«La rigorosità istituzionale del Comune ha impedito, e impedisce tuttora, di perseguire altre strade, come l’immorale “fallimento pilotato” che viene invocato da alcuni settori che evidentemente sono interessati a rilevare a costo zero un Catanzaro che dovrebbe militare per chissà quanti anni tra i dilettanti». Con , datata 3 novembre 2010, il sindaco Rosario Olivo e la sua amministrazione avevano sbattuto la porta in faccia all’ipotesi del cosiddetto “fallimento pilotato” e a chi, come noi di Puntonet, lo considerava in tempi non sospetti come l’unica strada realmente percorribile. Adesso il prof. Nardo, curatore designato dal Tribunale di Catanzaro, si muove decisamente – e quasi ovviamente – in questa direzione, dopo che la società giallorossa si è finalmente decisa a portare i libri contabili in tribunale con almeno un anno di ritardo. Da una possibile C1 ora siamo a un passo da una sicura serie D, ma soprattutto dalla possibile scomparsa dalle mappe calcistiche. Un successo di questa società e di questa classe politica, co-responsabile dello scempio cui abbiamo assistito per avere finanziato e sostanzialmente “municipalizzato” la squadra di calcio.
IL FALLIMENTO PILOTATO – Ma che cosa si cela dietro questa rozza scorciatoia giornalistica? Il “fallimento pilotato” è semplicemente un escamotage da crisi del calcio moderno. Una soluzione che consente alle piazze calcistiche, in particolare quelle più importanti e appetibili (ma non solo), di provare a salvare il titolo sportivo buttando a mare la società indebitata e incapace di proseguire nella sua gestione. Perché ciò accada è necessaria una sequenza di passaggi non scontati. Quelli che sostanzialmente stiamo vivendo a Catanzaro in questi giorni. Una volta portati i libri in tribunale, viene dichiarato il fallimento della società; il tribunale designa un curatore fallimentare e gli consente di mandare avanti la squadra fino alla fine del campionato. A questo punto, una volta che il curatore ha certificato il monte dei debiti sportivi (cioè esclusivamente quelli verso i tesserati), è necessaria la costituzione di una (o più) società che chieda l’affiliazione alla FIGC e manifesti l’intenzione di rilevare il ramo sportivo d’azienda della società fallita in sede d’asta. Questa nuova società, pur non avendo niente a che fare con la vecchia, deve garantire solo gli impegni verso i tesserati, chiedendo alle istituzioni calcistiche l’assegnazione del titolo sportivo.
LA SITUAZIONE GIALLOROSSA – Come detto il curatore dell’Effeccì sta muovendo i passi giusti. Il Catanzaro prosegue la sua agonia in campo mentre Nardo cerca una soluzione. Il 19 aprile dovrebbe conoscersi l’esatto ammontare del debito sportivo. Manca però, come sempre, il tassello fondamentale: una nuova proprietà che decida di riportare il Catanzaro alla dignità di un tempo. Il tempo stringe e il 30 giugno si avvicina. Per questo Nardo ha indicato una data di massima (metà maggio) per la fissazione dell’asta. Resta da capire chi possa essere disposto a rilevare una squadra che sta sprofondando tra i dilettanti, quando con altri escamotage consentiti dai regolamenti federali (la fusione tra una realtà calcistica limitrofa e una società dilettantistica di Catanzaro affiliata alla FIGC) potrebbe nascere una nuova società che ricominci da zero e senza neanche i debiti sportivi da onorare.
IL CASO-POMEZIA – Una motivazione potrebbe arrivare il 7 aprile dalla Disciplinare. Paradossalmente l’affaire-Pomezia potrebbe dare una spinta alla soluzione attraverso il “fallimento pilotato”. Com’è noto la società romana è stata deferita 10 giorni fa alla Disciplinare «per aver ottenuto, mediante il deposito di documentazione contabile falsa, il ripescaggio al campionato 2010/2011 di Lega Pro, Seconda Divisione». Il Pomezia ha precisato che «le contestazioni addebitate nulla hanno a che vedere con la regolarità delle fideiussioni presentate», ma la situazione sembra comunque molto critica per la squadra laziale. Se fossero confermate le pesanti accuse del Procuratore Federale, la Disciplinare potrebbe escludere il Pomezia dal campionato, sancire la retrocessione all’ultimo posto della classifica o erogare una forte penalizzazione. Che, però, per essere afflittiva in un campionato con una sola retrocessione, dovrebbe portare i laziali a giocare quantomeno i play-out con il Catanzaro. È chiaro che una sentenza contro il Pomezia sarebbe una manna dal cielo assolutamente immeritata per i giallorossi che si salverebbero al termine di un campionato vergognoso. Ma una salvezza insperata e il mantenimento della categoria renderebbero immediatamente più appetibile il ricorso al “fallimento pilotato” per un’eventuale nuova proprietà. Una soluzione ingiusta? Forse. Sicuramente non immorale. Proprio come quel “fallimento pilotato” che potrebbe essere l’ultima ancora di salvezza per il Catanzaro prima dell’oblio. Vero sindaco?
Ivan Pugliese