Ci sono gesti che valgono più di una vittoria, più di un risultato, più di una classifica. E uno di questi è stato quello di Andrea Fulignati, che, dopo il fischio finale, ha aspettato per oltre dieci minuti per poi andare sotto la curva occupata dal Popolo giallorosso. Un’attesa carica di emozione, un tempo sospeso in cui il portiere della Cremonese, ma con il cuore sempre legato al Catanzaro, ha voluto rendere omaggio a chi lo ha sostenuto, amato e rispettato.
Il suo gesto – la mano sul cuore, lo sguardo intenso rivolto ai tifosi – vale più dei quattro gol subiti. Vale più di qualsiasi contratto, più di qualsiasi risultato sportivo. Perché a Cremona hanno comprato le sue prestazioni, ma non il suo cuore. Quello resta ancorato a Catanzaro, a una città che lo ha accolto e che lui non dimentica.
Si vedeva chiaramente: Fulignati fremeva, aspettava quel momento come se fosse la cosa più importante della serata. Probabilmente avrebbe voluto essere lì, tra i suoi vecchi compagni, tra la gente che lo ha sempre sostenuto. Ma sapeva che il suo posto, almeno per questa volta, era dall’altra parte del campo.
Eppure, quel gesto semplice e sincero ha detto tutto. Non si trattava solo di un saluto, ma di un atto di amore, di riconoscenza, di un legame che va oltre il calcio e oltre le maglie indossate. Perché giocare a Catanzaro non è solo un’esperienza professionale, è un onore, un sentimento che ti entra dentro e non ti lascia più.
Foto Web
Redazione 24
Grande Fulignati