Chi ha avuto la fortuna d’assistere come noi alla sfida Catanzaro Perugia può testimoniare che chi l’aveva dipinta come una sfida di cartello aveva ragione. Nel di Ivan Pugliese è stata descritta tutta la voglia di calcio che hanno i tifosi catanzaresi. Adesso cerchiamo di aggiungere e di approfondire il lato tecnico.
Quando arrivi al “Curi”, ti trovi finalmente davanti a uno stadio. Per noi, da anni abituati a recarci in impianti con quattro gradoni e un campo squadrato chiamato “stadio”, è qualcosa d’importante. Ai più vecchietti viene un magone pensando al nostro passato. I più giovani invece capiscono perché, quando c’incontriamo noi con qualche capello bianco in più, la prima esclamazione è “ma comu ni pottaru renducira”. Ed ecco spiegato il perché del “finché vivrò”. Maglietta classica per il Perugia, quel bel rosso che ci ricorda la Serie A. Noi scendiamo in campo con la “Givova” nera con bande larghe da una parte gialle e dall’altra rosse. Qualcuno si spaventa ricordando che con la “nera ” perdiamo sempre ma non è la stessa di quella dei tempi “auteriani”.
C’è l’esordio di Pacheco detto “Sasha” dal primo minuto e Mariotti torna a fare quello che ha sempre fatto in carriera: il difensore. Il brasiliano non è un brasiliano. È un “sette” che si sistema a destra e si dedica a qualche appoggio e nulla più. Lo capiscono subito i perugini che da quella parte affondano con Luchini. Le loro azioni da gol e le occasioni “lisciate” da quel Bueno che da noi segnava sempre, arrivano tutte da quel settore. Accursi nel mezzo dell’area sbaglia spesso la posizione o il fuorigioco. Lo assolviamo con le attenuanti generiche perché chi crossava lo faceva in perfetta solitudine e con la formula definitiva per ciò che “combina” all’86°. Noi soffriamo perché Maisto è lento a carburare, Carboni è marcatissimo e il solo Masini in avanti si muove bene ma può far poco.
I problemi del centrocampo restano in fase d’impostazione ma sembrano risolti nella fase d’interdizione. Ulloa è il nostro Ardiles (vabbè, dico Gattuso perché magari non sapete a chi mi riferisco). A sinistra Squillace va come al solito. Pennella dentro qualche pallone quando Maisto o Carboni riescono ad aprire sulla fascia dove c’è il “3” giallorosso. A destra neanche a parlarne: di Sascha abbiamo detto, mentre Esposito sbaglia sempre l’affondo decisivo dopo aver preparato bene l’azione. Il primo tempo termina in parità: contiamo tre azioni pericolose per loro e due per noi. A proposito, non ci danno un rigore sacrosanto e solare. A Battistini, che in conferenza stampa sostiene che il Perugia poteva chiudere il primo tempo cinque a zero, rispondiamo di non dimenticare l’episodio del rigore che avrebbe lasciato il Perugia in dieci.
Nel secondo tempo, Cozza s’inventa “la scienza”. Effettua due cambi al volo: Bugatti per Esposito e Gigliotti per Pacheco. Il primo inizia a lottare e sgomitare com’è nelle sue caratteristiche e crea apprensione ai loro difensori. Il secondo parte male. Si sistema sulla fascia e si limita al compitino senza dare alcun apporto. Quando invece ricorda di essere anche un’ala offensiva capisce che può superare il centro del campo per farsi vedere dai suoi compagni. A quel punto Maisto migliora nella prestazione e anche Accursi trova sbocco scaricando su di lui il pallone. Creiamo un occasionissima con Carboni che spreca. Il vero risultato positivo dei cambi è che il Perugia su quella fascia non trova più sbocchi e solo una volta sfiora il gol sempre con l’ex “baraondista”.
Un altro vantaggio è che loro adesso tentano le percussioni centrali dove Ulloa sa contrastare, Accursi non soffre la velocità e Mengoni non si lascia mai bucare da un tiro da fuori dopo aver ipnotizzato gli avversari da due passi. All’86° arriva il jolly d’Accursi e poi quello di Gigliotti. Considerazioni tecniche finali: tutte le occazioni della ripresa sono arrivate dal lato destro del campo, compresi i due gol. Questo è un dato da sottolineare. Carboni e Squillace vengono spesso triplicati a sinistra. Maisto sale in cattedra quando può avere anche l’opzione dello scarico a destra. Stesso discorso vale per i difensori abituati a non buttar mai via la palla.
Questa squadra ha grinta, carattere ed è ben messa in campo. Manca poco per renderla competitiva per tutti i novanta minuti. Serve trovare un esterno destro, che sia del livello di Squillace a sinistra. E se dietro avessimo un difensore-regista potremmo essere quasi perfetti. E magari a Perugia avremmo vinto 0-5!
E ora pensiamo all’Aprilia, che non è una moto ma una squadra che col Perugia ha perso per sbaglio.
Forza Aquile.
SF