È un altro giorno freddo a Catanzaro, nonostante sia arrivata proprio oggi l’estate. L’ennesimo , da parte di tre dei quattro soci dell’effeccì (Catalano aveva già “comunicato” ieri), ha fatto sprofondare nella depressione la tifoseria giallorossa, già avvezza a considerare il mese di giugno come una quaresima posticipata. Servirebbe una piccola Treccani da 32 tomi per sviscerare tutti i temi di un comunicato carico di livore, ripieno di concetti già espressi, condito da un nervosismo strisciante, con una spruzzatina di pseudo-minacce e la ciliegina di un attacco pesante ad una parte politica. Partiamo invece dalle poche righe seguite all’incontro del Palace di 10 giorni fa, in cui i soci avevano manifestato «…piena disponibilità ma anche la espressa e convinta volontà di cedere, a titolo assolutamente gratuito, le proprie quote, fatti salvi gli impegni già assunti per conto della società…».
Noi di UsCatanzaro.net avevamo chiesto una traduzione per bambini di quattro anni, naturalmente senza ottenerla. Ma perché non si può rendere pubblica una cifra? Questi impegni quanto costano e cosa sono? Mistero. In una crisi che non ha niente di privato (purtroppo), non sarebbe il caso di rendere pubbliche e chiare le richieste, in modo che anche la tifoseria possa rendersi conto? Si parla di circa di 400.000 euro, necessari per l’uscita di scena definitiva degli attuali soci. Non c’è niente di male a dirlo. Potrebbe anche essere considerato legittimo. Poi però sarebbe anche necessario spiegarci alcune questioni minime. Con quali risorse questa proprietà intende affrontare il prossimo campionato di quarte serie? Con quali risorse questa proprietà pensa di presentare la domanda di ripescaggio in prima divisione? Che fine hanno fatto tutti i finanziamenti pubblici e le collette private ottenute nel corso della stagione? Come mai nello scorso mese di luglio le istituzioni furono costrette a intervenire per salvare la squadra dall’imminente fallimento? Come mai da tre mesi, , la società ha annunciato la crisi affidandosi al salvataggio delle istituzioni?
Nel frattempo riproponiamo qui il comunicato dei tre soci dello scorso 8 luglio e vi invitiamo a scoprire le differenze con quello di oggi. In palio un preziosissimo abbonamento di curva “Capraro” per la prossima stagione. Se ci sarà. Ricordiamo tutti anche il disperato appello di Aiello e il suo grido di battaglia “”. Riletto oggi sembra un ammonimento sinistro, ma clamorosamente d’attualità. Effettivamente se oggi ci fosse qualcuno disposto a dare 400.000 euro ai tre soci, probabilmente il Catanzaro non sarebbe più umiliato. Lo scorso luglio i soldi pubblici arrivarono puntualmente, così come i tre punti di penalizzazione di settembre, lo sciopero dei calciatori di fine dicembre, il deferimento di aprile e il successivo appello dello staff tecnico alla città. E poi ancora il tonfo del “Flaminio”, dopo quello dell’anno scorso con il Pescina, a certificare con un marchio doc l’incapacità di fare calcio neanche a questi livelli semi-dilettantistici. E infine le parole nel dopo-Cisco del vero capitano di questo Catanzaro auterino, Ciccio Corapi, che definì questa società “inesistente”.
Oggi il fallimento è lì dietro l’angolo. Di una squadra-figurina, di una classe politica-caricatura, di una imprenditoria-ologramma. Inutile parlare di cordate e sozizzi, di noti e talarichi, di ferri e gicos, di tribunegianne e pieppì, di tallini e abrami, di pittelli e olivi. UsCatanzaro.net non intende entrare nell’ennesima polemica politica di bassa lega che si sta scatenando intorno al Catanzaro Calcio. Oggi ci troviamo con tre uomini soli al comando che si passano la borraccia come Coppi e Bartali, nonostante meno di un anno fa si scaricassero addosso bordate più o meno pesanti a colpi di comunicati-fiume. Il loro attaccamento nessuno può metterlo in dubbio. A che cosa non lo sappiamo più. Le parole non bastano. È stato detto tutto e il contrario di tutto. Solo per fare un esempio, si è partiti dai ringraziamenti di Soluri “all’assessore al Turismo (nonché ultrà) Talarico” dello scorso anno e si è arrivati “al feudo personale da portare nel cuore” di oggi.
Le parole non ci interessano più. Speriamo da osservatori, crediamo da tifosi ed esigiamo da cittadini che non venga speso più un euro di contributo pubblico per sostenere questa proprietà. Ci basta aprire gli occhi, guardare al campo, poi volgere lo sguardo verso gli spalti semi-deserti del “Ceravolo” e, se necessario, chiudere il sipario dei sogni.
Ivan Pugliese