Allo stadio “Nicola Ceravolo” è prevista la ripresa degli allenamenti dell’Effeccì. Sono le ore 15,00 e iniziano ad arrivare i primi tifosi. Davanti al cancello principale di uno stadio che sembra diventato il bunker dell’Asinara ci sono le porte in ferro sbarrate e il custode che deve rispettare gli ordini impartiti dall’alto. Ci si accomoda in curva e ne contiamo trentasette, record stagionale per la Curva Massimo Capraro contando anche le partite giocate in casa in questa stagione.
Nel prato verde che è stato lavorato la settimana scorsa dall’azienda che cura la manutenzione del campo (per sapere se è stata pagata fare “capu o crucia” suggerisce qualcuno), non c’è nessuno. Neanche a bordo campo c’è anima viva, ma fanno da contorno e di compagnia i fiorellini di campo spuntati sotto gli spalti e fra le poltroncine e un bel po’ di erbetta in crescita sul tartan sotto la curva.
La pompa dell’acqua, che qualcuno ha dimenticato aperta, innaffia lo spazio fra gli spalti e il campo di gioco. Nessun problema: l’Effeci paga l’acqua, il gas, la luce e il telefono con puntualità come la maggior parte degli italiani pagano il canone Rai o come la stessa Effeccì paga puntualmente l’agriturismo sito a S.Elia dove alloggia qualche calciatore che la volta scorsa voleva provare l’ebbrezza di come si dorme in macchina.
E torniamo adesso alla giornata e a questo serio martedì per quanto riguarda i tifosi e comico per tutto il resto. Attorno alle 15,30, dopo aver preso una bella abbronzatura grazie al sole estivo di oggi, non vedendo scendere nessuno in campo e non sapendo chi sarebbe stato a guidare gli allenamenti (se Ze Maria, Galfano, Cittadino o addirittura qualche dirigente), i presenti decidono di recarsi dall’altra parte dello stadio. Facendo il giro di via Paglia e passando per via Plutino, arrivano nello storico settore dei distinti in corteo, senza prendere la macchina per non disperdersi.
Con i cinquanta di oggi anche lo storico settore dei distinti batte – come per la “Capraro” – il record di presenze stagionali, partite di campionato incluse. In campo non c’è ancora nessuno. Gli occhi dei tifosi, pur da una diversa angolazione, vedono quello che ammiravano dalla curva. Ma le orecchie no: quelle sentono e qualcuno ha un buon udito.
“Guagliò misaru in moto na machina, sa stannu fuiendu”. In pratica, assente il presidente in pectore che è nel paese dei canguri, assente il presidente telefonista della “banda” – cioè quello che comunica gli esoneri alla Zamparini o alla Cellino (probabilmente anche loro avranno detto ai loro tifosi “non sarete più umiliati”), i soci presenti Catalano, Santaguida e Soluri (citati in ordine alfabetico) pensano bene di inserire la prima marcia da “Fuga per la vittoria”. Come fece Pelè in un famoso film.
Non hanno fatto però i conti con quei cinquanta presenti che, malgrado l’età avanzata, possono annoverare nelle loro fila anche qualche under. Che con scatto da centometrista si piazzano davanti al cancello del lato distinti e costringono i fuggitivi a fermarsi.
Arriva la Digos che deve svolgere il proprio lavoro e chiede con gentilezza ai tifosi di andarsene. Segue una breve discussione e viene chiarito che nessuno dei presenti vuole sfogare la propria rabbia con atti di violenza. Vuole solo far sentire la propria voce per dissentire su tutto quello che questa pseudo-società sta propinando e “propalando”.
Le parti si chiariscono anche se c’è da registrare che alcune volte nella città di Catanzaro accadono cose strane. Le leggi da rispettare sono emanate dai nostri governanti che siedono in Parlamento. Da noi ogni tanto qualcuno si sostituisce a loro ed emana “delle leggi lampo” sul posto sostituendosi al Ministro dell’Interno di turno.
