A chi sostiene che la storia non serva, rispondiamo che senza la storia il Catanzaro sarebbe una squadretta qualsiasi. Come le tante che trovi sulle mappe dei campionati professionistici e che appaiono per qualche tempo nel calcio che conta per poi tornare nel loro anonimato.
L’Auditorium Casalinuovo alle 17,30 è pieno come un uovo. Gente avanti negli anni, gente di media età, giovani e giovanissimi. Bastava guardare negli occhi queste persone durante e dopo la manifestazione, per capire quante e quali sono state le emozioni per chi certi eventi li ha vissuti da protagonista. Ma se un ragazzo che oggi tifa Catanzaro con idoli che possono chiamarsi Masini o Papasidero, tanto per fare un esempio, può emozionarsi nel vedere calciatori che non ha mai ammirato in campo, un perché ci sarà. Questo perché è spiegabile solo con una frase: NOI SIAMO IL CATANZARO. Non è uno slogan nato per caso, è la verità che racchiude la nostra storia.
Gianni Bui, formidabile calciatore che per due stagioni ha militato nel Catanzaro, non credeva ai suoi occhi quando è salito sul palco. Tutti in piedi ad applaudire un calciatore d’altri tempi e un uomo di un calcio che non c’è più. Il premio”Umberto Sacco” è andato a lui, e la sua frase “per quello che voi mi avete dato e mi date io ho fatto poco” racchiude tutta la sua grandezza. Fisico imponente a 72 anni, Gianni Bui ce l’hanno descritto come un formidabile goleador con la specialità del colpo di testa. Adesso vive nella sua cittadina in Emilia Romagna a due passi da Maranello, e la serata odierna difficilmente la dimenticherà. Una serata che non può che fare bene a Catanzaro, e al Catanzaro che negli ultimi anni è stato tante volte umiliato e deriso. Adesso l’ex attaccante giallorosso (che collabora con una società di calcio della massima serie) potrà testimoniare quanto sia davvero grande la passione di noi catanzaresi e quanta voglia c’è di ritornare nel calcio che conta.
Dopo la presentazione della star della serata è entrato Tato Sabadini che è ormai un catanzarese a tutti gli effetti. Il buon Tato è uno di noi perché lo incontri per le vie di Catanzaro, ma non vi nascondo che stasera rivedendolo, ho rivissuto come in un film le sue sgroppate sulla fascia destra e i suoi anticipi sugli straordinari attaccanti della nostra Serie A.
Un vero boato, proprio come accadeva quando lo speaker di allora li nominava, c’è stato quando i bravi conduttori Talarico e De Luca, voluti da Tonino Minicelli presidente dell’associazione “Catanzaro nel Pallone”, hanno annunciato Borghi e Bivi. Le prime parole di Edy non le abbiamo capite perché non riusciva a parlare dalla commozione. Lui, di Lignano Sabbiadoro, sceso nella lontana Catanzaro all’esordio in Serie A, non fece rimpiangere un certo Massimo Palanca. Bivi, a proposito del nostro Orey e della sua pesante eredità, ha raccontato proprio il momento della consegna della maglia numero 11 da parte del mitico Masino Amato che gli disse “questa è la maglia numero 11 di Palanca, vedi tu”. I suoi goal al Torino, alla Roma, al Milan e all’esordio al San Paolo di Napoli, scorrevano sul maxi schermo e il pubblico estasiato se li gustava rivivendo quei tempi quando l’intera Calabria gioiva con il Catanzaro. Carlo Borghi lo avevamo già visto a Gavorrano e già lì aveva capito come Catanzaro non dimentica, oggi ne ha avuto la conferma. Il centravanti era una vera forza della natura e con Bivi s’integrava alla perfezione. Carlo ha voluto ricordare Don Mario Jiritano, che per lui era un padre e lo era anche per tanti altri calciatori. Su quella squadra che conquistò il settimo posto nella massima serie non sono mancati accenni al suo condottiero Bruno Pace che è stato definito più che un tecnico, un calciatore. L’intervento di Massimo Palanca raggiunto al telefono, ha contribuito a dare altre emozioni. Dopo i saluti a Bui, Bivi, Borghi e Sabadini, ha voluto esprimere gioia per la grande impresa del Catanzaro di Cosentino. In una serata come questa non potevano non essere ricordati il presidentissimo Nicola Ceravolo e Adriano Merlo, due dirigenti che hanno fatto la storia dell’Uesse.
Nel segno della continuità peraltro non poteva mancare Giuseppe Cosentino, osannato dai tifosi con cori da stadio. Il presidente ha constatato, ancora una volta, cos’è e cosa può dare Catanzaro. Ha parlato del problema stadio e ha dichiarato di voler rivedere almeno la metà di quegli spettatori che affollavano il vecchio “Militare”, sperando che la sua presenza continua sia da stimolo per chi deve adeguare l’impianto sportivo della città.
Fra i premiati anche alcune vecchie glorie giallorosse. Toccante il ricordo di alcuni personaggi scomparsi di recente come Enzo Rondinelli, Bertè, Masci e Carlo Petrini.
A fine serata dopo il premio assegnato a Gianni Bui e targhe ricordo per tutti gli intervenuti, Gianfranco Simmaco ha finalmente donato un quadro in suo possesso al presidente Cosentino che l’ha omaggiato con una maglia giallorossa con su scritto “Simmaco 29”.
Ad accompagnare il presidente c’era Domenico Giampà che idealmente rappresenta in questo calcio moderno, il calciatore di una volta,quello che impersona le emozioni che solo i veri campioni possono dare.
Auguriamo all’associazione “Catanzaro nel Pallone” di riuscire ad organizzare altre splendide serate come questa, la materia prima di certo non manca perché in questa città, che vive tanti problemi, una certezza che riesce ad aggregare e a far emozionare ancora c’è. E si chiama US CATANZARO.
SF