Chiariamo subito un particolare: domenica al âTupparelloâ non va in scena nessuna rivincita. Non è la nostra superiorità o voglia di snobbare lâavversario (ci mancherebbe, visto la loro classifica). Eâ, più semplicemente, una constatazione dei fatti. La âvendettaâ (sportiva e non) ha un senso se si restituisce quello che si è subito. Non è il nostro caso. Il 15 giugno câerano due squadre che si contendevano un posto in C1. A fine gara lâAcireale si è ritrovato nella categoria superiore (e con merito riguardo quei 90â, mentre qualche rigore non proprio cristallino, come a Pozzuoli, aveva spianato la strada ai play off) e il Catanzaro di nuovo ancorato alla C2.
Ecco, in questo scenario era lecito parlare di rivincita. Ma poi lâestate dei Tar ha mutato lo scenario: alla fine di giorni rocamboleschi anche i giallorossi sono stati promossi. Il termine esatto è ripescati, ma la sostanza non cambia. Tanto è vero che entrambe le formazioni (che il 15 giugno avevano imboccato due strade diverse) giocano nello stesso campionato. Ora, qualcuno potrebbe discettare sulla differenza tra una promozione conquistata sul campo e una a tavolino. Roba del tipo ânon avete la forza di vincere le partite sul campoâ oppure âsolo così potevate salireâ. Lasciateli fare e dire. La verità è una sola: sono tutte balle. Da quando esiste lo sport non ricordiamo nessuno che si sia indignato per un successo arrivato dallâalto. In questo modo si sono vinte partite, scudetti e coppe. Si sono decise promozioni e retrocessioni. Insomma, anche a costo di apparire blasfemi si potrebbe prendere in prestito da una persona un âpochinoâ più importante di noi la frase âchi è senza peccato scagli la prima pietraâ.
Per questa ragione unâintera tifoseria si è ritrovata, in modo sacrosanto, a festeggiare nel crepuscolo dellâestate dopo 12 anni dâinferno arrivato, anche lui, per via esterna. Eâ stato il giusto contrappasso nonostante qualche solone locale (forse più abituato agli slogan politici per conquistare spazio sui giornali che alla passione da stadio, quella che macera lâanima 365 giorni lâanno) abbia sostenuto che il ripescaggio non fa onore alla storia del Catanzaro. Lo vada a dire agli onorevoli che entrano in Parlamento a suon di surroga sfruttando il loro status di âprimi dei non elettiâ e vediamo quanti insulti riceve.
Ma torniamo a noi: la festa a sorpresa con tanto di promozione (conosciamo delle persone che ancora non ci credono: è questo spiega bene quale sofferenza sportiva abbiano patito) ha cancellato pure qualsiasi rivalità sportiva con lâAcireale (anche loro con un passato da ripescati). Per questa ragione la sfida di domenica ha una sua valenza notevole per lâottima classifica delle due formazioni. Entrambe lottano per un traguardo ambizioso: la serie B.
In ogni caso non sarà certo decisiva questa gara dâandata. Importante, sì. Il Catanzaro, infatti, è reduce da due pareggi consecutivi (a reti bianche) dopo un periodo eccezionale (poker di vittorie). Guarda caso anche lâAcireale arriva da un filotto di successi. La squadra siciliana dà il meglio di sé fuori casa, quando sfrutta alla perfezione gli spazi concessi dagli avversari grazie alla velocità che contraddistingue lâintero reparto offensivo. Non solo, la granitica difesa (con Paschetta che poteva essere preso a costo zero dopo il fallimento del Cosenza) è supportata da un centrocampo di quantità con Delle Vedove libero dâinventare. Insomma, è una gran bella squadra. Per carità , ha i suoi difetti. Se costretta a fare la partita, ad esempio, può diventare prevedibile. Per questa ragione il tecnico Costantini preferisce lasciare agli avversari il possesso palla per poi colpirli appena si sbilanciano. Una tattica non riuscita con la Viterbese che ha un gioco molto speculare a quello dei siciliani (e infatti la gara si decise da un calcio dâangolo contestato).
Non è nostro compito dare consigli a Braglia. Crediamo, però, che non sarà possibile ripetere il match di Sambenedetto: difficilmente lâAcireale regalerà tutti quegli spazi. Molto più probabile assistere a una sfida che ricordi quella di Viterbo o Giulianova (anche per via del campo stretto). Abbiamo scelto in modo voluto due match finiti con risultati opposti. Nel primo caso il Catanzaro pagò a caro prezzo un errore difensivo, ma soprattutto la scarsa incisività in attacco nonostante lâenorme mole di gioco. In Abruzzo, invece, accadde lâesatto contrario.
Tocca a Braglia trovare gli schemi giusti per imbrigliare lâundici acese. Noi preferiremmo vedere una squadra veloce sulle fasce e un Corona supportato da una punta vera. Ma non siamo pagati per fare lâallenatore. Semmai siamo pronti a decantare lâennesima impresa giallorossa.
Con l’Acireale nessuna rivincita. Ma è già sfida importante che profuma di B
L’editoriale di Francesco Ceniti