Aimo Diana da anni ormai è uno degli allenatori più interessanti della Serie C, nonostante un’età relativamente giovane (45 anni). Cinque stagioni fa, l’ex esterno del Palermo si era distinto per aver proposto un gioco brillante con una squadra come la Sicula Leonzio. Un 4-3-3 offensivo, capace di costruire con veloci combinazioni palla a terra, che al Ceravolo aveva inferto un netto 0-3 al Catanzaro del primo anno della gestione Noto.
Da lì, la strada per Diana non sempre è stata in discesa. Chiamato a stagione in corso al Renate, nei bassifondi del girone B, era riuscito a condurre i nerazzurri alla salvezza. L’anno dopo, nel 2019/20, era riuscito con i brianzoli a raggiungere un miracoloso terzo posto, confermato anche nella stagione successiva. Una tale capacità di portare risultati nonostante risorse non di primissimo livello, ha attirato le attenzioni di una grande come la Reggiana, che gli ha affidato la panchina. I granata nel 2021/22 avevano lottato punto a punto col Modena per la promozione diretta. Alla fine l’avevano spuntata i canarini. Diana, condannato ai playoff, era stato eliminato in maniera sorprendente per mano della Feralpisalò.
Anche gli emiliani, come il Catanzaro, arrivavano dunque da una delusione bruciante. E proprio come i giallorossi, sono riusciti a vincere il campionato in maniera decisa, nonostante qualche passo falso sul finale. Quella di domani, dunque, è la sfida tra due delle rose migliori di tutta la Serie C. Al Catanzaro basta anche un pareggio per portare a casa la Supercoppa, ma c’è da scommettere che le aquile non si accontenteranno. Soprattutto, non lo farà Vincenzo Vivarini, che ha un po’ di conti da chiudere con la Reggiana. Nell’estate del 2020, infatti, il tecnico abruzzese aveva guidato il Bari alla finale dei playoff, proprio contro i granata. Un gol di Kargbo nel secondo tempo e il pareggio annullato in maniera dubbia ad Antenucci avevano condannato Vivarini a vivere uno dei giorni peggiori della sua carriera. Così come il Catanzaro doveva cercare vendetta contro la Feralpisalò, adesso è lui a dover fare i conti col passato al Mapei Stadium.
Come gioca la Reggiana
Al di là delle vicende personali, Reggiana-Catanzaro è una sfida interessante anche dal punto di vista del gioco. Si affrontano due squadre dalla forte vocazione offensiva, che amano tenere il pallone ma che non disdegnano di colpire gli avversari in velocità.
Gli emiliani adottano un 3-5-2 che, in maniera simile al Catanzaro, prova a costruire da dietro per far scoprire gli avversari e procurarsi spazio alle loro spalle. I due esterni, Guglielmotti a destra e Guiebre a sinistra, sono due ali aggiunte, capaci di mettere in difficoltà qualsiasi avversario. Guiebre lo conosciamo per i suoi trascorsi al Monopoli. È un quinto di grande atletismo, l’anno scorso aveva messo in difficoltà anche un pari ruolo aitante come Bayeye.
Il centrocampo, invece, è il reparto più profondo. Contro la Feralpisalò hanno giocato Nardi, Muroni e Fausto Rossi, quest’ultimo prodotto del vivaio della Juve e titolare dell’Under 21 di Verratti e Insigne qualche anno fa. Alle loro spalle, però, scalpitano nomi d’esperienza come Sciaudone, Rosafio e, soprattutto, Luca Cigarini, un regista che non ha bisogno di presentazioni.
In attacco, accanto al numero dieci Eric Lanini, estrosa seconda punta, si muoverà uno tra Pellegrini e Montalto. Montalto è un grande nome della Serie C, con una carriera di buon livello anche in cadetteria. Nonostante l’età, sa far valere il proprio fisico sia in area che fuori. Pellegrini, invece, garantisce più movimento.
In generale la Reggiana è una squadra con buone risorse offensive, che ha le idee chiare con la palla. Tuttavia, gli emiliani hanno sofferto il pressing della Feralpisalò e sarà fondamentale interpretare in maniera aggressiva la fase di non possesso per imporre il contesto. Non poteva esserci avversario migliore per salutare la Serie C.