C’è da stupirsi di fronte all’annuncio di Vincenzo Ciconte di non volere più correre alle elezioni come candidato a sindaco di Catanzaro? Verrebbe da dire di no a guardare il suo pedigree politico.
Eppure c’è qualcosa che non torna in questa decisione di abbandonare il campo proprio ora che era stata trovata la quadra sul suo nome. E la dichiarazione rilasciata dal diretto interessato non aiuta di certo a dissipare i dubbi: «Dopo avere attentamente valutato la composizione della coalizione composta, a oggi, da almeno nove liste di notevole consistenza elettorale, rappresentative della società civile con professionisti di grande valore, e da alcuni partiti di centro, mi preme sottolineare che il poco tempo a disposizione non consente di amalgamare al meglio le sue varie anime. Pertanto ad un cartello elettorale sicuramente vincente, deve corrispondere, a mio modo di pensare, una visione unitaria per affrontare le difficile problematiche legate all’amministrazione comunale».
Sì, avete capito bene: Ciconte sostiene di ritirarsi pur essendo sicuro che l’area del terzo polo a Catanzaro è vincente. Delle due l’una: non crede a quello che scrive e dice ovvero è tutto un bluff. Non sappiamo bene cosa gira nella testa del consigliere regionale perché ogni tentativo di avere maggiori delucidazioni su questo clamoroso dietrofront si è rivelato inutile.
Quello che conosciamo è invece il dinamismo che ha sempre caratterizzato l’agire politico di Ciconte. Nel 1999 è candidato (senza successo) per il centrosinistra alla Provincia di Catanzaro; l’anno successivo aderisce a Forza Italia lasciando i banchi dell’opposizione. La carriera politica cammina di pari passo con quella medica. Ciconte vince il concorso di primario del reparto di Cardiologia all’ospedale di Vibo Valentia. Poco tempo dopo arriva, sempre nel ruolo di primario, al “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.
Ma è con l’avvento di Agazio Loiero alla presidenza della Regione che il cardiologo viene nominato direttore generale dell’azienda ospedaliera catanzarese. All’incarico di manager si accosta quello di presidente dell’Ordine provinciale dei medici. Nel 2010 Ciconte decide di provare il grande salto e si candida al consiglio regionale nel movimento loieriano di Autonomia e diritti. Il “colpo” riesce nel senso che lo specialista nel campo dell’aritmologia e della cardiopatia ischemica arriva a Palazzo Campanella. Si colloca all’opposizione, tra i banchi di centrosinistra. Nei mesi scorsi viene dato per certo un suo approdo nel Pd. Non se ne fa nulla perché, almeno a sentire le solite voci maligne, Ciconte chiede in cambio dell’adesione ai democrat una candidatura al Parlamento.
Nelle ultime settimane il suo nome circola con sempre maggiore insistenza per una candidatura alla carica di primo ciittadino. Su di lui punta forte l’Udc. Ciconte arriva a Roma per ricevere la “benedizione” di Casini e Cesa. Loiero, con il quale i rapporti si sono un po’ raffreddati, non è entusiasta ma accetta obtorto collo la decisione dei vertici dello Scudocrociato. Lo fa per dare corpo al progetto politico del terzo polo e della costruzione di un’area moderata alternativa ai due blocchi tradizionali.
Sul più bello, l’improvviso cambio di marcia. Il centrodestra di Sergio Abramo incassa e ringrazia. E chissà che per Ciconte non sia già pronta una buona ricompensa…
Antonio Ricchio, Corriere della Calabria