Dopo un pareggio casalingo contro
una squadra in netta difficoltà societaria, senza allenatore in panchina e con
il suo miglior giocatore (Casale) che stazzava sui 120 â 130 chilogrammi, il
minimo che si potrebbe scrivere è peste e corna su
tutto ciò che non ci ha consentito di battere gli jonici tarantini; ed invece
no!
Premetto che naturalmente non
sprizzo gioia da tutti i pori per questo pareggio, ma dico altresì che era
quasi naturale che un tale risultato giungesse dopo aver vinto ben cinque delle
sei gare casalinghe precedenti. Eâ anche un poâ la legge dei grandi numeri che
lo imponeva.
Altro
discorso è invece cercare di capire se sta accadendo qualcosa di cui doversi
preoccupare per il lungo periodo ed io, a questo proposito, qualche motivo di
preoccupazione lo rilevo.
Mi sembra purtroppo evidente che,
in alcuni ruoli nevralgici, abbiamo veramente bisogno di qualcosa in più;
domenica uscito per infortunio Alfieri, al cui proposito voglio sottolineare
che sono assolutamente entusiasta dellâattaccamento dimostrato avendo voluto
seguitare a giocare infortunato (lâanno scorso non sarebbe certamente potuto
accadere), la luce del Ceravolo si è immediatamente spenta, secondo me qualche
gruppo elettrogeno di ricambio, in quel ruolo, male non farebbe ed è compito
della società rintracciarlo al più presto nel mercato dellâusato di Gennaio.
Altro motivo: nel momento in cui
si ferma Corona, che, nella circostanza, è stato oggetto di unâattenta e
proficua marcatura da parte del suo ex compagno Di Meo, è abbastanza evidente
che le alternative pronte a gonfiare la rete avversaria decisamente
scarseggiano. Ferrigno (a proposito, sinceri complimenti per aver finalmente
messo al bando gli eccessivi nervosismi degli ultimi tempi) e soprattutto
Toledo appaiono troppo timidi nel momento in cui debbono violare le difese
avverse, in particolar modo quando sono rocciosamente disposte come nel caso
dellâultimo match.
Dove porta questo discorso è
facile da intuire, io, arrivati a questo punto, mi permetto di dissentire da
chi continua a dire che bisogna affrontare questo campionato con umiltà e senza
grandi ambizioni, in altre parole non vorrei che questo continuo appello alla
moderazione, giusto nei modi, non vada però ad inficiare quella convinzione di
potercela e dovercela fare ad ottenere da questo torneo il massimo consentito;
non vorrei che a furia di predicare umiltà si affievolisca, nei propri
discenti, quella spinta propulsiva data dalla fame di ottenere risultati pieni
che questa squadra ha fin qui dimostrato di possedere; non vorrei che, per
metterla giù spiccia, in partite quale quella di domenica si preferisca, magari
anche inconsapevolmente, rinunciare a tentare di tutto per vincerla pur di non
mettere a repentaglio la possibilità di muovere, sia pur con un misero punticino,
la classifica.
Onestamente la tempistica delle
sostituzioni e la disposizione tattica dellâintera ripresa lâadito a qualche
mesto pensiero lo danno.
Ma sarebbe ingiusto, a questo
punto, prendersela più di tanto con Mister Braglia, se abbiamo la possibilitÃ
di parlare così è anche perché grazie a lui câè concesso di vedere tutte le
nostre avversarie (tranne due) dallâalto verso il basso, è grazie al suo gioco
infatti che, dovunque andiamo, siamo sempre noi a dettare il gioco ed ad
imporlo agli avversari, ed è ancora grazie a lui che noi, soprattutto in
trasferta, di partite ne perderemo davvero poche, solo che vorremmo, ora si con
assoluta umiltà , vederlo osare un poâ di più nelle partite casalinghe,
soprattutto perché ritengo che questo campionato merita, se non di essere
dominato (non cadiamo nellâerrore opposto), quantomeno di essere disputato alla
grande da una squadra dai colori giallorossi e dal suo meraviglioso seguito.
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