Ci sono giorni che nascono già segnati dal destino, giorni in cui il tempo non scorre, ma si ripiega su sé stesso, riannodando i fili della storia. Giambattista Vico parlava di corsi e ricorsi, di un eterno ritorno in cui le grandi imprese degli uomini si ripresentano con forza inarrestabile. Il 16 marzo 2025 sotto il cielo di Catanzaro, il tempo ha compiuto il suo ciclo.
Il derby non è una semplice partita: è un rito antico, tramandato di generazione in generazione. La memoria delle sfide del passato scorre nelle vene dei tifosi, l’eco di antichi trionfi risuona nei vicoli, nelle piazze, nei racconti degli anziani che sanno che oggi può essere il giorno del ritorno.
Dentro lo stadio, il tempo si ferma. La Curva Massimo Capraro è un muro di passione, un anfiteatro moderno pronto a sancire il destino dei suoi gladiatori. Il vento soffia tra le tribune, portando con sé parole mai dette, sospiri antichi, frammenti di storia. È il preludio a qualcosa di grande.
La tempesta giallorossa
Il fischio d’inizio è un detonatore. Il Catanzaro non gioca, devasta. Il Cosenza è un’ombra, i giallorossi sono la luce che squarcia la notte. Il primo lampo è di Pietro Iemmello, il capitano, il profeta di questa terra. Al 21 il suo gol è un grido che scuote la città, una frustata che attraversa il tempo, ricordando a tutti che la storia si ripete.
Ma il fato ha deciso di essere ancora più generoso. Pompetti accende il secondo fuoco, un tiro che non è solo un gol, ma un’ode alla bellezza, un dipinto che resterà nella memoria. Poi Bonini, il giovane virgulto arrivato dalla serie C, e infine Coulibaly, che suggella il trionfo come l’ultimo rintocco di una campana che annuncia la disfatta dei rivali.
4-0. Non un semplice risultato. È un sigillo. È il marchio del destino.
Al triplice fischio, il tempo torna a scorrere, il Popolo giallorosso canta, urla, piange di gioia. Gli sfottò piovono dalla Curva come sentenze inappellabili. Il Cosenza è annientato, ridotto a polvere dalla furia del Catanzaro.
La notte diventa un canto epico. Le strade si riempiono di cortei, i clacson suonano come tamburi di guerra. Le generazioni si incontrano: i vecchi raccontano i derby del passato ed i trionfi della serie A, i giovani sanno che oggi hanno scritto il loro capitolo nella leggenda.
E quando l’ultimo coro si spegne, quando l’ultima bandiera si abbassa, una certezza rimane sospesa nell’aria: il tempo può anche scorrere, ma alcune vittorie sono destinate a tornare. Oggi, il Catanzaro ha solo ripreso ciò che gli apparteneva. Il corso della storia si è compiuto.
Harp