È l’una di notte mentre Marco scrive queste poche righe. La luna gli sorride di fronte al balcone di casa. Davanti le luci del golfo di Sant’Eufemia che domani saluterà col solito fardello da emigrato. I pensieri di questa estate troppo veloce si incrociano. Cerca di raccogliere le emozioni di una giornata particolare vissuta in uno stato di strana eccitazione. La prima del nuovo Catanzaro, di nuovo US, di nuovo degno di calpestare l’erba del “Ceravolo”, bruciata dalle ultime infamanti pedate di un morente FC.
Si è svegliato tardi stamattina e ha trovato una sorpresa su Puntonet. Massimè compie gli anni proprio oggi e quei ragazzacci del “solito sito” hanno regalato ai fedeli di sua maestà O Rey il video introvabile di Catanzaro-Cosenza 3-0 con la sua magica tripletta. Altri tempi, altra Ovest direbbe il suo amico Alfredo. Come cominciare meglio la giornata del ritorno al futuro?
E allora il pranzo scivola via in attesa dei redivivi giallorossi. Mentre percorre rapido la Due Mari, Marco ripensa ai giorni difficili che sta vivendo la sua terra. Tutti gli hanno parlato della crisi questa estate e nessuno è riuscito a spiegargli come uscirne. Forse perché la parola Calabria è un sinonimo di crisi. È stato a Tropea e ha visto distese di melma sfregiare il mare cristallino. È passato sulla costa ionica e ha dribblato i cassonetti stracolmi di spazzatura. “Ni preparamu ppe ‘a trasferta d’Arzanu…”, il perdente sarcasmo locale. I fumi degli incendi lo accompagnano nel tragitto, mentre i vigili del fuoco cercano di spegnere l’idiozia criminale dei suoi conterranei, quelli nati nella “patria dei forestali”.
Tra tutti questi pensieri, uno domina e scaccia via tutto il resto. In questa giornata di caldo bestiale, quanta gente rinuncerà a un bagno refrigerante per rientrare nel tempio? Gianni preferisce un lettino a Montepaone, Fabrizio scalpita ingabbiato in una libreria milanese: “Mio padre è in fila. Pare ci sia il delirio”. “Ma cchi cunti? C’è un Catanzaro-Vigor di dubbia utilità. Chi vuoi che ci sia alle 4 di pomeriggio davanti alla Ovest con 35 gradi, umidità esclusa?”. Marco arriva nel piazzale e vede una scena dimenticata da tempo. I chioschetti con le bandiere giallorosse circondano la gente. Centinaia di tifosi all’assalto dei botteghini, freschi di candida vernice presidenziale. Persino gli ultras si sono scollati dai manifesti elettorali per tornare a cantare e a colorare la curva. Trabocca la passione.
Sono le 4. Non si entra allo stadio senza aver fatto un’ora e un quarto di fila selvaggia. Scoraggiati dalla ressa, molti se ne tornano a casa. In fila ci sono anche super-assessori, ormai ex, insieme a vecchi tifosi che a stento reggono l’urto delle spinte. Sembra un concerto e la rockstar, inutile dirlo, è Cosentino. Il caos è imbarazzante. Documento alla mano, grazie. Alberto, 54 anni, rinuncia alla partita. Poi, mezzora dopo, entra senza biglietto, superando pre-filtraggio e tornelli con la scioltezza di un sedicenne squattrinato.
La partita è già iniziata quando Marco entra allo stadio. Non ha rinunciato al caffè pre-gara. Tanta gente è tornata, molti suoi amici hanno cancellato la batosta del Flaminio e l’ultima vergognosa stagione. Fabio non lo vedeva da 15 anni al “Ceravolo”. Oggi è li coi capelli ormai brizzolati. Italo ha portato anche il bimbo che è già un ometto di curva. Pompilio ha fatto il solito viaggio da Crotone. Ci sono i catanzaresi e c’è la provincia giallorossa, quella che nessuna crisi e nessun decreto del governo potrà mai cancellare.
“Siamo la Massimo Capraro…chi non salta è un cosentino”, rigorosamente con la minuscola. La festa scivola via, il risultato interessa poco o niente. Era importante riappropriarsi del proprio tempo e del proprio tempio. “Certu nu golliceddhu non fhussera mala: ‘a cilieggina subba a torta…”. L’arbitro capisce e si adegua: rigore e vittoria allo scadere. Segna l’11 anche se non ha i baffi. Non poteva essere altrimenti.
Le luci brillano sul golfo di Sant’Eufemia. È tempo di partire. Verso una nuova era.
Ivan Pugliese