Sfumano per ora i sogni del Catanzaro di salvarsi grazie alle disavventure del Pomezia. La chance per restare tra i professionisti sembra sfumata. Arriva nel tardo pomeriggio l’ennesima cattiva notizia della stagione più vergognosa della storia del Catanzaro Calcio, segnata da sconfitte clamorose sui campi più improbabili e dal secondo fallimento societario in cinque anni. La Disciplinare, nonostante le prove schiaccianti, non ha affossato la società romana, infliggendole “solo” 15 punti di penalizzazione. Nel dispositivo della sentenza anche 18 mesi di inibizione e 20.000 euro di multa al presidente della società laziale Schiavon.
La Procura Federale aveva chiesto la retrocessione d’ufficio all’ultimo posto della classifica del girone C di Seconda Divisione. Il Catanzaro, staccato di 12 punti dalla Vibonese e in attesa di ulteriore penalizzazione per i soliti inadempimenti (Irpef ed Enpals non versati per gli stipendi di I e II trimestre), avrebbe rischiato di salvarsi direttamente. Il Procuratore ha già annunciato il ricorso alla Corte di Giustizia Federale.
Il Pomezia era stato sconvolto già in mattinata dalla notizia dell’arresto del patron Raffaele Di Mario, noto costruttore e titolare dell’omonimo gruppo dichiarato fallito dal Tribunale di Roma il 29 marzo scorso. L’accusa è di bancarotta fraudolenta per distrazione ed evasione fiscale.
Con questa sentenza, il curatore dell’Effeccì Nardo perde una delle carte da giocare per cercare di salvare il titolo e non spedire i giallorossi negli inferi del dilettantismo. I giudizi su questa stagione, sulla dirigenza e sul comportamento della classe politica della città restano invariati. Un colpo di fortuna che sarebbe stato sicuramente immeritato e che rischiava di essere anche inutile se non ci fosse stata una proprietà pronta a scendere in campo e a salvare veramente il Catanzaro. È quella l’unica cosa che conta. La sorte, per ora, non ha concesso un ultimo tram. Ma saremmo stati in grado di salirci?
Ivan Pugliese