Nessuna possibilità, si è detto ieri. Neanche un miracolo, a questo punto, può salvare il Catanzaro. Quasi certamente è così, perciò nessuna illusione. Ma la forma utlizzata per comunicare i risvolti dell’intera vicenda ci autorizza a porre alcune domande (solo una parte per ora) che investono la nostra politica e la presunta nuova proprietà insieme (delle responsabilità della curatela ci occuperemo quando tutti gli elementi saranno chiari).
Lo facciamo anche alla luce di una notizia che ci sentiamo di confermare: la Lega Pro non intende rinunciare al Catanzaro.
Innanzitutto mettiamo da parte la questione dei debiti che in questo momento pare piuttosto intricata e che in ogni caso potrebbe essere risolta con la produzione di nuove garanzie bancarie (a meno che la Catanzaro Calcio 2011 di Cosentino e Romeo non si sia tirata indietro).
Affrontiamo dunque la questione del termine perentorio del 28 Giugno: il Catanzaro, norma alla mano (art. 52 comma 3 delle NOIF) è evidentemente in difetto. Ed è proprio per questo che ad incontrare Abete ieri c’erano i massimi rappresentanti delle nostre istituzioni locali (Traversa, Ferro, Scopelliti) di certo consapevoli già da qualche giorno dell’estrema serietà della situazione (nessun fulmine a ciel sereno, dunque).
Ai tre amministratori, la Federazione ha presentato un parere del suo ufficio legale: il Catanzaro non ha rispettato un termine perentorio, il Catanzaro è fuori dal calcio. Tecnicamente ineccepibile. Ma non può essere un parere legale, neanche se espresso per tramite di Abete, a decidere la fine dell’avventura di Cosentino, almeno non in questa fase.
C’è da capire in che modo voteranno i membri del Consiglio Federale di cui la FIGIC di Abete rappresenta – come la Lega Pro peraltro- soltanto una componente, per quanto quasi sempre decisiva (vedi qui).
I rappresentanti della Lega Pro hanno incontrato Cosentino e i suoi, si sono convinti della bontà dell’intera operazione e ritengono che rinunciare a un Catanzaro con ampie garanzie di solidità, in un momento delicatissimo dell’intero calcio, non abbia senso.
Ma come superare lo scoglio del “termine perentorio”? Quello scoglio non si supera se non con un miracolo che faccia leva sulla straordinarietà della situazione in cui la nuova società catanzarese è venuta a trovarsi (si pensi ai tempi tecnici imposti da procedimenti della giustizia ordinaria) e sulla buona fede di Cosentino che ha assunto tutti gli oneri debitori che c’erano da assumersi (ma qui c’è anche da capire quanto sia stato realmente versato da Mr Gicos).
E ci sarebbe anche modo e tempo di investire il Coni, della questione Catanzaro.
Insomma, se il Catanzaro scomparirà dal calcio come sembra, dovrà essere il 18 Luglio, non oggi e non per ammissione – ancora ufficiosa peraltro – della nostra classe politica. A meno che non ci sia altro, a meno che la verità risieda altrove. E siamo determinati a scovarla.
Fabrizio Scarfone