Tifosi del Catanzaro: voto 10
Prima di entrare nel merito della nostra analisi tecnica, è importante soffermarsi su ciò che accade quando il Catanzaro gioca in trasferta nelle lontane città del nord Italia. Il dato ufficiale registrato nel settore ospiti parla di 1.376 tifosi, ma visivamente si può notare la presenza di almeno altri 500 sostenitori giallorossi nei settori adiacenti dei Distinti e della Tribuna. Oltre ai numeri, è fondamentale sottolineare lo spettacolo e il supporto che questi tifosi offrono alla propria squadra del cuore.
L’hotel che ha ospitato le Aquile è stato preso d’assalto da famiglie, grandi e piccini, in cerca di un selfie con i calciatori. Vedere così tanta gente seguire il Catanzaro è già di per sé un grande successo, soprattutto se si considera il percorso che la squadra ha affrontato negli anni.
Infine, non possiamo fare a meno di menzionare i complimenti ricevuti dai giornalisti cremonesi per la passione con cui i tifosi sostengono la squadra, indipendentemente dal risultato, per tutta la durata della partita. Questa dedizione ci riempie d’orgoglio. E non dimentichiamo lo sguardo di Fulignati, che, dopo aver salutato a bordo campo, ammirava quei tifosi che conosce bene, mentre ascoltava i cori che ha sentito tante volte in passato.
Tatticamente
Sottolineare che senza Iemmello il Catanzaro sia un’altra squadra non vuole sminuire il valore degli altri calciatori in campo. Il Catanzaro ha un’identità di gioco ben definita, ereditata dalle ultime due stagioni, e tutti gli addetti ai lavori la riconoscono. Il tecnico Caserta dispone di una rosa ampia che permette di effettuare le rotazioni necessarie, valorizzando ogni giocatore.
Vogliamo soffermarci sull’importanza di questa identità di gioco. È evidente che, per superare la prima linea di pressing e avanzare verso l’area avversaria, è fondamentale un buon palleggio dalle zone basse, che richiede difensori e centrocampisti tecnicamente abili, oltre a un giocatore in grado di collegare i vari reparti e creare opportunità. L’importanza di questo ruolo, svolto da Iemmello, è stata ampiamente discussa, e la sua mancanza si è fatta tremendamente sentire a Cremona.
Non buttiamo la croce addosso a nessuno
In questa partita, la giornata negativa di molti, non solo di Antonini, ha contribuito agli evidenti errori tecnici: questo ha rappresentato l’altra chiave del successo della Cremonese. Tuttavia, le rotazioni sono state gestite in modo positivo e non possiamo dimenticare il buon lavoro svolto finora: il tecnico mantiene alta la competizione interna, e se a Cremona l’attacco è stato modificato per necessità, difesa e centrocampo hanno visto in campo, sia dall’inizio, sia nel secondo tempo, i giocatori attesi.
È comprensibile che un giocatore rientrato non renda come ci si aspetterebbe, ma ciò non significa addossare colpe a qualcuno: ci sarà tempo per il riscatto. Alcuni potrebbero suggerire, con l’assenza di Iemmello, un cambio di modulo per adottare un approccio più cauto, magari inserendo un centrocampista in più. Tuttavia, optare per questa scelta non sarebbe stato facile, considerando che il Catanzaro ha raggiunto il quarto posto con il suo attuale sistema di gioco. D’altronde l’unica gara disputata senza Iemmello interamente con il 4-2-3-1, a Salerno, alla fine ha prodotto la miseria di soli 2 tiri, di cui nessuno nello specchio della porta.
La necessità di alternative
In futuro, dopo quanto accaduto a Cremona, potrebbe essere utile considerare diverse soluzioni, non solo per il prosieguo di questa stagione, ma anche per la prossima, poiché Iemmello non è eterno e sarà necessario trovare valide alternative in attacco.
L’ultima cosa da segnalare è che la forzata rinuncia a Compagnon e D’Alessandro per infortunio, e quindi non per scelta tecnica, si è fatta sentire nella partita di sabato. Quagliata e, soprattutto, Situm erano bloccati sugli esterni contro i pari ruolo grigiorossi. Con il Catanzaro in svantaggio e in cerca di recupero, la mancanza di esterni offensivi capaci di saltare l’uomo ha penalizzato la squadra, soprattutto considerando le fragilità difensive che gli avversari avevano dimostrato in altre gare.
Servire Pittarello e Biasci sempre con le spalle alla porta, con un difensore attaccato dietro, non ha giovato al gioco offensivo. Gli avversari hanno quasi sempre avuto la meglio, e non aver messo gli attaccanti nelle condizioni di ricevere passaggi in profondità ha penalizzato ulteriormente la squadra. Un esempio è quanto accaduto a Cosenza, in cui l’attaccante abile in quel tipo di movimento ha costretto Caporale all’espulsione. Se questa strategia fosse stata attuata, Pittarello avrebbe potuto creare pericoli, come dimostrato quando ha sfiorato il gol all’inizio della ripresa, ma anche Biasci sarebbe stato più incisivo, se avesse potuto ricevere palloni con la faccia rivolta verso la porta.
Ora il derby
La gara col Cosenza è senza dubbio una delle più sentite dell’anno e non servono spiegazioni per ribadirlo. Ovviamente non è necessario aumentare la tensione dei giocatori, che dovranno guadagnarsi la vittoria sul campo. Tuttavia, un derby è pur sempre un derby, ed entrambe le squadre punteranno a vincerlo. Sabato, nella ripresa, sembrava che qualcuno avesse già mollato e fosse già proiettato alla gara successiva, ma pensiamo che questa lettura sia riduttiva e che invece sia prevalso un senso d’impotenza nella squadra: uscire con un risultato positivo da Cremona avrebbe dato ulteriore slancio al Catanzaro in questo ottimo torneo e quindi anche per il derby.
Bisogna però evitare sia di caricare questa partita più del necessario, sia di mostrare atteggiamenti da strapaese. Il derby in casa dell’anno scorso, vinto all’andata per 2-0, arrivò dopo tre sconfitte consecutive, e il Catanzaro dimostrò sul campo quella rabbia agonistica necessaria per vincere partite così importanti. Al ritorno, invece, la vittoria arrivò dopo una serie positiva, con successi a Cittadella e in casa contro il Bari. Tuttavia, dopo quell’affermazione, regalammo tre punti alla Reggiana, la nostra bestia nera dello scorso campionato.
Oggi ci avviciniamo al derby come quello dell’andata della scorsa stagione, ma non con tre sconfitte consecutive, bensì con quattro reti subite che pesano e che devono rappresentare un punto di partenza per riprendere il filo dei risultati positivi. Non c’è bisogno di aggiungere altro: società, calciatori e area tecnica condividono la nostra stessa voglia di riscatto.
Redazione 24
Foto US Catanzaro 1929
Lasciamo perdere i sogni di promozione. Guardate la classifica della serie A. Il Monza di Berlusconi e Galliani ultimo. Il Venezia promosso lo scorso anno penultimo. Il parma dominante dell’ anno scorso arranca 4ultimo.
E stiamo parlando di società solide con sponsor e introiti pesanti. Teniamoci stretta la serie B giocata da protagonisti piuttosto che una serie A con delusioni e sconfitte una dietro l’altra. Io una serie A tipo la B umiliante di parente e Poggi non la voglio.
Condivido. Questa è saggezza, la Serie B è molto interessante da tutti i punti di vista e attualmente realisticamente non possiamo permetterci altro.
In futuro però una sortita in serie A può anche capitare !!!