In primo piano sui quotidiani nazionali che spiegano: no, non è il solo Bologna in crisi, ci sono anche società di C2 … “a Catanzaro in attesa di un compratore virtuale, i calciatori devono portarsi l’acqua da casa per fare la doccia”.
Il sit-in in campo sinceramente ci mancava nella lunga collezione di nefandezze, in una situazione nella quale, a barca ampiamente affondata, i naufraghi si aggrappano a qualche tronco per non affogare in attesa di colui/coloro che sfogliano la margherita dai petali infiniti del “compro, non compro… arrivo, non arrivo”.
Chi scrive stenta a credere che intorno al nulla targato F.C. si possano addensare interessi. Da parte di chi? Quali? Ma le domande che da oramai un quarto di secolo ci poniamo restano orfane di risposta o, ancora peggio si arricchiscono di repliche che puntualmente vengono smentite dai fatti. I veleni scorrono a fiumi ed insieme a questi le umiliazioni alle quali oramai il popolo giallorosso si è abituato come fossero cose normali. Due punti (in attesa di altre penalizzazioni) in classifica ed un Natale che si avvicina con temperature glaciali. Ultimi degli ultimi, intenti a polverizzare tutti i record negativi possibili, primi nelle classifiche di sempre in quanto ad inefficienza e negatività.
E gli investimenti pubblici di inizio stagione (e non solo) per permettere questo scempio? Non si tratta di avere torto o ragione, non si tratta di additare questo o quello come vero colpevole. Si tratta di mettere la parola fine ad una situazione non più sopportabile. Staccare la spina al momento sembra la cosa più sensata, anzi più urgente da fare. Se ci fosse sul serio un pianificatore mascherato dietro tutto ciò, farebbe ridere o se preferite piangere. Semplicemente quando anche la radio nazionale questa mattina ha pronunciato il nome “il Catanzaro”, nell’intento di rileggere e narrare in merito ai cinquanta secondi di “sit-in” della gara Catanzaro Pomezia, nella mente sono riaffiorati maledettamente i momenti belli durante i quali quel nome veniva proferito solo per cronache di “A” o al massimo di “B”. Ma sono nostalgie che non hanno il diritto di riemergere, mi dirà qualcuno e forse oggi non avrebbe tutti i torti.
Non bisogna mai vergognarsi dei propri sentimenti e questi ultimi unitamente all’orgoglio mai sopito, sostanziano ancora il pensiero di chi ha visto e vissuto ben altre scene. Oltre che vivere il presente, siamo figli del nostro passato che ci struttura irrimediabilmente. Rispetto per chi ha visto e vissuto solo della terza o al massimo per una breve parentesi, della seconda lettera dell’alfabeto, ma altrettanto rispetto per chi ha avuto la fortuna di inebriare i migliori anni della propria vita aspettando che Paolo Valenti si collegasse con “Giacoia dal Militare di Catanzaro” per fissarne i baffi sorridenti mentre il buon Emanuele, il più delle volte con le spalle rivolte direzione curva Ovest (ora Capraro), narrava delle gesta dei giallorossi.
Un minimo di rispetto please. Si chiede solo questo. Non primi posti, né progetti triennali o quinquennali (più di moda) e obiettivi figli di orizzonti lontani. Si chiede semplicemente un po’ di rispetto e che il nulla sostituisca l’orrido in attesa di tempi (si spera) migliori. Molto meglio che vedere continuamente infangate quelle cinque consonanti e quelle quattro vocali che hanno deliziato i migliori anni della nostra vita.
“…stringimi forte che nessuna notte è infinita…”
Giuseppe Mangialavori