Intervistiamo

La masopolitica catanzarese

Scritto da Redazione
La nota dell’assocoazione Catanzaronelcuore

Se il masochismo è anche tendenza a compiacersi delle proprie disgrazie, allora possiamo ben sostenere che a Catanzaro impera la “masopolitica”, nostro neologismo che serve per definire alcuni comportamenti del mondo politico catanzarese che, secondo noi, hanno dell’incomprensibile.

Potremmo riferire di numerose occasioni che sono state gestite con questa peculiare fattispecie politica in salsa giallorossa, ma riteniamo che gli ultimi avvenimenti che riguardano il provvedimento di riordino delle Province italiane e, conseguentemente, l’accorpamento di due enti intermedi calabresi nella Provincia di Catanzaro, costituiscano il massimo momento applicativo. Per anni ci siamo sentiti ripetere da esponenti politici catanzaresi che una delle principali cause del decadimento cittadino fosse addebitabile alla famigerata  tripartizione del 1992, che cancellò in un sol colpo secoli di storia e una tradizione di governo che, all’epoca della Calabria Ultra, riguardava tutta la parte a Sud della penisola calabrese compresa tra i due Golfi di Squillace e Santa Eufemia e, successivamente, la parte centrale della regione calabrese quando la porzione meridionale del territorio venne ceduto alla provincia di Calabria Ultra Prima, che andò a costituire la provincia reggina.

Anche noi siamo sempre stati convinti che la tripartizione sia stata una iattura per l’antico territorio catanzarese. Di più: siamo certi che lo smembramento delle funzioni di capoluogo regionale, con lo scippo del Consiglio regionale ubicato sullo Stretto di Messina, abbia concorso a far perdere peso politico alla nostra città. E’ per tali motivazioni che, in questi ultimi giorni, quando abbiamo assistito alla compattezza della politica catanzarese nell’impedire che la provincia di Crotone venisse accorpata a quella di Cosenza, ci è sembrato di percepire i segni di un orgoglio e di una compattezza che avevamo dimenticati. La stampa è stata letteralmente invasa da dichiarazioni virgolettate provenienti dai Palazzi catanzaresi e, mentre ancora si prospettava l’accorpamento Cosenza-Crotone, da Palazzo De Nobili giungevano voci di dimissioni, salvo poi, una volta scampato il pericolo, ringraziare il ministro della Funzione Pubblica, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, i Parlamentari, i Consiglieri ed Assessori regionali, il Consiglio Comunale e Provinciale che avevano accolto l’appello alla mobilitazione per la ricostituzione della provincia madre di Catanzaro. Anche da Palazzo di Vetro veniva diramato un comunicato stampa col quale si esprimeva soddisfazione per il risultato ottenuto che aveva premiato la difesa dell’unica possibile soluzione di buonsenso, equilibrio e rispetto della storia e dell’identità dei territori, con la ricostituzione della vecchia provincia di Catanzaro.

A questo punto, una volta dato il benvenuto ai territori vibonese e crotonese che ritornavano nella provincia madre, la vicenda poteva ritenersi conclusa. Troppo bello per essere vero. Troppo bello che, una volta tanto, il tempo fosse stato galantuomo e avesse ripagato i catanzaresi dei torti subiti. Troppo bello, dicevamo, e infatti…non lo è, perché la “masopolitica” catanzarese pretende il suo prezzo. Ecco allora spuntare posizioni nuove, diametralmente opposte rispetto alla decisione adottata dal Governo, posizioni che minacciano il voto contrario alla conversione in legge del decreto di riordino delle province; ecco che circolano voci che a Catanzaro qualcuno faccia pressioni sui parlamentari calabresi perché votino contro il riassetto deciso dal Governo, anche se verrà posta la questione di fiducia e, perciò, addirittura col rischio di fare cadere Monti.

Se è vero che i due enti che potremmo accorpare presentano un deficit grave che può compromettere l’efficienza della Provincia di Catanzaro, il problema andava posto in termini differenti e non distruttivi. Non neghiamo che Crotone e Vibo  porteranno un aggravio finanziario al territorio, ma non per questo occorre contestare l’accorpamento. Semmai, bisognava e bisognerà chiedere interventi correttivi ad hoc al Governo.

L’unica considerazione che ci viene spontanea è che la classe politica catanzarese, succube di quelle reggina e cosentina e messa in riga da quella nazionale, non abbia il coraggio di difendere ciò per cui ha combattuto e cioè, come detto all’inizio, abbia la tendenza a compiacersi delle proprie disgrazie.

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Redazione

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