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Uno, nessuno e trentacinque

Scritto da Redazione

E alla fine della grigliata, saranno i postumi a decretare il sapore del vino …

Inizio luglio, fa caldo, tanto caldo.
Il paese è in fermento: sta per essere annunciato il nome della nuova levatrice. L’attesa è snervante! Non sarà facile sostituire l’amatissima Rina che aveva egregiamente svolto il suo lavoro nei pochi anni di permanenza. Grazie anche a lei il paese era rinato, rinverdito, i nuovi pargoli salterellavano entusiasti per le stradine festanti e gli anziani erano tornati a narrare i giorni fausti in cui nel paese si erano accese le luci della ribalta. Quindi si può immaginare lo smarrimento quando si scoprì che Rina aveva tradito, era fuggita di notte adducendo come scusa il dover andare alla ricerca di un più nobile lignaggio.
Lo sconforto pervase il paese, la rabbia e la frustrazione si insinuarono tra i pensieri dei paesani che temevano per il futuro di tanti nuovi piccoli punticini, i loro futuri pargoli. Ma Uno era tranquillo, il Governatore! Predicava calma affermando che Nessuno avrebbe potuto arrestare lo sviluppo del paese e che sarebbero state effettuate scelte oculate. Trascorse più di un mese di travaglio e venne annunciato il nome, la prossima levatrice sarebbe stata: Erta!

Il delirio! Si scatenò un vero e proprio putiferio. Parte dei paesani accolse malissimo la notizia e si scagliarono contro tutto e contro tutti. “Ma come…” – erano i commenti ribaditi con più veemenza – “…questa è quella che stava per far affondare il paese vicino al nostro… non merita nulla… non è all’altezza della nostra stirpe… ci porterà verso il baratro… siamo ritornati indietro di anni… ci sarà nuovamente un calo delle nascite… e probabilmente ha anche le corna…”.
In un nonnulla il paese si trasformò in un centro professionistico di levatrici con accesi dibattiti nelle piazze e nelle sedi governative durante i quali i più acerrimi detrattori di Erta cercavano di spiegare alla popolazione come si fa il lavoro di levatrice, cosa sia un embrione, come vanno trattati i pargoli e perché Erta stesse sbagliando tutto facendo drasticamente calare l’aspettativa di vita del paese. Trascorrevano i giorni, le settimane e il livore non si affievoliva, però qualche pargolo iniziava nuovamente a far capolino tra i viottoli. Uno, due, tre, quattro… ah ecco, di nuovo quattro, visto? Ma poi sette, dieci… e al quinto mese di gestazione, tra i vicoli da cui continuavano a spuntare pargoletti, si arrivò a contarne inaspettatamente trentacinque.
Ovviamente, mentre taluni professionisti si mimetizzavano tra i vicoli e le piazze, il vero professionismo lavatriciano si autoincensò lasciando intendere che il merito delle migliorate capacità della nuova levatrice fosse il loro che le avevano spiegato come si leva…
Erta, che fino a quel momento aveva lavorato in silenzio nicchiando sugli sterminati consigli ricevuti, ebbe l’ardire di rilasciare un’unica dichiarazione: “Ma il parto non giunge al nono mese?”
I paesani, perplessi, si guardarono attorno…

Ai postumi l’ardua sentenza.

Lina

foto GdS-online

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Redazione

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