Non si placano le polemiche intorno alle elezioni comunali del 6-7 maggio all’indomani della proclamazione di Sergio Abramo. Stamattina a Palazzo De Nobili il passaggio di consegne con il commissario Di Rosa che ha retto le sorti del Comune tra le dimissioni di Traversa e le elezioni. Il neo-sindaco ha indossato la fascia tricolore, al termine di giorni estenuanti, vissuti nell’attesa del riconteggio delle schede delle tre sezioni di Lido.
E a questo proposito, appresa la noitizia della proclamazione di Abramo, Salvatore Scalzo, suo principale sfidante, ha rilasciato una dichiarazione molto dura: «Assieme a tutte le forze della coalizione riteniamo la proclamazione inopportuna perchè in questo caso la forma è sostanza, e dato che esiste più di una sezione dove sono emerse irregolarità gravi, è difficile parlare alla luce solo di dati numerici. Inoltre – ha aggiunto Scalzo – parliamo del riscontro di schede in numero superiore ai votanti, di certificati elettorali usati più di una volta, di schede non vidimate: ogni ricorso presentato ci viene difficile pensare che non possa essere accettato. Resta il fatto che, proprio alla luce di questa situazione – conclude – questa proclamazione così affrettata non dà piena legittimità democratica al voto. Catanzaro è indignata».
Soddisfazione, invece, negli ambienti del centro-destra. Abramo ha ammesso di aver seguito con grande ansia l’evolversi della situazione, sottolineando che Catanzaro non ha fatto una bella figura a livello nazionale. La colpa? Del centrosinistra, secondo Abramo, che avrebbe potuto attendere la fine dello scrutinio per presentare i ricorsi. Sulla vicenda dei brogli e sull’inchiesta aperta dalla procura per episodi di compravendita di voti (che riguarderebbe un consigliere eletto in una delle liste a sostegno di Abramo), il sindaco attende con fiducia l’esito dell’inchiesta della magistratura, sottolineando di aver visto troppi avvisi di garanzia finire nel nulla. E che, in ogni caso, se dovessero essere accertate, le responsabilità sarebbero personali.
Di parere diverso il parlamentare dell’UDC Mario Tassone, che sosteneva il terzo candidato Celi. Il deputato centrista ritiene «il voto inquinato, con delle alterazioni e violazioni di norme. È una vicenda che è passata sotto silenzio, valutata e considerata marginale, quando invece è emblematica di una situazione molto grave, sull’agibilità civile di questo territorio». Secondo Tassone l’elezione del sindaco «che dovrebbe essere il momento più alto di una democrazia, a Catanzaro ha visto la negazione della democrazia e una violazione di quelli che sono i principi che regolano il rapporto tra cittadini e istituzioni».
Red