Nel leggere le ultime sortite di Agazio Loiero circa la proposta che fa sull’unificazione di Giunta e Consiglio Regionale, restiamo sgomenti per l’elemento di bizzarria che egli introduce nel dibattito. E non perché l’unificazione delle due importanti istituzioni non sia auspicabile. Tutt’altro: la riteniamo corretta, razionale, giusta, indifferibile, comoda e istituzionalmente doverosa.
Dell’ex governatore abbiamo più volte lodato ciò che – a torto – consideravamo un suo merito, ovvero l’aver avviato il cantiere della Cittadella Regionale che sta sorgendo a Catanzaro lungo Viale Europa, dopo quarant’anni di inerzia. Ma dobbiamo ricrederci se, nella sua attuale elaborazione politica, anziché condurre il dibattito sul terreno dell’efficienza e della razionalità, e quindi proporre la naturale compiutezza di Catanzaro in quanto capoluogo regionale, egli dirotta l’argomento in malo modo giacché introduce nuovi elementi di anomalia (la sua proposta è il Consiglio a Lamezia!) in un ambito in cui le anomalie sono già abbondantemente diffuse. La sua proposta non si regge in piedi. Barcolla e nasconde qualcosa, ma non certo il bene comune per i calabresi ed il principio di razionalità che dovrebbe spingere l’agire politico. Il che denota la caduta libera del politico Loiero o, probabilmente, una sorta di vendetta verso la città che lo ha votato poco o, ancora, il tentativo di rifarsi un’improbabile verginità. A questo punto non ci meraviglieremmo se domani, camicia verde addosso, aderisse alla Lega di Bossi che finora ha tanto contestato.
Il dibattito sulla unificazione di Giunta e Consiglio Regionale è un dibattito serio e opportuno che non ammette influenze dettate da rancori personali, da strategie surrettizie, da campanilismi, o da altro ancora. Apprezziamo, di contro, il pensiero dell’onorevole Sandro Principe il quale ravvisa l’esigenza di restituire a Catanzaro tutte le prerogative di un normale capoluogo, a partire perciò dal ripristino presso la casa madre del Consiglio Regionale che deve essere riportato a Catanzaro.
Il nostro movimento censura da anni l’anomalia calabrese rappresentata da un capoluogo, mutilato funzionalmente: dare compiutezza al capoluogo attraverso una comoda e ordinata concentrazione di tutti gli uffici afferenti la macchina politico-istituzionale regionale, presso la baricentrica area della realizzanda Cittadella, è dovere di una Politica matura e responsabile. Da anni ci battiamo perché non solo il Consiglio Regionale torni a Catanzaro ma tutti gli altri uffici mancanti (si pensi alla Direzione Regionale del Lavoro o a quella delle Dogane). Fornire e riportare pertanto nel capoluogo – e non in altre sedi, vecchie e nuove che siano – le sue naturali prerogative, dovrebbe essere un imperativo categorico di chi sa guardare al bene dei calabresi e non ai sotterfugi, agli interessi particolari, ai secondi fini.
Razionalità è la parola d’ordine. Che cozza con ogni tipo di follia e di umoralità stagionale. Speriamo perciò che il dibattito – accesosi per ora solo a livello di comunicati stampa – quando a metà settembre approderà a Palazzo Campanella possa rappresentarsi come un dibattito di alto profilo culturale, premessa obbligatoria affinché l’argomentare politico sia altrettanto alto. Cioè, lontano da affettività campanilistiche, scevro da accordi sottobanco, esente da qualsiasi condizionamento.
Si guardi solo alla oggettività della questione: il capoluogo è Catanzaro. Rivestiamo il capoluogo dei contenuti naturali e propri.