(Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell’acido in un campo vicino Monza)
Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia di cui si erano perse le tracce un anno fa, è stata uccisa e sciolta nell’acido in un terreno a due passi da Monza. Una vera e propria “esecuzione”, quella descritta dal gip Giuseppe Gennari nella sua ordinazna di custodia cautelare in carcere diretta a sei persone. Dei sei provvedimenti, due sono stati notificati in cella a Carlo Cosco, ex convivente della donna (dalla loro relazione era nata una figlia) ed a Massimo Sabatino. I due erano già stati arrestati a febbraio per un precedente tentativo di sequestro, avvenuto a Campobasso nel maggio dell’anno scorso, con lo scopo di uccidere la Garofalo per vendicarsi delle dichiarazioni da lei rese agli inquirenti, a partire dal 2002, contro alcuni affiliati alle cosche della ‘ndrangheta di Petilia Policastro (Crotone).
Gli altri quattro destinatari del provvedimento del giudice Gennari sono i fratelli di Carlo Cosco, Giuseppe detto Smith (gli e’ stato contestato anche lo spaccio di stupefacenti) e Vito detto Sergio, e altre due persone, una delle quali accusata solo di distruzione di cadavere.
Secondo l’indagine, Carlo Cosco ha organizzato l’agguato teso a Lea Garofalo proprio mentre la donna si trovava a Milano con la figlia. Proprio con il pretesto di mantenere i rapporti con la ragazza, legatissima alla madre, Cosco ha attirato la sua ex nel capoluogo lombardo. Con l’aiuto di alcuni complici la Garofalo è stata “interrogata” dagli ‘ndranghetisti ecaricata a forza sopra un furgone. L’hanno ammazzata con un colpo di pistola, prima di scioglierla nell’acido.
La distruzione del cadavere, per inquirenti e investigatori, ha avuto lo scopo di “simulare la scomparsa volontaria” della collaboratrice e assicurare l’impunità degli autori materiali dell’esecuzione.
Red