Vergogna! Vergogna! Vergogna!
Non ci sono altre parole per commentare lo scandalo politico cui stiamo assistendo in questi giorni. Il ministro della giustizia Alfano, in pieno stile bunga bunga e senza alcun pudore, la promette a tutti: la Scuola di Magistratura si farà a Catanzaro (così ha dichiarato a Catanzaro); ma si farà pure a Benevento (così ha dichiarato a Benevento) e, perché no, si farà in un qualsiasi altro luogo nel quale sorgessero analoghe istanze. E’ questo quello che, increduli, rileviamo dalle sue recenti dichiarazioni. Chissà cosa ne pensa l’austero Tremonti.
All’indomani dello scippo attuato da Clemente Mastella accusammo il Ministero di Via Arenula e quel governo di sinistra per l’atto estremamente arrogante compiuto ai danni della Calabria. Oggi, allo stesso modo, accusiamo Angelino Alfano e questo governo di destra perché nei fatti sta confermando quello scippo e, se possibile, sta amplificando ulteriormente la prepotenza cui è stata vittima la nostra città.
Dunque Alfano è peggio di Mastella. Infatti l’attuale guardasigilli (………) non agisce pur avendo pieni poteri di scelta. Non solo. Pur essendo confortato da una sentenza del TAR Lazio che conferma le nostre ragioni e che gli consentirebbe di non avere imbarazzi con la parlamentare pidiellina sannita Nunzia De Girolamo, la quale evidentemente sta facendo ferro e fuoco per salvaguardare Benevento, Alfano sta con un piede qui e con un altro là. Eppure il TAR Lazio conferma che lo spostamento da Catanzaro a Benevento attuato cinque anni fa da Mastella fu illegittimo e pertanto la sede meridionale della Scuola per magistrati deve essere ubicata a Catanzaro, così come previsto dal decreto interministeriale del 27 aprile 2006 firmato da Castelli e Tremonti.
Com’è possibile allora che un ministro della giustizia disattenda la giustizia? Possibile che in questa Repubblica del bunga bunga debbano prevalere sempre e soltanto le ragioni clientelari e mai quelle del buon senso, del bene comune e del superiore interesse della collettività?
Siamo indignati e sconvolti dall’assenza di etica politica. Una vicenda del genere è esattamente significativa del grado di moralità con cui si agisce e con cui si prendono decisioni. Ma ancora di più siamo smarriti per gli atteggiamenti accondiscendenti di una parte della politica calabrese e catanzarese di fronte a tale vergogna. L’arrendevolezza palesata dai nostri rappresentanti non paga, e ci umilia. Perché allora, almeno per una volta soltanto, e al di là della propaganda elettorale, la politica catanzarese non mostra un pizzico di responsabile maturità andando oltre le barriere che dividono queste fantomatiche e inutili categorie della destra e della sinistra, per concorrere all’obiettivo comune che è la dignità della terra in cui viviamo e in cui, domani, vorremmo poter far vivere i nostri figli?