Continua sui giornali la querelle mense scolastiche al comune di Catanzaro. All’intervento vago del Comune che ha tirato in ballo l’autorità di vigilanza nei contratti pubblici, ha replicato una delle ditte concorrenti al bando citando proprio la relazione della stessa autorità nella parte in cui rivela nel bando “il non rispetto delle norme che regolano la materia”.
Un fatto decisamente grave e frutto quantomeno di sprovvedutezza, anche perché già nell’ottobre 2011 l’allora capo dell’opposizione in Consiglio comunale, Salvatore Scalzo, aveva pubblicamente rilevato che il bando presentava numerose incongruenze ed una eccessiva valorizzazione nell’attribuzione dei punteggi all’azienda in quanto tale e non alla qualità del servizio che si intende offrire; con uno sbilanciamento sproporzionato a favore dell’anzianità dell’azienda, di difficile comprensione considerato che nella qualificazione della stessa il d.lgs 163/97 prevede che i requisiti economici e tecnici vengano dimostrati solo per gli ultimi tre anni.
A questa segnalazione aveva prontamente risposto, sempre nell’ottobre 2011, l’allora assessore al ramo, Stefania Lo Giudice su precisazioni ricevute dal responsabile del settore dott. Pasquale Costantino, affermando che “i requisiti generali e di capacità tecnica, economica e finanziaria sono quelli previsti dal codice dei contratti pubblici”.
Una precisazione secca che poi nella sostanza è stata contraddetta dei fatti e dalle affermazioni dalle aziende concorrenti e dall’autorità di vigilanza. Questo palesa una preoccupante difficoltà dell’ente.
Sempre in quella comunicazione dell’allora assessore si faceva, inoltre, riferimento ad un prezzo più basso posto a base di gara nel nuovo bando così da assicurare ai cittadini ed al Comune un notevole risparmio rispetto al passato ed un adeguamento alla media nazionale del servizio.
A questo punto, però, non si capisce perché nel momento in cui il bando è stato annullato si è rinnovato il servizio alla ditta che già lo esercitava ma non al nuovo prezzo base d’asta indicato dallo stesso Comune. Non parliamo certo di spiccioli sono circa 1800 pasti al giorno quelli del servizio mensa a Catanzaro per 150 giorni ad un prezzo secondo il vecchio bando, rinnovato, di circa 5 euro a pasto a fronte della media nazionale di 4 euro e della base d’asta del nuovo bando, poi annullato, di 4,50 euro.
Insomma il rinnovo di tre mesi in tre mesi al vecchio prezzo costa in 1 anno ai cittadini catanzaresi 135mila euro in più rispetto alla base d’asta del nuovo bando fissata dallo stesso Comune. Un paradosso. La decisione di proseguire con le vecchie condizioni economiche oltre che una scelta diseconomica è quantomeno illogica e di auto contraddizione per lo stesso Ente. In più si aggiunga che l’ultimo rinnovo porta la data del 29 febbraio 2012 determina dirigenziale 794, con il Comune commissariato e la già evidente situazione di precarietà economica.
Le responsabilità vanno accertate e delle risposte serie devono essere date ai cittadini che si troveranno a pagare anche il salato costo di scelte illogiche, nella speranza che il nuovo bando non presenti le stesse costose problematicità.