Rassegna stampa

Samb, l’incubo continua

A reti bianche con il Catanzaro che colpisce due pali
dal Corriere Adriatico

SAN BENEDETTO – Briciole. Ancora briciole per il popolo rossoblù. Il mondo, al “Riviera”, continua a girare alla rovescia da 43 giorni.

Questa volta è finita zero a zero, ma con un corredo di “graziosi” lenzuoli promozionali per la famiglia Gaucci srotolati un po’ dappertutto. Per ogni gusto: da “Presidente capisca, la Samb non è una bisca” a “Gaucci capo ultrà, questo calcio se ne va”.

Dopo il pareggio canarino di domenica scorsa, ieri è stato il Catanzaro a volare sulla testa di Trillini in perfetto stile avvoltoio. Mister Sauro non ha battuto ciglio: ai colpi di “malasuerte” (l’infortunio di Aprea), ai colpi di cabaret arbitrali (espulsione di Manni per doppia ammonizione nel giro di 6 minuti), e ai colpi di maglio che la tifoseria gli ha recapitato a ogni sua decisione, lui ha ribattuto andando dritto per la sua strada. Una strada esattamente opposta a quella invocata dallo stadio. Forse compatibile con quella dei Gaucci.

Tutti volevano Criniti – confinato in un riscaldamento che ha sconfinato in una maratona – per agguantare la vittoria? E lui ha inserito Gennari per garantirsi il pareggio. Decisione che non fa una piega: dipende cosa si vuole. Questione di punti di vista: ma una Samb che in casa gioca per lo 0-0, seppur ridotta in 10, fa sempre male. Mette angoscia. Nonostante il cuore e l’impegno. Anche di fronte a un Catanzaro che vince da 4 domeniche di fila e nelle 27 partite della gestione Braglia si è cucito 55 punti, e che ha dimostrato per tutti i 90′ di essere più squadra. Di essere complessivamente più forte. Succede, nel calcio, che qualcuno sia più forte di te. Ma succede anche che, a volte, si vinca per un’invenzione. Un episodio. Però, piccolo particolare, bisogna almeno provarci. Lo strapotere territoriale dei giallorossi, d’altronde, è stato messo in discussione solo nei primi 8 minuti di gara. Pochini. La Samb, con un 4-3-3 rivitalizzato dai ritorni di Napolioni e Cottini, era partita bene accarezzando l’illusione con una rete annullata a Zerbini per fallo di Martusciello su Lafuenti in uscita. Poi, il vuoto. E tanto, troppo, Catanzaro con due legni colpiti ad Aprea imbalsamato (zampata di Alfieri sul palo a correggere un diagonale di Ferrigno e traversa piena di Briano con una spingarda dal limite). Tartassata sulle fasce da Caterino e Dei, la Trillini band ha arretrato definitivamente il baricentro dopo l’assurda espulsione di Manni (scambiato per Napolioni nel secondo fallo) per bi-ammonizione decretata nello spazio di 6 minuti dal pessimo Vellotto di Grosseto (che poi per Corona non ha riservato lo stesso trattamento).

Stessa musica nella ripresa con il neoentrato Mancini subito consumato da i tagli mancini di Caterino e dalle percussioni di Alfieri e Toledo (uscita provvidenziale al 23′).

Poi, solo il tempo di sognare: un rigore per atterramento in area di Bifini (stretto al 34′ tra Dei e Zappella: per Vellotto, chiaramente, tutto regolare) e un gol al posto della svirgolata volante di Martusciello su di una punizione lunare di Gennari (40′). La partita finisce con un coro nelle orecchie: “Noi vi vogliamo all’attacco…”. Altri cazzotti per il morale, prima del triangolo delle Bermuda abruzzesi: Lanciano, L’Aquila e Chieti. Cosa succederà? Per ora ci si ciba solo di silenzio e riflessioni.

GIANLUCA MURGIA

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