Intervistiamo

Comunicati Politici

Il Comiato cittadino Udc rilancia per costruire un grande centro

L’Udc rilancia in maniera coesa e unitaria il progetto della costituzione di un’area di centro a partire dalla prossima competizione elettorale per il rinnovo del governo di Palazzo de Nobili, con la candidatura a sindaco di Pino Celi. Tutti i dirigenti provinciali e comunali saranno impegnati in prima linea per costruzione di una lista forte e competitiva pronta a dare il proprio contributo all’affermazione dell’area di Centro e del candidato sindaco Celi: l’obiettivo resta consegnare ai catanzaresi una città vivibile, riuscire nello scopo in cui i partiti che fanno capo alle due coalizioni contrapposte hanno dimostrato di aver già fallito nel corso delle amministrazioni precedenti. E’ quanto è emerso nel corso della riunione del comitato cittadino dell’Udc, guidato dal segretario Gianluca Tassone, che si è tenuto questa mattina nella sede di via San Nicola alla presenza del segretario regionale Gino Trematerra, del deputato nonchè vice segretario nazionale vicario Mario Tassone, del segretario provinciale Salvatore Mazzotta e dei consiglieri nazionali Marisa Fagà e Franco Pilieci. Un dibattito articolato e costruttivo, molto schietto anche nella fermezza delle posizioni espresse e della dialettica viva, che è stato capace di ricondursi a sintesi nell’impegno per la riuscita dell’innovativo progetto della creazione dell’area moderata a cui il livello nazionale guarda con particolare attenzione. Ripercorse le vicende che hanno portato alla candidatura a sindaco di Celi – su invito dell’onorevole Mario Tassone, investito direttamente dalla segreteria nazionale nell’individuazione del candidato migliore per affrontare la sfida elettorale e politica ai poli contrapposti – e archiviato il rifiuto del consigliere regionale Enzo Ciconte, indicato in prima battura, l’Udc va avanti con determinazione. Interferenze e intralci di diversa natura – si è detto nel corso del dibattito – non sono riusciti a d ostacolare la nascita e lo sviluppo del progetto che punta alla ricostruzione della grande casa dei moderati. “Il nostro è un progetto valido che fa paura – ha affermato il segretario cittadino Gianluca Tassone – e la fuga di Ciconte non è bastata a frenarlo. Abbiamo un candidato sindaco che proviene dalla storia democristiana e che vive questo suo impegno come un ritorno a casa. Dobbiamo ridare forza al nostro progetto, guardando con particolare attenzione alle periferie, favorendo il recupero con il centro storico, potenziandone il raccordo per farla tornare una città unica. Il nostro è un progetto di respiro nazionale – ha detto ancora Tassone – la costruzione di un grande partito dei moderati che superi il bipolarismo che ha dimostrato di non essere capace di rivolvere i problemi e dare voce alle esigenze della collettività. Andiamo avanti, consapevoli che centrodestra e centrosinistra non sono in grado di soddisfare le istanze della nostra città. Abbiamo il dovere di consegnare ai nostri concittadini una città vivibile”. E il partito catanzarese potrà contare sul sostegno della segreteria regionale che ha apprezzato l’attivismo e l’impegno di Gianluca Tassone e dei dirigenti che l’hanno sostenuto nel difficile compito di indivudare una nuova candidatura a sindaco. Ad affermarlo è il segretario regionale Gino Trematerra che ha confermato anche piena fiducia nell’operato del deputato Mario Tassone. “Gli assessori e i consiglieri regionali vi sono a fianco, Tassone non ci ha imposto nulla: la nostra è l’azione collettiva di un partito che ha sposato un progetto definito – ha detto ancora – chi ci sta e risponde quando il partito chiama, bene. Altrimenti non tratteniamo nessuno. Se il Pdl fosse stato più rispettoso delle prerogative dell’Udc e l’avesse rispettato chiamandolo al tavolo delle trattative prima della definizione del candidato sindaco che, quindi, ci è stato imposto, non avremmo avuto pregiudiziali a discutere, confermando un’alleanza regionale che ha guardato alla persona Peppe Scopelliti. Fermo restando che noi non abbiamo paura di andare via dalla Giunta regionale”. Basta alla politica dell’accoglienza, del partito che recupera esperienze deluse per poi essere trattato come un bancomat, per poi uscire dall’Udc e tentare di distruggerlo: Trematerra invoca un partito unito, forte dei propri valori e della propria storia. Anche Mario Tassone invita a mettere da parte le tensioni e guardare alla validità del progetto che esalta l’autonomia di pensiero dell’Udc. “Abbiamo chiesto una discontonuità che non è arrivata – ha detto – ci troviamo davanti allo stesso scenario del 2006, le forze sono le stesse, è cambiato il nome del sindaco ma gli interessi sono gli stessi. La presenza dell’Udc che rappresenta un riferimento nell’aggregazione del centro rappresenta una resistenza alla controffensiva messa in atto nei confronti della città. Grazie anche ad un candidato come Celi che va oltre l’Udc, rappresenta un valore aggiunto e guarda ad un’area più ampia. Ritengo che Celi sarà una grande sorpresa. Ora serve l’impegno di tutti”. A portare il proprio contributo al dibattito Rita Cavallaro, Franco Cimino, Vito Bordino, Franco Pilieci,Maria Marino, Peppino Calabretta, Francesco Manti, le conclusioni sono state affidate al segretario provinciale Salvatore Mazzotta che ha rinnovato l’appello all’unità e alla costruzione della migliore lista possibile.