Nel frattempo arrivano i rinforzi: prima un’altra pattuglia della Digos, attrezzata con macchine fotografiche e telecamere, poi una dei Carabinieri. Qualcuno guarda in cielo aspettandosi l’elicottero che però non arriva. Operazione inutile la loro perché non succede nulla, nessun atto di violenza ma solo cori di scherno e inviti a finirla con questa farsa.
I tre dirigenti rimangono bloccati per almeno due ore all’interno dello stadio (decideranno poi di rimanere sino a tardi per risolvere la questione Ze Maria). “Iativinda, portati i libri alu tribunala; scornu ppà faccia mia; parentopoli, accattativi nu cronometru ppò minutaggio; Catalano tu scordasti quandu ci tenivi i cunti a Soluri ca dicivi ca ti ruvinau; Santaguida tu scordasti quandu ci tenivi i cunti a Soluri ca dicivi ca ti futtiu; Santaguida ti scordasti quando ci tenivi i cunti a Catalano; Catalano ti scordasti quando ci tenivi i cunti a Santaguida”. È strano vederli tutti e tre assieme.
Questi gli epiteti più in voga oltre ai classici cori contro il presidente dell’Ordine dei Giornalisti ripresi da vecchi successi fine “anni 90”. Arriva anche Ruga che deve entrare e bussa al cancello lasciando lo sportello della sua Hyundai aperto. Qualcuna gli grida “chiudala a machina ca on ci vo nenta ma ti spariscia, on vidisti cu c’è ddà dintra”, grida qualcuno.
Per cercare di calmare gli animi e considerato che nessuno esce per affrontare i tifosi, su invito della Digos una mini-delegazione va a parlare con gli assediati. Il colloquio dura una quindicina di minuti e il succo della discussione lo potete trovare nei vari comunicati emanati negli ultimi due anni. “Me ne vado, cedo a costo a zero, sacrifici enormi” logicamente non possono convincere i due emissari dei contestatori che magari saranno sfaccendati e facinorosi, ma non cazzuni do tuttu.
Alla fine arriva Ze Maria con un bel macchinone risalente ai tempi della corte di Gaucci e Moratti, “mica a Catanzaro” ricorda qualcuno. Un altro gli ricorda la solita frase che è diventata un refrain per i tifosi: dal “comu ni renducimmi a comu ti renducisti ma hai a chi fare ccù chisti” dopo aver conosciuto Moratti.
Il tecnico non sa ancora nulla della decisione che riguarda il suo esonero, ma se la regola. I tifosi lo incoraggiano. Non a rimanere, tanto di calcio non se ne parla più da un pezzo, ma a commettere un fallaccio a gamba tesa, come ai bei tempi di quando giocava, in modo da poterlo gustare dalla fessure dei cancelli. “Ndai tri e chidda parta, scegliati a cu cazzu voi” gli viene detto, “ca ti facimu l’applausu”.
Alle ore 18,15, dopo due ore e mezza, i tifosi liberano il posto di blocco e decidono di andarsene. Vanno via non certo felici e contenti ma almeno – dice qualcuno – “ci scacammi”. Un sms che arriva dall’interno dello stadio lo conferma: “Soluri è iancu na carta”.
A proposito l’allenatore per il momento è ancora Ze Maria (oggi c’era Di Pierro ma ha allenato il preparatore Scarfone) non certo per meriti tecnici o chissà perché cosa. Sicuramente lo hanno voluto i calciatori che sperano ancora che qualcuno del suo gruppo, di riffa o di raffa, possa portare qualche soldo fresco. Si mormora pure che ci siano state divergenze fra i soci. Non dimentichiamo che c’è anche il socio “istituzionale” Tribuna Gianna, con in testa il sindaco, che ha scritto ai cinesi. Magari qualcuno avrà pensato: “T’immagini che i cinesi dicano SI?“.
Alla prossima puntata.
SF