A seguito dei comunicati apparsi negli ultimi giorni su diverse testate giornalistiche, riguardo all’assegnazione della Commessa di Assistenza Clienti Business Vodafone, Abramo Customer Care intende precisare che tali articoli contengono una serie di inesattezze ed imprecisioni che, raffigurando una immagine parziale e distorta degli eventi, potrebbero minare l’immagine e la solidità della stessa Azienda.
A più riprese ed in più occasioni, Abramo Customer Care ha ribadito l’intenzione e la necessità di apportare valore rafforzando la propria azione commerciale ed invece, alla prima, grande opportunità di diversificazione di servizio/prodotto, vedi Gara Vodafone, ci si ritrova a dover giustificare le azioni condotte al fine di garantire nuove opportunità occupazionali, tenuto conto delle logiche aziendali del profitto. Sembra quasi irragionevole pertanto che oggi, in una fase congiunturale economica devastata dal punto di vista sociale, si debbano mettere in discussione gli operati delle imprese atti a garantire occupazione stabile e duratura, nonchè quella differenzazione di clienti che garantisce maggior sicurezza.
Qualita’ e professionalita’ sono i valori e i comportamenti che caratterizzano la nostra presenza sul mercato, pertanto dobbiamo fortemente smentire le gravi insinuazioni apparse sul comunicato del 21 luglio u.s. precisando che il prezzo di riferimento collocato a 19 euro (cfr Comunicato del 21 luglio u.s.), non solo non corrisponde al vero ma difatto ha un valore significativamente piu’ alto in quanto si compone di ulteriori fattori modulari legati alle modalita’ di svolgimento del servizio
Allo stesso modo Abramo Customer Care smentisce ogni illazione strumentale relativa all’utilizzo dei finanziamenti regionali per fini relativi alle logiche del dumping. Chi afferma e scrive tanto dovrebbe probabilmente verificare le informazioni onde evitare spiacevoli percorsi che in definitiva minano esclusivamente ad abbattere il potenziale incremento occupazionale.
E dispiace al contrario, dover sottolineare ulteriori inesattezze del comunicato che volendo descrivere le basi fondamentali del sistema call center Italia, finisce per rappresentare uno schema che non appartiene e non apparterrà mai ad Abramo Customer Care. Sembra che chi scrive non abbia contezza dei razionali di scelta dei fornitori/partner da parte dei committenti. Oggi, se non viene offerta qualità, flessibilità ed innovazione difficilmente si riesce a stare in questo mercato ed Abramo garantisce ciò ormai da più di un decennio.
Anche la strategica collocazione della nuova attività su un sito fortemente dominato dalla presenza universitaria fa parte di quelle scelte e quelle azioni che rappresentano in buona sostanza i requisiti e le “referenze” per potersi accreditare come fornitore/partner eccellente di un committente di prestigio internazionale quale Vodafone.
Comprendiamo e condividiamo nel merito e non solo nella forma le preoccupazioni dei sindacati circa le gare al massimo ribasso, ma la Societa’ Abramo non ha scelto questa strada. La nostra azienda ha tanta responsabilità nell’affrontare questi delicati momenti decisionali che mai metterebbe a rischio l’occupazione per meri elementi legati al profitto aziendale; per tale ragione, abbiamo rinunciato a tutte quelle gare che non garantivano la giusta marginalità per il riconoscimento della professionalita’ delle persone che lavorano con noi.
Tacciare Abramo Customer Care di irresponsabilità è una mera strumentalizzazione destabilizzante che rispediamo al mittente nella consapevolezza che tutte le azioni esperite dalla nostra azienda saranno compiute nella logica di soddisfare tutta la catena del sistema: Cliente, Fornitori e risorse umane.
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In questi giorni Vodafone ha assegnato la gara per nuovi volumi di servizi customer del Top Client Business alla società Datel Telic. Nulla di male, anzi, se la commessa – per un servizio che rappresenta per clientela di mercato uno dei servizi a maggior valore aggiunto – fosse stata assegnata con una logica di premialità della qualità. Così non è stato: Vodafone ha assegnato la commessa ricorrendo di fatto al massimo ribasso, con un prezzo di riferimento di circa 19 euro. Una cifra molto inferiore al costo del lavoro medio del settore e ancor più risibile visto il tipo di servizio. Ma come è possibile vincere una gara per un servizio che gira mediamente tra i 22 e i 25 euro l’ora a tale cifra? Come è possibile visto il costo del lavoro contrattuale per un 3° e un 4° livello (a meno che Vodafone non consideri i propri top client alla stregua di un ragazzo che fa 10 ero di ricarica al mese)? Come fa Datel Telic, che da sempre nei convegni (e aggiungiamo noi anche in qualità di azienda che esprime la presidenza di Assocontact) si scaglia contro le gare al massimo ribasso, ad accettare di farsi protagonista di una nuova stagione di dumping? Forse perché Datel Telic per prima usa i finanziamenti regionali, che servirebbero per lo sviluppo, al fine di fare sconti sul costo del lavoro (tranne poi, terminati i finanziamenti, aver creato un precedente tale per cui Vodafone si potrà poi rivolgere ad un altro che ricomincerà da capo, sempre usando gli incentivi fiscali e buona notte all’occupazione di Datel). Forse perché Datel Telic è tra i maggiori imprenditori che portano il lavoro italiano in Albania, potendo così scaricare una parte dei costi complessivi. Forse perché, alla fine, dietro alle belle parole “responsabilità e qualità” si nasconde in realtà, da parte di Vodafone, una semplice strategia di riduzione dei costi, di aumento delle quote di sfruttamento dei lavoratori in outsourcing. Preferendo risparmiare qualche centinaio di migliaio di euro (una somma ridicola per i bilanci Vodafone) piuttosto che curarsi della qualità da riservare ai propri clienti. E tali comportamenti irresponsabili dei committenti – questa la verità che emerge da questa vicenda – trovano atteggiamenti complici non da parte di qualche piccola azienda, ma da un soggetto imprenditoriale di primo piano come Datel Telic. Come Segreterie Nazionali invitiamo tutti i soggetti a essere coerenti con quanto dichiarano, consapevoli che, se si continuerà così, si distruggerà occupazione a valore per tutti. Alla fine rischiamo solo di tornare indietro, alla legge della giungla, alle piccole furbizie che non fanno la fortuna di nessuno. E non ci basta sapere che i nuovi volumi non vengono sottratti a quote interne di occupazione (del resto non sarebbe stato possibile dopo i recenti accordi sulla valorizzazione dei perimetri). Anche perché politiche di questo tipo mettono a rischio se non oggi, domani, il lavoro degli operatori interni di Vodafone. Non ci possiamo accontentare delle facili risposte “meglio un lavoro mal pagato in Calabria che niente”. Noi riteniamo come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, non da oggi, che il nostro settore ha bisogno di più qualità, ha bisogno di maggiori tutele per i lavoratori, salari più dignitosi, regole contro episodi come questi, con l’introduzione di clausole sociali e di nuove norme più stringenti sugli appalti. Perché la concorrenza tra call center sia una concorrenza che premi il più bravo, il più innovativo, chi investe di più su formazione e qualità. Non una concorrenza dove a pagare siano sempre i lavoratori e le aziende che rispettano le regole. Come Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL chiediamo per tanto a Vodafone di interrompere tale politica, di dimostrare concretamente di non voler incoraggiare gare al massimo ribasso. In caso contrario valuteremo, insieme al Coordinamento Nazionale delle RSU di Vodafone, tutte le iniziative necessarie a sostegno di una vertenza per la buona occupazione.”