Foto di Francesco Panza – “Il filo spinato dei ricordi“
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Caro Sindaco Olivo,
Le scrivo a proposito del nostro amato Catanzaro Calcio – e solo di questo – simbolo della Città che Lei ha l’onore di rappresentare. I Suoi cinque anni di mandato stanno per scadere. Cinque anni iniziati con lo choc del fallimento dell’US, cui è stato costretto ad assistere quasi da spettatore, e con l’assegnazione del Lodo Petrucci al senatore Pittelli: un clamoroso errore di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. Cinque anni proseguiti con un grande impegno, riconosciuto da tutti, nei riguardi del Catanzaro, attraverso pesanti stanziamenti per l’ammodernamento del “Nicola Ceravolo” e per il sostegno di una società, l’Effeccì, che non ha mai dimostrato di meritarli. Cinque anni che stanno per finire con un altro gravissimo errore: l’accanimento terapeutico nel voler continuare a tenere in vita un moribondo che non ha più la forza di andare avanti. Una società che non esiste, schifata dai suoi stessi tifosi, che non ha (mai avuto) una proprietà, che non è più una spa ma una municipalizzata succhia-soldi, che non produce profitto (anzi solo debiti) né per se stessa, né tantomeno per la collettività.
Caro Sindaco, i tifosi le avevano chiesto di chiudere il “Ceravolo” per evitare che venisse ulteriormente profanato da questo Effeccì. Lei non ha voluto ascoltarli. Non ha voluto prendersi neanche questo merito. Lo ha lasciato al Prefetto e alla Best Union, la società che fornisce dallo scorso anno i servizi di ticketing alla società giallorossa. Linea staccata, impossibilità di emettere biglietti per le partite, “Ceravolo” chiuso. Gli altoparlanti dello stadio diffondono il verbo societario, ringraziando la città, le istituzioni e quei pochi indomiti tifosi e parenti dei calciatori che continuano a seguire la più indecente delle squadre professionistiche italiane. Ma se trovano i cancelli chiusi dello stadio, come faranno tra 10 giorni a partecipare alla prossima supersfida contro l’Invencible Armada Normanna? Problemi risolvibili, forse.
Meno risolvibili altri problemi, caro Sindaco. I due punticini, frutto dello scippo di Itri e del glorioso 0-0 interno col Matera, sono già sotto sequestro. Il primo sarà spedito via fax a Firenze, alla Lega, come la fidejussione per l’iscrizione del 30 giugno. Il “forse-presidente” Ferrara, appena tornato dal suo viaggio nel Paese delle Meraviglie, si informi prima di rilasciare dichiarazioni imbarazzanti. Non serve un abbonamento al Wall Street Journal. Se proprio non riesce a dare un’occhiata alle noiosissime normative federali (NOIF) può collegarsi a questo sito che, . Proprio come fecero alcuni illustri rappresentanti della Tribuna Gianna, tacciandoci di “disfattismo”. Meglio disfattisti che disfattori. Il secondo punto servirà ad attestare il pagamento degli stipendi ai tesserati di maggio e giugno (scadenza del 15 settembre). E anche il terzo punto, non ancora conquistato, è già impacchettato – destinazione Figc, Roma – per saldare la scadenza di lunedì prossimo (ritenute Irpef, contributi Enpals e Fondo di Fine Carriera, sempre relativi agli emolumenti di maggio e giugno 2010).
Ma mettiamo da parte la contabilità numerica, caro Sindaco. E tralasciamo anche il non trascurabile dettaglio che, a differenza dell’Effeccì, i cittadini catanzaresi pagano regolarmente le tasse. È il danno d’immagine che è preoccupante. Per la squadra e per la città. Da qualche mese i riflettori della stampa sportiva nazionale si sono riaccesi sul Catanzaro per l’arrivo di Malù e Ze Maria. Doveva essere appunto “un’operazione d’immagine” da cui ripartire, almeno nelle parole di Ferrara. Invece si è subito trasformato in un boomerang. Deferimenti e squalifiche, contestazioni e insulti. Grandina mediocrità sul Catanzaro, umiliato definitivamente da quattro ragazzi che indossano per sbaglio la casacca giallorossa e che hanno sfornato nella scorsa settimana un comunicato stampa tragicomico. Calciatori cacciati dagli alberghi, che non hanno l’acqua da bere, che non hanno medicine per curarsi, che non vedono un euro neanche per sbaglio. Calciatori che si spingono – caso assolutamente – inedito a chiedere ai loro papà-dirigenti di andare via lasciando tutto nelle mani del Sindaco.
Sì, caro Sindaco, proprio nelle sue mani. Faccia attenzione perché la patata scotta. Quella che le ha già lasciato Soluri è avvelenata: un 12% carico di debiti, che si somma al 46% finito nelle mani della Tribuna Gianna. Un’altra operazione partorita dai tavoli istituzionali e che si è rivelata fallimentare. Forse perché Lei ha delegato alle persone sbagliate. La politica doveva essere solo un traghetto verso una nuova vera proprietà che, dopo l’addio di Albano, manca dai tempi di Mancuso. Invece, si è infilata all’interno della società senza riuscire a guarirla, anzi peggiorandone i vizi ormai atavici. Non essendoci più neanche i soldi per andare in trasferta a Lamezia, né per aprire il “Ceravolo” ai tifosi, siamo arrivati al capolinea. Per tentare di galleggiare, torneranno da Lei e Le chiederanno un altro contributo. Non si sa a che titolo. Manderanno la faccia pulita di Malù o useranno altri escamotage. Siamo sicuri che Lei rifiuterà, spiegando le mille ragioni per cui non potrà accontentarli. Sarebbe inaccettabile. Ma nella sostanza, e non da oggi, è Lei il vero “proprietario” del Catanzaro. Avevamo riposto fiducia in Lei quando Le chiedemmo di essere il “vigile giallorosso”. Accadde dopo la prima mega-colletta nell’estate 2009. Avrebbe dovuto intimare l’alt non appena compreso l’andazzo. Non lo ha fatto.
Caro Sindaco, è arrivato il momento di rimettere in bocca il Suo fischietto. E se proprio non Le riesce di fare il vigile, perlomeno provi da arbitro. Triplice fischio e tutti a casa. I cittadini, gli sportivi e i tifosi gliene ne saranno grati.
Cordialmente.
Ivan Pugliese