per comprendere quanto immenso sia l’amore verso la sua squadra del cuore. Alcune volte si rischia di cadere nella retorica. Questa volta no. L’amore di Carlo verso il Catanzaro è qualcosa che va al di là delle semplici parole. Sarebbero tanti gli episodi da raccontare, ma mi limito a quello più recente. Carlo non l’ho conosciuto di persona, forse ci siamo presentati in qualche trasferta, di certo abbiamo parlato al telefono a inizio agosto. Mi chiamò per aiutarlo nella sottoscrizione del suo abbonamento. Quella non fu una telefonata come tutte le altre. Lui conosceva già il suo destino e sapeva bene che il male incurabile che lo perseguitava non gli avrebbe dato scampo. Mi disse: “Voglio fare l’abbonamento, voglio la ricevuta, voglio l’ombrello, voglio insomma qualcosa che attesti a mio figlio che sono un tifoso del Catanzaro. Devo tramandare la mia passione e deve sapere che suo padre tifava Catanzaro”. Carlo, questa striscia è per te, per Francesca, Francesco e Martina. Sono certo che da lassù la leggerai come hai sempre fatto. Sintetizzo per voi tutti un sms inviatomi dalla sua famiglia. È per tutti noi: “So che avrebbe voluto salutare e abbracciare ognuno di voi, parenti, amici e colleghi, lo facciamo noi per lui”; firmato, Francesca, Francesco e Martina La Forza.
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Al “Ceravolo” la prima corazzata di questo torneo che arriva è il Frosinone. In un calcio dove le presenze negli altri stadi sono ridotte al lumicino, Catanzaro e il suo pubblico, nonostante i risultati non certo esaltanti delle prime due partite, rispondono bene: circa quattromila spettatori gremiscono i settori disponibili del “Ceravolo”. Sabato in rifinitura Russotto non stava bene e prima della partita lo troviamo nel piazzale dello stadio anziché con i compagni. Il Catanzaro dovrà a fare a meno del suo calciatore più rappresentativo e la preoccupazione, accentuata anche dalla forza dell’avversario che bisogna affrontare, aumenta fra i tifosi. Nelle avversità escono però i veri valori di una squadra e il Catanzaro di ieri con volontà, abnegazione e spirito di sacrificio ha dimostrato di non essere inferiore a nessuno.
Stellone scende in Calabria consapevole della forza della sua squadra e schiera nel suo 4-3-3 una batteria d’attaccanti che è un lusso per la categoria. Non l’aveva fatto nelle prime due partite; invece a Catanzaro, probabilmente memore delle passeggiate fatte l’anno precedente, è convinto di potersi ripetere. Nei primi minuti i canarini partono a razzo conquistando e coprendo tutte le zone del campo. I giallorossi sembrano imballati e impauriti ma la difesa, guidata dagli impeccabili Rigione e Ferraro e dal sicuro Bindi, infondono tranquillità a tutti i compagni. Il Catanzaro regge l’urto iniziale, i ciociari tirano in porta con il pericoloso Aurelio e con un colpo di testa di Ciofani neutralizzato facilmente da Bindi.
Man mano che passano i minuti i ragazzi di Brevi iniziano a ragionare. Benedetti prende in mano la squadra e con Vitiello all’esordio a mezzo servizio riesce a fare girare il pallone nella zona nevralgica. Catacchini e Sabatino, inchiodati nelle retrovie per gran parte della partita, pur timidamente appoggiano la manovra. C’è da considerare che le scorribande ai due non sono consentite; le due ali ciociare non sono le ultime arrivate e possono castigarti da un momento all’altro. Gli avversari sono ora costretti a rincorrere per recuperare palloni che prima gestivano con facilità.
Quando il Catanzaro esce dal guscio, ci mette tecnica e agonismo. Il campanello d’allarme per il Frosinone suona con un tiro di Fioretti, al termine di una bella azione manovrata che Zappino neutralizza parando a terra. Nel frattempo cresce Germinale che lotta in tutte le zone del campo, si rende utile in avanti, nel mezzo e anche in difesa per dare manforte ai compagni. Un suo assist per poco non mette in moto Martignago, poi fornisce ancora all’ex del Cittadella un pallonetto, che potrebbe portare a un calcio di rigore per i giallorossi. Pelegatti ammonisce invece l’attaccante per simulazione e la decisione ci sembra assurda. Infatti, se l’attaccante non cadesse, pur senza essere toccato come rilevato dall’arbitro, rischierebbe di scontrarsi frontalmente con l’estremo difensore avversario.
Al 31esimo arriva il vantaggio dei giallorossi; parabola di Benedetti nel cuore dell’area di rigore e secondo eurogol di Martignago in questo torneo. Il goal sembra facile, ma se non hai piede e tecnica non riesci a smorzare di piatto quel pallone e infilarlo all’incrocio dove Zappino non può arrivare. Sulle ali dell’entusiasmo il Catanzaro continua a giocare bene e potrebbe raddoppiare. Quando termina il primo tempo il pubblico è soddisfatto e accompagna la squadra negli spogliatoi con un lungo applauso.
La ripresa inizio com’era finita la prima frazione con i giallorossi a spingere e a tenere lontano i ciociari dall’area di rigore. I compagni si aiutano fra loro, Vitiello cresce in mezzo al campo e fronteggia con autorità i portatori di palla avversari. Fino a quando le forze reggono il Frosinone non impensierisce più. Dopo i primi venti minuti della ripresa inizia ad affiorare la stanchezza. Martignago ha i crampi e le ripartenze non sono più un’arma per i giallorossi. Ora tocca al “manico” gestire la partita dalla panchina. Potrebbe entrare Tortolano, calciatore veloce e adatto al contropiede, ma in questo frangente il mister dimostra di saper leggere la partita. Infoltisce il centrocampo con Casini che entra al posto di Martignago. Toglie Sabatino che accusava qualche problema sul veloce Aurelio e adatta Calvarese a marcatore puro a sinistra; infine inserisce Fiore per Marchi che nel frattempo si fa male.
Queste mosse costringono il Frosinone a giocare a palla lunga in avanti. Brevi sa bene di avere una difesa composta da calciatori forti fisicamente, quali Ferraro e Rigione. Non è facile marcare due marcantoni come Ciofani e Curiale senza commettere un solo fallo, eppure i due centrali giallorossi ci riescono. Le palle lunghe sono ben controllate e solo due volte, prima per uno strano rimbalzo e poi per una deviazione, il Frosinone crea pericoli. Fra i pali c’è un certo Bindi che si esalta ed esalta tutto il “Ceravolo”. Al triplice fischio è un’ovazione per i quattromila che accolgono l’importante successo con quella fiducia che forse prima mancava. Ora ci toccherà la trasferta di Lecce che sembrava proibitiva alla stesura dei calendari e ancora oggi, nonostante i risultati negativi dei salentini, rimane sempre una partita difficilissima. Il Catanzaro non ha nulla da perdere e se ripeterà la prestazione di ieri (o anche quella di Prato che a noi era parsa già positiva) nulla sarà precluso.
Lecce è una sfida che affascina e comunque andrà una cosa è certa. Il Catanzaro, il Catanzaro di ieri, non sarà solo, i suoi tifosi ci saranno. Undici sono loro, ma “dodici” siamo noi perché “NOI SIAMO IL CATANZARO“.
Salvatore Ferragina