Diciamocela tutta. L’ultima volta, anzi le due ultime volte in B (grazie anche al ripescaggio dell’estate 2005) erano state veramente brutte. Roba da lettino dell’analista per chi, quotidianamente, seguiva (i tifosi) o doveva raccontare (i giornalisti) quella formazione “spettacolarmente disastrosa” (per dirla alla Nick Hornby) che riusciva a solo a inanellare record negativi nel panorama europeo. E poi, l’epilogo di luglio 2006, giusto ventiquattrore dopo che gli Azzurri di Lippi trionfavano ai mondiali tedeschi, con la mancata iscrizione al campionato di C1 per poi dover ripartire dalla C2 col lodo Petrucci e con l’FC.
Eppure sembrava tutto bello, almeno, inizialmente. All’apoteosi di Ascoli era seguita la sontuosa campagna acquisti del socio di minoranza Princi (ricordate gli arrivi di Benny Carbone, Cammarata, Grava, Bonomi, Manitta, giusto per citarne alcuni) che si rivelò solo oppio per una tifoseria che avrebbe meritato ben altro e non certo due spogliatoi per distinguere la vecchia guardia (quella di Re Giorgio Corona, Ferrigno e Briano) da quei nuovi arrivi, di alto lignaggio calcistico, che accumularono solo brutte figure sui campi di B. Più o meno la stessa aria che si viveva in società con la guerra strisciante e silenziosa tra vecchi e nuovi soci. Il primo a farne le spese fu l’amatissimo Piero Braglia e dopo di lui Gianni Improta e Pasquale Logiudice, il tutto tra avvicendamenti in panca (Cagni e poi “maciste” Bolchi) e nell’organico. L’estate del ripescaggio registrò l’arrivo di Gabriele Martino nella stanza dei bottoni e di un galantuomo del calibro di Sergio Buso in panchina, scomparso prematuramente qualche anno dopo. Anche nell’autunno del 2005 si registra lo stesso cliché di dodici mesi prima, con l’esonero (assurdo) di Buso, la cacciata di Martino ed il ritorno (fallimentare) di Vincenzo Guerini, per poi passare a Bruno Giordano ed al traghettatore Franco Cittadino.
Dopo vent’anni, il Destino (finalmente benevolo) ci ha regalato una serie B con i riflettori puntati addosso sul laboratorio di Vincenzo Vivarini. Il tecnico di Ari, al culmine della sua carriera, ha forgiato un Catanzaro definito dai commentatori “la squadra più spettacolare della cadetteria”. Elogi a go go, quindi, per un modello calcistico che ha visto, questa volta, il “Giuoco” (come amava dire Berlusconi che, di calcio, qualcosa ne capiva) o il Gioco (fate voi) al centro del Villaggio! A distanza di 36 anni, da neo promossi, i giallorossi sono sempre Belli, proprio come i ragazzi guidati da un altro Vincenzo (che all’anagrafe però faceva Guerini), e tornano a giocarsi la massima serie in una partita che ha la stessa importanza del confronto con la Lazio (finito 1-1 col maxi recupero per il gol di Monelli al 96’) o dell’ultima trasferta della stagione 87/88 in quel di Piacenza(vittoria griffata da Palanca, importante ma inutile).
In questi play off, Catanzaro ed il Catanzaro non ci arrivano da Cenerentola o per caso. “Stiamo benissimo” ha dichiarato in conferenza stampa Vivarini, invitando l’ambiente tutto a continuare a divertirsi, con una raccomandazione ai suoi ragazzi: “Dobbiamo avere la capacità di allungare il più possibile le partite da qui alla fine. Più ne facciamo e più ci divertiamo e più facciamo divertire i nostri tifosi”. E come dargli torto? E poi, diciamocela tutta, sono gli altri che devono temere una squadra che porta ed esporta il Gioco al centro del Villaggio.
💛🗡🗡🦅❤️. Forza ragazzi tutto e possible ,abbiamo giocato bene con tutte le squadre rimaste in playoffs…….avete tanti tifosi in giro al mondo che vi amano a vita!
Bravo Toronto sei grande insieme a Essere Il nostro CZ si ama a morte e oggi Fooooorzaaaaaaa 🧡❤️🧡❤️🧡❤️🧡❤️🦅🦅🦅🦅🦅🦅🦅🦅
Comunque vada un campionato grandioso, non possiamo che ringraziare tutta la squadra è la Società.
Forza Giallorossi ❤️