In un lungo comunicato giunto alla nostra redazione, il movimento civico Catanzaro nel cuore, attacca il Procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone (in foto) che intervenuto a “Che tempo che fa..” – trasmissione Rai condotta da Fabio Fazio – aveva denunciato il cono d’ombra informativo di cui sarebbe vittima Reggio Calabria.
“Se a Reggio Calabria ci fosse un’informazione attenta – aveva detto il procuratore reggino – sarebbe meglio di u n arresto. A Reggio non c’è una sede dell’Ansa, non una sede Rai, non un quotidiano nazionale. E questo si sente”.
Le parole del magistrato, considerate un pericoloso sconfinamento di ruoli, hanno “allarmato” i dirigenti di Catanzaro nel cuore che in quelle frasi hanno visto esclusivamente la volontà di spoliare ancora una volta il capoluogo di regione. Di cosa? Della sede dell’Ansa, considerato che la sede Rai si trova da sempre a Cosenza. Nella nota, il movimento civico, invita i media ad “accendere i riflettori” sul deficit di bilancio creatosi nel comune di Reggio Calabria, nonostante le ingenti risorse e i decreti speciali destinati alla città dello Stretto dal 1970 ad oggi.
Red
Riportiamo integralmente il comunicato del Movimento civico Catanzaronelcuore.
“IL PROCURATORE DI REGGIO, PIGNATONE ACCENDA I RIFLETTORI SUL SALASSO DEI FONDI PUBBLICI E NON SU INUTILI RICHIESTE MEDIATICHE”
Ci lasciano perplesse la parole del Procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone pronunciate durante la trasmissione televisiva “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio su Rai Tre. Il nostro stupore si riferisce alle argomentazioni che lo stesso magistrato ha utilizzato per parlare della odierna situazione nella nostra Regione. Infatti, non capiamo dove Pignatone vuole andare a parare. “Se a Reggio Calabria ci fosse un’informazione attenta – sentenzia il procuratore reggino – sarebbe meglio di un arresto”. Lo stesso si riferisce apertamente alla mancanza di organi di stampa nazionale nella città dello Stretto: ”a Reggio non c’è una sede dell’Ansa, non una sede Rai, non un quotidiano nazionale. E questo – ribatte il procuratore – si sente”. E’ evidente il risalto e la presenza mediatica che lo stesso Procuratore di Reggio ha quasi quotidianamente sui media Nazionali, quindi, per quale motivo un personaggio importante come lui, in una vetrina altrettanto importante come quella di una trasmissione Rai ha voluto richiedere a gran voce la sede dell’Ansa, quella della Rai e quella di un quotidiano nazionale? Precisiamo che da Calabresi, l’impegno e la presenza del procuratore Pignatone non possono che farci piacere, ma quando lo stesso sconfina in considerazioni non attinenti le proprie funzioni, allora, tutto ciò, ci allarma. Quando dice che “In Calabria c’è un cono d’ombra dell’informazione” è evidente che non lo fa per chiedere maggiore attenzione alle problematiche regionali, ma a vicende che interessano direttamente la città di Reggio. Perché ricordiamo al procuratore Pignatone che in Calabria una sede regionale Ansa c’è ed è nella città Capoluogo, Catanzaro. E allo stesso, ricordiamo, che in Calabria una sede regionale della Rai c’è ed è diretta dalla reggina Annamaria Terremoto, e unico caso in Italia, non è nel Capoluogo di Regione. Non si trova a Catanzaro. E mentre a Reggio esiste una struttura redazionale della Rai a Catanzaro c’è solo una giornalista. Il cono d’ombra dell’informazione Calabrese, di cui parla Pignatone, offusca proprio la città guida della Calabria, Catanzaro. E’ sotto gli occhi di tutti, nella sua drammatica evidenza come, nel tempo, ci siano stati attacchi violenti e boicottaggi in danno di Catanzaro che, per storia, capacità, cultura e ruolo da sempre esercitati è il centro non solo geografico ma anche politico dell’intero territorio regionale. L’anomalia ha avuto inizio nel 1970 con i moti di Reggio, che, qualche giorno fa hanno avuto ampio risalto sul tg1, quasi come se bisognasse chiedere scusa ai Reggini di qualcosa. Dal ’70 in poi, la violenza civile prima e quella mafiosa dopo, hanno acceso i riflettori su Reggio e creato un cono d’ombra sul resto della Calabria. Si rischia, quindi, di far passare un messaggio pericoloso: violenza e delinquenza portano ricchezza ed attenzione mediatica e, con essa, tanto altro ancora. Dal Capoluogo di Regione guardiamo con perplessità e preoccupazione a quanto avviene nella città dello Stretto che, nel passato ed ora nel presente, cavalcando l’allarme suscitato in un’intera Nazione, ha ottenuto “riguardi” che hanno provocato un danno alla stessa immagine dello Stato che in Calabria appare confusionario e clientelare.
Fin dal 1970, quando prima, ha assecondato una rivolta popolare strumentalizzata ad hoc da identificati ambienti politici e non solo, con il risultato di aver creato un’anomalia unica nel panorama Nazionale, ossia la frammentazione del ruolo di Capoluogo di Regione, con la penalizzazione delle funzioni che erano state assegnate a Catanzaro che, per storia e tradizione, è sempre stata la città guida della Calabria. E poi, successivamente, negli anni ‘80 e ‘90, quando per placare la guerra di mafia che insanguinava le strade di Reggio, il Governo Centrale, pensò bene di emanare un’apposita legge, il cosiddetto “Decreto Reggio”, che ha portato centinaia di milioni di euro destinati ad interventi urgenti per il risanamento e lo sviluppo del centro reggino. E non contento dell’erogazione di una così enorme somma di denaro, lo Stato Italiano, ha, prima assegnato dei fondi per il 150° dell’Unità d’Italia e, recentemente, ha pensato bene di creare un’altra anomalia istituendo la città metropolitana che porterà ad ulteriori finanziamenti ed erogazioni di denaro pubblico. Tutto questo mentre il Comune di Reggio accumulava (nonostante l’enorme disponibilità di risorse economiche) un pauroso deficit nel bilancio comunale. Ora, invece, è il tempo delle bombe e dei bazooka . E, tutto ciò (comprese le dichiarazioni del Procuratore Pignatone), sembra ipotizzare che lo Stato si appresti a compiere ulteriori passi – vedi finanziamenti, leggi speciali, enti e agenzie nazionali, assegnazioni di uomini e mezzi, ecc. – che, tuttavia, e nonostante l’enorme ricchezza riversata dal Governo Centrale dal 1970 ad oggi, a sentire le dichiarazioni di alcuni esponenti del mondo politico, non sono servite alla cittadinanza ma solo ad alcuni “ambienti”, e la città, oggi, è addirittura ricaduta in situazioni e climi di degrado politico, amministrativo e mafioso che ricorda il periodo precedente al famigerato “decreto Reggio”. Mentre nel resto della Regione, nonostante la crisi globale che attanaglia anche le asfittiche economie dei comuni, si tenta di mantenere alto il nome della Calabria con le poche risorse economiche e strutturali messe a disposizione dello Stato. Riteniamo, pertanto, che al cono d’ombra informatico dovrebbero far posto i riflettori mediatici sul salasso dei soldi pubblici nella città di Reggio e non su inutili richieste di ulteriori funzioni, mezzi, uomini e strutture perpetrate a danno del resto delle città Calabresi.