Si diceva “al cuor non si comanda“, beh si è vero. Ma di quel Catanzaro che ci ha fatto innamorare non c’è più trassia, non v’è certessa. Solo un frammentato ricordo di partite frissanti e combattute. C’era un tipo di campionato, c’era uno stile in campo, c’era negli uomini, nella loro imperscrutabile unicità, lo spirito giusto per far bene e magari vincere. Toh! Si è vinto subito, con merito, con determinazione. A un certo punto ciascun tifoso del Catanzaro si è alzato in piedi e ha pensato “ma chi c’ammassa a noi?”. Indovina? Ci siam dati la zassa sui piedi, via questo via quello il nuovo Catanzaro è nuovo per dieci undicesimi. Oh scusa, chi è lo sfigato rimasto? No perchè almeno domenica per vincere la noia m’invento un nuovo stendardo: “Squillace resisti (almeno tu)” e va da via el ciaps a chi vorrebbe sostituire anche l’ultimo calciatore che mi ricordi una stagione in cui la sconfitta ci stava, ma almeno non si facevano figure di cassa. E ora lo posso dire: e che casso!
Amori in corso
Dentro al cantiere Catanzaro, pala e pico, la voce dell’emigrante
L’amaressa ha fatto piassa pulita. Certo, ad agosto, si è temuto che la sottrassione di un elemento vitale, nostrano e verace, fosse da assettare, come solo il mondo del lavoro oggi ci ha insegnato. Tanto poi, comanda chi c’ha i soldi e al cuor non si comanda. Insomma ce ne siamo fatti una ragione, aiutati dal proverbio “messa altessa, messa bellessa“, ci siamo fidati dell’eroe economico e del suo uomo di punta: il cossaro nero. E a mandolino lo abbiam dimenticato in fretta, cosi in fretta che adesso il solo pensiero di cosa avrebbe potuto dare un giocatore del suo carisma, e del suo spessore, a questo Catanzaro… lasciam perdere va.
Davide Greco