CNC: Regionalismo in Calabria e “celebrazioni parallele”

Il 28 luglio del 1971, esattamente quarant’anni fa, con legge n. 519 veniva approvato dal Parlamento il primo Statuto della Regione Calabria rimasto in vigore fino al 2004, anno in cui ne fu varato uno nuovo. Il testo fu approvato a Catanzaro dal Consiglio Regionale il 31 marzo del ’71; questo fu anche l’ultimo giorno in cui il Consiglio Regionale della Calabria si riunì nella sede naturale, ossia Catanzaro. E’ nel capoluogo storico che si tennero infatti le prime ventidue sedute assembleari, ospitate nel Palazzo della Provincia; dopodiché la storia regionale, pregna di compromessi e anomalie tuttora vigenti, la conosciamo tutti. O quasi tutti.

Già l’anno scorso in occasione di un altro quarantennale, quello del regionalismo, il nostro movimento ne registrò la mancata celebrazione nel capoluogo, cosa che apparve quanto meno irriverente al pari del discorso di rito del presidente Scopelliti il quale, in quell’occasione, non riuscì a trovare nemmeno uno spunto per nominare o sottolineare il ruolo e le funzioni di Catanzaro. Oggi rileviamo un’altra singolarità: il governatore sorvola sul quarantennale dell’approvazione del primo Statuto, che è un fatto politico-istituzionale, ma  ha trovato il tempo per presenziare alla celebrazione di un’altra data, quella del 14 luglio, giorno in cui nel 1970 insorse la città di Reggio. Che non è un fatto politico-istituzionale, bensì eversivo e violento. Perciò riteniamo grave l’accaduto, ma siamo certi che il governatore sia incorso in tale “leggerezza” senza esserne consapevole. I fatti eversivi vanno sempre deplorati e biasimati pubblicamente. E se è doveroso ricordare le vittime di quei tristissimi giorni – a cui eleviamo il nostro commosso pensiero – non altrettanto si può fare per i moti in sé! Anzi riteniamo che la liturgia demagogica del “boia chi molla” che continua ancora oggi nelle forme di propaganda più varie, e a volte subdole, strumentalizza e violenta il ricordo di quelle vittime innocenti, della nobile città dello Stretto e della sua amabilissima gente.

Siamo sostenitori di una politica matura, responsabile, il cui scopo è la vita secondo ragione, ciò che implica le leggi, lo Stato e la pace. Compresa la coesione sociale regionale. Ecco perché siamo rimasti disorientati dalla orgogliosa partecipazione, alla liturgia anzidetta, da parte di una figura istituzionale così alta qual è il presidente della Regione.

E’ evidente che il regionalismo in Calabria si trascina con un peccato originale, cioè l’insensata dicotomia tra Catanzaro e Reggio, la quale si esprime in un forte dispendio economico per la macchina regionale, scarsa funzionalità, assenza di qualunque principio razionalizzatore ed un capoluogo a cui via via è stato fatto perdere il prestigio storico-istituzionale e che scientificamente non è stato messo nelle condizioni di rappresentare degnamente l’intera Regione. Tant’è che ogni qualvolta si sia prospettata o si prospetti la necessità di investire o promuovere il capoluogo, si alzano nuove barricate (si pensi all’idea, puntualmente bocciata, di riservare a Catanzaro una piccola percentuale del bilancio regionale per funzioni istituzionali); mentre risultano generose le elargizioni destinate altrove e non sempre ben utilizzate (si pensi al Decreto Reggio e ad altri canali preferenziali cui altrove attingono chissà per quali diritti speciali!).

Se quarant’anni sono sufficienti ad aver raggiunto serenità, obiettività, maturità e  responsabilità politica, si abbia il coraggio di portare la Calabria alla normalità. Cominciando dai simboli: il Consiglio Regionale sia riportato a Catanzaro.

 


Autore

Salvatore Ferragina

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