Ore 18:15. Ho appena trovato un posto per la mia utilitaria. L’auditorium dista pochi minuti. Decido di passeggiare lentamente per godermi senza affanni un pezzo di città che profuma ancora della mia infanzia. Quei luoghi mi aiutano a riflettere su quello che dovrò scrivere per raccontare la terza edizione del “Premio Ceravolo”. La banalità, o ancor peggio la retorica, sono rischi concreti in occasioni del genere. Per fortuna arriva sul palco Fabio Capello. Dopo le glorie del Catanzaro anni ’70 e Marcello Lippi, è lui a ricevere il premio che porta il nome dell’uomo che fece grande il Catanzaro. Con una semplicità disarmante, quasi inaspettata, chiarisce alla platea il senso della sua presenza e dell’intera kermesse : «Oggi ero a Treviso per un master sul business dello sport. Ho scelto di andar via mezz’ora prima perché pensavo che commemorare Ceravolo fosse una cosa importante. Bisogna ricordarsi di chi ha lasciato un solco profondo. Ceravolo è stato parte integrante di un calcio fatto di grandi uomini e di gente onesta».
Il ct dell’Inghilterra parla anche di Juventus, dello storico gol di Mammì, delle ingerenze politiche nei festeggiamenti dello scudetto alla Roma, del suo strano rapporto con l’Inter. Immancabile un passaggio sul calcio d’oltremanica e sull’enorme potere dei giornali : «Sono molto ricchi e con i loro articoli possono decidere il destino delle persone».
Scorrono intanto le immagini del Presidentissimo sul maxi schermo. Raccontano di un calcio distante anni luce dai lustrini e paillettes dei giorni nostri. Un calcio che rievoca aneddoti, storie, emozioni pronte a riaffiorare alla vista di una foto sfocata in bianco e nero. Misteri del pallone.
La serata procede gradevole. Gli “aficionados” Cucci, Paganini, Gandolfi sono praticamente di casa e non perdono occasione per intrattenere il pubblico. In prima fila c’è anche Ciccio Cozza. Per lui standing ovation dell’auditorium gremito : «Catanzaro è la piazza dove volevo chiudere la carriera da calciatore. Questo sogno non si è potuto realizzare per vari motivi, ma ora da mister dei giallorossi sono convinto che raggiungeremo risultati sempre maggiori». Un pizzico di emozione quando abbraccia Capello, il mister del suo esordio ai tempi del Milan. L’animo guascone e un po’ sbruffone dell’allenatore giallorosso non tarda comunque a riaffiorare quando, invitato a fine anno in Rai a “Sabato Sprint”, si congeda dicendo : «Verrò da voi in trasmissione ma sono convinto che lo farò da vincente».
L’entusiasmo del popolo giallorosso si trasforma rapidamente in silenzio quando arriva il momento di ricordare un altro grande presidente : Pino Albano. Sul palco salgono la moglie e la figlia Gabriella : « Papà era un burbero buono ma ha amato questa città in maniera incondizionata. Sono rimasta colpita dalle manifestazioni d’affetto dei tifosi all’indomani della sua scomparsa. Ringrazio anche il presidente Cosentino che ho avuto modo di conoscere personalmente. In lui c’è la grinta e la capacità per far tornare in alto i colori giallorossi».
Le emozioni continuano con la premiazione di Tonino Raffa, storica voce radiofonica di “Tutto il calcio minuto per minuto” : «Appartengo ad una generazione che ha vissuto un calcio diverso, fatto da uomini diversi, uomini come Ceravolo che ti insegnavano qualcosa senza parlare, con un solo sguardo. Ci sono premi che fanno parte del mondo del’effimero, ce ne sono altri come questo che ti entrano dentro perchè ho rivisto come in una moviola quarant’anni della mia vita».
Ora sì. Ora finalmente capisco il senso di quel coro che sento fin da quando ero bambino. “Noi siamo il Catanzaro”. Lo siamo con i nostri difetti, le nostre incongruenze, il nostro modo di fare. È la nostra natura. È la nostra personalissima “condanna” per essere diventati grandi sotto la guida di un uomo onesto.
Francesco Panza