Davanti al sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Gerardo Dominijanni è comparso oggi l’avvocato Piero Mancuso, legale dei fratelli Lobello, titolari della ditta finita al centro dell’indagine, che è indagato per favoreggiamento personale proprio nei confronti dei suoi clienti. L’avvocato Mancuso, assistito dai suoi legali Francesco Furriolo e Carlo Bonaro, ha risposto alle domande del pubblico ministero, ha fornito ampi chiarimenti sulla sua posizione, ed ha depositato documenti ed articoli di giornale ritenuti utili a confermare la sua totale estraneità alla contestazione che gli viene mossa.
Lunedì il pm ascolterà l’architetto Carlo Nisticò, presidente della Commissione urbanistica al Comune di Catanzaro, nel mese di giugno arà la volta dell’imprenditore Daniele Lobello.
Sono già stati sentiti, respingendo ogni accusa, il vice prefetto di Catanzaro Sebastiano Cento, Luigi Franco, coordinatore esecutivo dei lavori e della sicurezza sui cantieri per il rifacimento di Corso Mazzini a Catanzaro, e Vincenzo Belmonte, dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Catanzaro e responsabile unico del procedimento di appalto dei lavori su corso Mazzini. Nell’inchiesta gli inquirenti ritengono di aver ricostruito le mire di alcuni esponenti della criminalità organizzata sugli appalti concessi dal Comune del capoluogo. Si tratterebbe, sempre stando alle ipotesi d’accusa, di un gruppo composto da “referenti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto”, “personaggi riconducibili agli Scerbo ed ai Mannolo di San Leonardo di Cutro”, nonché i “massimi vertici della cosca reggina dei Mazzagatti-Rustico-Polimeni”, con “l’affrancazione/affiliazione del cosiddetto Gruppo Lobello”. Con quest’ultimo il pm fa riferimento all’impresa dei fratelli Antonio Lobello, di 62 anni, Daniele Lobello, 37, Giuseppe Lobello, 41, che sarebbe stata “eletta ad impresa di riferimento dal sodalizio di ‘ndrangheta”, deciso ad acquisire il controllo sulle attività economiche di Catanzaro e Simeri Crichi, che avrebbe oltre tutto condizionato la “consultazione elettorale relativa al rinnovo dell’Amministrazione comunale di Catanzaro del mese di aprile/giugno 2006” con lo scambio di voti con l’appoggio nel settore degli appalti grazie alla “risoluzione di problematiche tecnico-burocratiche”. Proprio la ditta Lobello ed i lavori che ha svolto per il rifacimento del corso Mazzini, a Catanzaro, sono al centro della maggior parte delle accuse contestate nell’indagine, che allo stato vede coinvolti 47 indagati, 19 dei quali noti poiché i loro nomi compaiono nell’avviso a comparire notificato ad alcuni di loro, mentre gli altri 28 sono ancora coperti da “omissis”. Le accuse complessivamente ipotizzate vanno dall’associazione mafiosa, al concorso esterno in associazione mafiosa, al falso, truffa, turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento.