Cosentino torna dal suo viaggio di lavoro in Cina e alza la voce sugli arbitraggi, tracciando la strada e definendo ufficialmente l’obiettivo finale del suo Catanzaro: il primo posto. Finora, a parte qualche dichiarazione di routine di mister Cozza, i fari erano rimasti volutamente bassi. «Il Catanzaro è condannato a vincere», «ce la giochiamo con tutti», «se a gennaio siamo tra le prime quattro, andiamo in C1». Nessuna sorpresa: in un campionato di livello decisamente basso, una squadra col blasone del Catanzaro e che ha trovato finalmente una proprietà solida non può che essere tra le ovvie favorite per il salto di categoria.
Però non bisogna dimenticare il punto da cui si era partiti. Una società nuova di zecca, con il deserto intorno. Senza sede, senza palloni e senza maglie. Con la passione dei tifosi ridotta sottozero. Una società che sconta ancora l’inesperienza e il ritardo dovuto al fallimento FC e al guazzabuglio-iscrizione. Una squadra costruita strada facendo, con un po’ di confusione (basti pensare al via vai nel ritiro di Polistena/Cittanova), con i “pacchi” ereditati dalla “gestione spartana”, ma che Cozza ha saputo plasmare nonostante le difficoltà di avere una rosa affollata quanto un centro commerciale il sabato pomeriggio. Ma il piglio e il tono con cui Cosentino ha tracciato ieri pomeriggio la strada verso l’obiettivo finale sono musica per le povere orecchie dei tifosi giallorossi, devastate dall’otite cronica degli ultimi 20 anni.
«L’appuntamento con la vetta è solo rimandato perché questa squadra merita il primo posto. Interverremo a gennaio sul mercato. Questa città merita altri palcoscenici». Sono parole, certo. Ma quanti di noi, 4 mesi fa, pensavano che avremmo potuto mai (più) sentire dichiarazioni di questo tipo? Dalla depressione più cupa in cui ci avevano fatto sprofondare le dirigenze FC, oggi siamo qui a imprecare per un pareggio interno con la Vibonese che ci nega il via libera verso la vetta solitaria e con una partita in meno rispetto a Paganese e L’Aquila. Poco male. Il campionato è lunghissimo, la differenza la farà proprio il mercato di gennaio.
Cosentino ha contestato decisamente l’arbitraggio. Effettivamente gli episodi dubbi “contro” il Catanzaro cominciano ad accumularsi, anche se a L’Aquila era stato il tecnico abruzzese Ianni a lamentarsi. La sensazione è che le dichiarazioni del patron giallorosso siano dettate, oltre che dalla foga del post-partita, anche dalla volontà di far capire che il Catanzaro non è più lo zimbello d’Italia (come nella scorsa stagione), ma una società di nuovo prestigiosa che pretende il rispetto delle istituzioni calcistiche. Le parole di Cosentino e quelle che ripete spesso Ciccio Cozza sembrano anche orientate dalla volontà di tutelare e incoraggiare un gruppo di ragazzi molto giovane, che sente il peso della maglia giallorossa e che ha bisogno di protezione e fiducia.
L’ottima organizzazione e la grinta che Cozza ha iniettato in questa squadra lascia ben sperare. I pregi e i difetti del Catanzaro sono ormai chiari. Con un paio di elementi a gennaio, si potrebbe fare il salto di qualità. Ma è importante che la società non perda vista la politica dei piccoli passi per crescere con calma dal punto di vista organizzativo, logistico e gestionale. Ci sono tanti tasselli ancora da sistemare. Due su tutti: il campo di allenamento che, con le prime piogge, diventa una priorità assoluta. Giovino dovrebbe essere quasi pronto per dare un minimo di respiro al manto erboso del “Ceravolo”. E poi la questione-stadio. La soluzione della vicenda distinti-tribuna stampa, una volta per tutte. Le immagini televisive del “Ceravolo” sembrano arrivare da un campetto di periferia di una megalopoli sudamericana. I tifosi soffrono la chiusura dei Distinti, mentre l’immagine della società subisce un colpo. Anche se le risposte non spettano all’US ma al Comune, a chi segue i lavori, a chi dovrebbe spiegare a Cosentino e a tutti i tifosi per quale motivo il settore più importante del “Ceravolo” non è agibile e pare non lo sarà ancora per molto tempo.
Dal punto di vista tecnico poco da dire. I pregi e i difetti di questa squadra sono ormai noti. Le squadre che arrivano al “Ceravolo” si barricano nella loro metà campo (a parte qualche eccezione) e il Catanzaro ha molte difficoltà ad attaccare la difesa schierata. Manca il guizzo, la giocata risolutiva del giocatore di qualità. L’espulsione di Masini ci toglierà probabilmente una carta importante nelle prossime partite. Del resto, se si esclude il blitz finale di Perugia, l’unica vittoria non di misura centrata dal Catanzaro è quella col Neapolis alla seconda giornata. E gli ultimi tre pareggi sono una spia di queste difficoltà. Questa squadra è un batticuore continuo. Ma il cuore ha ricominciato a battere.
Ivan Pugliese