La risposta che tutti i tifosi del Catanzaro attendevano da parte del Comune è arrivata. Da più parti, compresa UsCatanzaro.net, si era levata la richiesta che le istituzioni, sindaco in primis, si assumessero la responsabilità di quanto accaduto in questi ultimi mesi, trascorsi al capezzale del malato terminale FC Catanzaro. Con una nota diramata ieri pomeriggio dall’ufficio stampa, Palazzo De Nobili chiarisce la sua posizione, senza rispondere però al quesito posto dalla nostra redazione sull’operazione-Quartaroli (volutamente lasciato cadere?).
Il comunicato elenca tutti i “successi” e le “brillanti operazioni” condotte per «evitare l’onta della cancellazione della lunga e gloriosa tradizione calcistica cittadina», definite «ineccepibili sul piano formale e procedurale, ma soprattutto largamente condivise dall’intero arco delle forze politiche rappresentate nel Consiglio Comunale e dal Tavolo Istituzionale». Un chiaro messaggio all’opposizione di suddivisione delle responsabilità, ribadito più avanti con un esplicito riferimento all’assessore regionale Tallini.
Secondo il Comune, la stella polare che ha ispirato «decisioni serie ed equilibrate» è la «straordinaria funzione sociale che il calcio svolge a Catanzaro e lo smisurato amore che lega decine di migliaia di sportivi, sparsi in tutta Italia, ai colori giallorossi». Non solo, ma il Catanzaro «veicola, da sempre, l’immagine della città in Italia e dovunque, in tutto il mondo, esistono comunità di calabresi». Sicuramente in Comune si riferiscono al Catanzaro di Palanca, quello di 25 anni fa. Certo la funzione sociale viene meno se a vedere la partita ci sono solo i familiari dei calciatori. E anche l’immagine risulta sfigurata da questi mesi di umiliazioni continue che hanno fatto diventare il Catanzaro lo zimbello di tutta l’Italia pallonara, come dimostrano le pagine dedicate dai principali quotidiani italiani alla triste vicenda giallorossa. Ma evidentemente questo non ha importanza.
La nota di Palazzo De Nobili prosegue rivendicando la bontà e la liceità dell’operazione-Tribuna Gianna e di tutti i contributi riversati sull’Effeccì Catanzaro in questi anni. «Non c’è stata alcuna “regalia” e non c’è stato alcun uso distorto del denaro pubblico, come qualche avventato cronista ha ipotizzato: i finanziamenti concessi sotto varie forme (sponsorizzazione, rimborso spese di manutenzione dello stadio) hanno consentito al Fc Catanzaro di disputare, con dignità, gli ultimi campionati di C2 e Seconda Divisione e, addirittura, di sfiorare la promozione in Prima Divisione. Quanto alla somma destinata all’unanimità dal Consiglio Comunale alla “Tribuna Gianna”, c’è da ricordare che questa è stata finalizzata alla regolare iscrizione al campionato di Seconda Divisione, condizione irrinunciabile per scongiurare un secondo fallimento e avviare le trattative con gruppi imprenditoriali che sembravano interessati all’acquisizione della società giallorossa». Ora, si può certamente discutere sulla dignità di alcuni campionati e soprattutto di alcune partite (Pescina e Cisco su tutte). Ma come mai si omettono i primi due campionati dell’Effeccì e soprattutto l’ultimo, quello in corso, che vede come azionista di riferimento della società giallorossa proprio la Tribuna Gianna? E soprattutto, è troppo complessa la comprensione dell’incompatibilità tra pubblico e privato? Nessuno mette in discussione la possibilità per un ente pubblico di finanziare una Spa particolare come la squadra di calcio simbolo della città (attraverso varie forme). Ma dovrebbe essere un progetto virtuoso, non inglorioso. E comunque “finanziare”, “contribuire” “sponsorizzare” non sono sinonimi di “essere azionista di maggioranza”.
L’Amministrazione comunale ribadisce «che la squadra di calcio è un patrimonio che appartiene alla città (come peraltro è contemplato dal lodo Petrucci che assegna al sindaco precisi compiti e responsabilità)». Compiti e responsabilità, invocati o scaricati a seconda della convenienza del momento. Peccato che non si parli più dettagliatamente proprio di quella scelta fallimentare, la madre di tutti gli errori: l’affidamento del Lodo Petrucci da parte del sindaco Olivo alla cordata guidata dal senatore Pittelli. Con svariati e ripetuti tentativi di scaricare sui tifosi la responsabilità di quella scelta. Siamo contenti che questo comunicato ribadisca la paternità di quell’ingrato compito che il Comune si trovò ad affrontare subito dopo le elezioni del 2006.
La parte finale della nota del Comune è potenzialmente la più pericolosa. Il Sindaco bolla come «immorale il fallimento pilotato che viene invocato da alcuni settori che evidentemente sono interessati a rilevare a costo zero un Catanzaro che dovrebbe militare per chissà quanti anni tra i dilettanti». Proprio UsCatanzaro.net aveva indicato il “fallimento pilotato” come possibile scelta da perseguire per porre fine allo scempio cui assistiamo impotenti da mesi. Avremmo preferito su questo argomento una presa di posizione netta, anche contraria, ma scevra di moralismi. Non è una questione morale, ma pratica. Una strada scelta da tante altre altre realtà calcistiche per salvare realmente il calcio in città. Una strada che potrebbe consentire di salvare anche la categoria qualora avvenisse a campionato in corso. Il comunicato, invece, sbarra la strada a priori a questa soluzione potenzialmente interessante per alcuni imprenditori che, pubblicamente, l’avevano indicata come condizione per un impegno nel Catanzaro.
In conclusione, Palazzo De Nobili rivendica gli importanti investimenti effettuati «per la ristrutturazione, la riqualificazione e la messa in sicurezza dello stadio “Ceravolo”». Peccato che la cattedrale del calcio giallorosso sia invasa dalle erbacce e abbandonata dai tifosi.
Red