Eventi drammatici come quelli accaduti domenica mattina a Lamezia Terme lasciano sempre l’amaro in bocca anche per coloro che direttamente o indirettamente non ne sono coinvolti ma non devono essere spunto per fomentare sentimenti di odio o peggio ancora di xenofobia nei confronti dei cittadini extracomunitari presenti nel nostro territorio.
Sgomento, disperazione, rabbia sono tutti sentimenti che si possono provare davanti una tragedia di tale portata ma dichiarare “guerra” agli extracomunitari, perché autori persino premeditati di stragi automobilistiche , mi sembra voler fare solo demagogia e populismo di basso profilo intellettuale e politico.
A coloro che invocano misure particolari nei confronti dei tanti stranieri residenti in Calabria, vorrei ricordare che anche i nostri “padri” emigravamo da una terra che non offriva più a loro un lavoro, una condizione di vita dignitosa per sé e la propria famiglia; quest’ultimi nelle Americhe, nell’ Europa continentale o nella lontanissima Oceania erano considerati extracomunitari ma non per questo sinonimo di delinquenti , essendosi fin dal loro arrivo rimboccati le maniche con lavori anche umili e spesso contribuito al miracolo economico di quei territori: evidentemente chi non ha mai fatto tali sacrifici queste sensazioni non le ha mai provate e né le può trasmettere!
Lasciamo che la magistratura serenamente accerti la verità per dare un certezza che in una terra martoriata dall’illecito vi è un barlume di speranza per la giustizia e la legalità ed evitiamo di proferire parole che potrebbero ingenerare in qualche mente malata italiana e non il germe del razzismo ed dell’intolleranza che certamente etichetterebbe un intera collettività, quella calabrese, che invece ha nel proprio “DNA” il senso del rispetto per l’altrui cultura , dell’ospitalità e soprattutto il senso della civiltà: chi non fa ciò ha la memoria corta perché non ricorda le vergognose giornate di Rosario o peggio ancora nutre il desiderio di regresso per la propria città e regione.
Ora più che mai c’è da rispettare il dolore dei famigliari delle vittime ed essere vicini da extracomunitari di “oggi” e di “ieri” alla loro sofferenze con il silenzio in alcuni casi vero e proprio tesoro culturale: affermare che la Calabria è conosciuta per la solidarietà non per il razzismo non è pura utopia!
F.to Corrado DIDONNA