“Ci sono città, paesi, piccoli comuni che hanno fatto delle tradizioni – religiose, culinarie, culturali in genere – un vero e proprio elemento di attrazione turistica. Le hanno coltivate negli anni, migliorandole sempre di più. Investendo risorse per avere un ritorno sia di immagine che di introiti economici per tutto l’indotto. Alberghi, ristoranti, attività commerciali in genere: tutti ne traggono benefici. A Catanzaro, mi dispiace dirlo, così non è. Mi riferisco, in particolar modo, alla festa della Madonna di Porto Salvo, che da sempre anima il quartiere marinaro nell’ultimo week end di luglio. Capace di attrarre, in passato, migliaia di persone grazie a tutto ciò che ruotava attorno all’evento, quest’anno non è andata proprio bene. Non certo per colpa dell’assessore alla Cultura Antonio Argirò, che anzi si è adoperato per garantire lo svolgimento del programma “civile” della festa. Quanto per una certa apatia – e anche ostilità – riscontrata in tutte quelle altri componenti che possono far tanto per evitare di svilire un appuntamento tanto atteso. L’emblema di questo entusiasmo scemato sono state quelle luminarie montate per le vie del quartiere ma rimaste tristemente spente proprio nei giorni clou, sabato e domenica, durante lo svolgimento degli spettacoli in piazza Garibaldi. E mentre negli anni passati bancarelle e stand ricreavano un clima festaiolo, quest’anno niente di tutto ciò. Eppure, nemmeno troppo tempo fa, quando rivestivo il ruolo di consigliere circoscrizionale, assieme a tutti i colleghi ci facemmo promotori di una serie di iniziative che portarono addirittura a festeggiamenti durati diverse settimane. Oggi, invece, con grande amarezza, registro un disinteresse che rischia di offuscare una tradizione la quale svela e tutela le nostre radici. Si parla sempre dell’importanza delle proprie radici ma, a conti fatti, a me sembra lo si faccia solo per un esercizio di retorica. Spero di sbagliarmi e che il prossimo anno si possa organizzare una festa degna della migliore tradizione”.
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