CATANZARO – Nel
ritornare a Catanzaro, dopo tanto tempo passato sui campi di B e C, Massimo
Campo non ha ancora trovato spazio certamente però, si è giÃ
fatto apprezzare per la grande correttezza e lâattaccamento alla maglia
dimostrati, lavorando sodo e seriamente. Adesso, come è ovvio, aspetta
il suo momento e lo fa, con grande pazienza ed umiltà . Sono appunto
questi, i motivi che ci hanno spinto a conoscerlo più da vicino ed
ascoltare la sua opinione sulle Aquile, facendo pure, un breve excursus sugli
inizi di una carriera che, sin da subito, si è âtintaâ
di giallorosso. La sua storia calcistica comincia infatti, dopo una parentesi
a Torino, proprio nel nostro settore giovanile, per poi proseguire in prima
squadra, dove ha esordito nel corso della stagione 93/94, per volontÃ
di Gianni Improta. A tal proposito, abbiamo voluto sapere dal bravo attaccante,
messinese di nascita ma sidernese purosangue, quali ricordi ha di quel periodo:
«Sono stati anni meravigliosi, in cui ho capito che il mio futuro
poteva, concretamente essere, nel mondo del calcio. Insomma, il sogno di quasi
tutti i ragazzini, si stava avverando. Inoltre, câera un ambiente molto
bello ed insieme ai miei compagni, ho avuto grandi soddisfazioni, tra cui
la conquista, con la formazione Beretti, del titolo nazionale. Ricordo ancora
alla perfezione, tutte le tappe più importanti di quel torneo, nel
corso del quale eravamo guidati da Adriano Banelli ed Antonio Aloi, due persone
che stimo tantissimo. Per di più, poco dopo, quando avevo compiuto,
appena diciotto anni, câè stato il mio debutto tra i professionisti,
sicuramente una delle emozioni più intense e profonde della mia vita».
Lei ha avuto varie
collocazioni nellâambito del reparto avanzato, ci potrebbe dire però,
in che ruolo ha cominciato…
«Ero il classico
centravanti, colui a cui si chiedeva, quasi esclusivamente, di fare gol. Poi,
per via delle mie caratteristiche fisiche, sono stato âdirottatoâ
altrove ed ho fatto la seconda punta, lâesterno e persino il suggeritore».
Pare quindi che,
nei primi periodi di attività , dovesse operare, come Re Giorgio ma,
al di là di ciò, câè mai stato qualche collega
famoso a cui si è ispirato o si ispira tuttora?
«In modo particolare
nessuno anche se ammiro molto Raul, una delle tante stelle del mitico Real
Madrid. Si tratta di un campione di altissimo livello, al quale mi piacerebbe
ârubareâ qualche movenza».
Si è sempre
detto, che il primo amore non si scorda mai è per questo motivo, che
ha deciso di venire nuovamente a Catanzaro?
«Eâ proprio
così. Avrei potuto vagliare qualche altra offerta ma nel momento in
cui si è prospettata lâipotesi di tornare qui, non ci ho pensato
nemmeno un istante ed ho accettato, pur sapendo che non sarebbe stato per
nulla agevole, entrare nel novero dei titolari».
Sia sincero, le
pesa star fuori, alla luce del fatto che è poco abituato a sedere in
panchina?
«Penso non ci
siano dubbi riguardo ad una sorta di astinenza che, tra lâaltro, avverte
chiunque non abbia lâopportunità di calpestare il manto erboso,
durante la partita. Bisogna comunque essere sempre pronti ed aspettare lâoccasione
giusta, perché ognuno deve dare il suo contributo e poi, nel mio caso
è, addirittura stimolante, potersi confrontare con gente del calibro
di Corona, Toledo, Biancone e via dicendo, professionisti che hanno tutte
le carte in regola, per fare la differenza a questi livelli».
Essendo pienamente
dâaccordo con lei, riguardo al grosso potenziale offensivo della squadra
che appare discretamente attrezzata pure negli altri settori, quale pensa
possa essere il cammino delle Aquile in campionato?
«A mio avviso,
siamo un gruppo molto ben assortito e che si farà rispettare, nonostante
questo, bisogna stare con i piedi per terra ed affrontare ogni gara man mano
che verrà ».
Se da un lato è
comprensibile che scelga il profilo basso, non vorrà nasconderci la
prevedibile euforia allâinterno dello spogliatoio, diretta conseguenza
dellâentusiasmante successo, maturato contro il Crotone?
«Di sicuro, non
voglio negare che, la vittoria ottenuta sette giorni or sono, non sia stata
tonificante per noi e soprattutto per i tifosi, ma sarebbe sbagliato pensare
di essere diventati imbattibili. Nel calcio ci vuole sempre serenitÃ
nelle valutazioni e quindi, una partita non basta affatto, per poter formulare
giudizi attendibili. La cosa da fare è invece, trarre tutte le indicazioni
positive, cercando di eliminare o almeno, limitare il più possibile,
gli errori commessi nella prestazione di domenica scorsa. Eâ solo così,
che si può migliorare».
Intanto, oggi pomeriggio
al âNicola Ceravoloâ, sarà di scena una Fermana, sottovalutata
da parecchi ma non lontanissima in graduatoria, dai giallorossi?
: «Eâ
vero ed appunto, in questo atteggiamento, câè la riprova del
concetto espresso dal sottoscritto pocâanzi, vale a dire, una diffusa
tendenza a dare per scontato un nostro successo odierno. Al contrario, conoscendo
bene questa categoria e molte delle formazioni che la compongono posso assicurare,
che nessuno regala niente ed i punti in classifica te li devi sudare sul campo,
uno per uno, dimostrando di essere superiore allâavversario di turno.
Non va dimenticato inoltre, che il complesso marchigiano, è reduce
da una convincente affermazione interna contro L’Aquila, compagine attualmente
fanalino di coda e quindi decisa a vender cara la pelle. Non è pertanto
difficile capire che, i canarini saranno intenzionati a continuare il loro
trend positivo. Senza dimenticare che, quando nelle proprie file, si ha gente
del calibro di Bonfanti, tanto per citare qualcuno, si può sempre essere
pericolosi».
Probabilmente è
una domanda inflazionata e della quale molti cronisti abusano, ma vorremmo
congedarci, chiedendole di mandare un messaggio agli straordinari supporter
catanzaresi di cui, del resto, è stato e sarà sempre un autentico
beniamino…
«A loro rivolgo
semplicemente un saluto ed un sentito ringraziamento per il consueto e caloroso
apporto. Sarebbe infatti inopportuno aggiungere altro, nei confronti di persone,
che ti seguono con tanta passione ed entusiasmo».
Danilo Colacino