 


 

Tallini replica ad Occhini

Il capo dell’opposizione al Comune, perché tale è stato il consigliere Occhini supplendo al vuoto politico e anche fisico di Scalzo sui banchi del Consiglio, imposta una debolissima difesa dell’ex sindaco Olivo che tutti i cittadini riconoscono come il principale artefice della tripartizione della Provincia di Catanzaro, un tempo la più grande e popolosa d’Italia. Era questo un argomento che mi ero ripromesso di non utilizzare in questa campagna elettorale avvelenata. Sono stato tirato dalla giacca da chi, nella sinistra, vuole cambiare le carte in tavola e fare dimenticare precise responsabilità politiche. So benissimo che la tripartizione della Provincia di Catanzaro è stata decisa da Governo e Parlamento sulla base di spinte locali da Vibo e Crotone. Ma so anche, anzi lo sanno tutti i catanzaresi, che il presidente della Regione del tempo era proprio l’on. Rosario Olivo, oggi coordinatore della campagna elettorale di Scalzo. L’allora presidente Olivo non alzò un dito per opporsi alla tripartizione, anzi assecondò il parere del Consiglio Regionale che venne dato puntualmente entro il termine previsto dalla legge. Poteva protestare, dimettersi, mettersi contro le città di Vibo e Crotone. Nulla! Se vuole scrollarsi di dosso questa accusa, l’ex sindaco Olivo dovrebbe esibire alla cittadinanza almeno un documento, una dichiarazione oppure un intervento pubblico in cui si è opposto alla tripartizione. Troppo comodo dire che è stata colpa di Roma! Occhini la smetta di fare il difensore d’ufficio di Olivo e si prepari a capeggiare ancora a lungo, con una certa coerenza che pure gli riconosco, l’opposizione al Comune.

 


 

 Nota di Polimeni ex consigliere della Giunta Traversa

“In merito alla questione dei posti riservati agli extracomunitari e non riassegnati agli studenti comunitari, nell’ambito dell’ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’ateneo Magna Graecia, è importante fare chiarezza”.

Questo è quanto dichiarato dal consigliere comunale uscente Marco Polimeni, da sempre vicino alle tematiche universitarie, che proprio ieri ha sollevato la questione sui giornali locali. “Diversi studenti – ha proseguito Polimeni – non rientrati nei primi 160 posti a disposizione ma in posizione utile in graduatoria, considerati i 17 posti riservati ma rimasti vacanti a fronte dell’unica richiesta giunta all’ateneo, da mesi chiedono la riassegnazione di quei posti, hanno finalmente formalizzato la richiesta ed ora sono pronti anche per un eventuale ricorso: dunque chiediamo al Magnifico Rettore che anche a Catanzaro si adotti una prassi ormai comune in altre università italiane qual è appunto lo scorrimento della graduatoria, così da non far diventare questa dei posti rimasti vacanti una pericolosa consuetudine”.

Diciassette, come detto, i posti riservati, otto dei quali destinati a studenti indiani, a fronte di un numero di richieste che però si è rivelato in seguito pari a zero. Ecco la ragione per cui di quei posti si chiede la riassegnazione, eventualità che non danneggerebbe nessuno, non lederebbe il sacrosanto diritto all’uguaglianza sostanziale ma, anzi, garantirebbe a diversi studenti il diritto allo studio ed al sapere in una terra che di occupazione e professionalità ha fortemente bisogno, anche a fronte di un numero di pensionamenti che nei prossimi anni si prevede superiore a quello degli ingressi. “Sia l’Università degli studi di Siena che l’Università degli studi di Genova – ha spiegato Polimeni – hanno disposto o previsto nello stesso bando la riassegnazione, che è dunque una prassi in molti atenei e non vediamo perché non dovrebbe essere così a Catanzaro”. “D’altra parte – ha osservato ancora il consigliere in quota Catanzaro da Vivere – esistono anche delle sentenze al riguardo, che certo non fanno giurisprudenza ma senz’altro possono costituire un’indicazione importante nel merito”.

Il riferimento, nello specifico, è alla sentenza n. 429/2012 della terza sezione del Tar siciliano, scaturita dal caso di Domenico Thomas Marino contro l’Università degli studi di Messina, che ha visto il ricorrente uscire vincitore in una fattispecie simile. Nel dispositivo redatto dalla sezione staccata di Catania si legge infatti quanto segue: “va annullato il bando di concorso ove venga interpretato nel senso di non consentire la redistribuzione ai cittadini comunitari dei posti riservati ai cittadini extracomunitari, con conseguente obbligo dell’Amministrazione di assegnare, al concorrente il posto così resosi disponibile”; e ciò considerato che “il diverso orientamento giurisprudenziale secondo cui i posti riservati agli extracomunitari costituiscono una quota non occupabile dagli studenti comunitari non considera che, stante i ricordati principi costituzionali sul diritto allo studio ed al sapere, le uniche norme che debbono essere stabilite espressamente sono quelle che in qualche modo limitano il diritto prefigurato nella Carta fondamentale della Repubblica e non certo le norme che, nel rispetto della Costituzione, consentono il libero accesso agli studi da parte di tutti i cittadini”.

 



 

Autore

Salvatore Ferragina

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