Intervistiamo

CNC: La denominazione è Provincia di Catanzaro

Scritto da Redazione

La discussione attorno alla denominazione della ricostituenda “provincia di Catanzaro” non può essere oggetto di dispute, dovendo essere scontata la denominazione storica interrotta solo nell’ultimo ventennio. La “ricomposizione”  dei vecchi confini sarebbe infatti un ritorno alle origini storiche e non già un nuovo ente. Certa politica ruffiana e autolesionista, credendo che la citazione di più città delle province eventualmente accorpate possa mitigare la loro delusione, dimostra perlomeno superficialità nell’affrontare l’argomento e, allo stesso tempo, sembra non capire che la “vecchia-nuova” provincia di Catanzaro dovrà essere ricostituita, se lo sarà, sotto gli auspici dell’integrazione dei territori e della massima condivisione delle scelte di amministrazione, la cui assenza, a ben vedere, fu proprio una tra le maggiori cause che determinarono la spinta autonomista.

Un ritorno al passato, quindi, per denominazione ed estensione della storica “provincia di Catanzaro”, ma con lo sguardo rivolto verso un auspicabile futuro costruito da una sana e lungimirante classe dirigente in grado di valorizzare il bene di tutti i territori.

Sono trascorsi poco più di diciassette anni da quel 1995 in cui si insediarono i primi consigli delle province di Crotone e Vibo Valentia e, già ubbidendo a pressanti esigenze di finanza imposte dagli obblighi europei e dalla necessità di conseguire obiettivi di contenimento della spesa pubblica, la breve vita amministrativa dei due giovani enti sembra segnata perché non rispondente ai requisiti minimi della dimensione territoriale e della popolazione residente.

Le norme emanate dal Governo Monti non sembrano lasciare alternative e, mentre il dibattito politico è ancora in corso, appaiono poco lucide le proposte sulla denominazione che potrebbe avere la ricostituita “provincia di Catanzaro”. A chi non sia politicamente miope appare evidente che il vero problema è quello di riaggregare un territorio e di ricreare una struttura politica ed amministrativa cui spetterà l’onere di governare un’area di oltre 5.200 chilometri quadrati e con una popolazione di circa 700mila abitanti.

Quelli attuali non sono più i tempi in cui si operavano scelte di frantumazione del territorio in nome di un policentrismo decisionale e gestionale, e l’evidenza di quelle scelte errate che portarono alla tripartizione dell’antica “provincia di Catanzaro” (che perse, in un sol colpo secoli di storia) è sotto gli occhi di tutti ed è rappresentata dalla condizione di debolezza e di sofferenza economica in cui si trovano proprio i territori delle due province calabresi gemmate nel 1992: queste, purtroppo, espongono preoccupanti parametri socio-economici nelle classifiche regionali e nazionali, e la loro elevazione ad ente intermedio operata vent’anni fa non ne ha, nostro malgrado, migliorato le condizioni.

Stupisce che alcuni politici abbiamo mostrato disapprovazione per la tripartizione avvenuta nel ’92, contestandola alla bisogna, ma oggi – di fatto – la ripropongano attraverso la proposta di una lunghissima ed inutile denominazione.

Richiamiamo pertanto i politici catanzaresi ad essere più lungimiranti e meno ingenui di come si sono rappresentati nei giorni scorsi su quest’argomento, rammentando che la ricostituzione originaria della storica “provincia di Catanzaro”, per numeri e componenti strategiche, probabilmente intimorisce i colleghi di altre aree della Calabria.

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