“Se si potesse separare un pezzo di città, svuotarlo delle sue migliori energie, ambientali e umane e lasciare che il male che lo attacca lo corroda definitivamente, allora potremmo accettare che la parte sud della nostra Città resti pienamente dominata dalla criminalità. Addirittura, ci converrebbe pure perché secondo i disegnini che vengono di tanto in tanto riprodotti sulla nostra mappa territoriale dagli esperti di turno, la stretta fascia sul mare resterebbe a noi. A noi, cioè, la città sana. Purtroppo non lo possiamo fare. Catanzaro è una e indivisibile, e tutto ciò che al suo interno si muove, dalla povertà alla delinquenza, cammina come un virus in tutto il corpo .E lo divora. L’allarme criminalità suona come una estrema emergenza ormai da anni senza che si attenui un po’. Al contrario, tutte le voci della violenza crescono in quantità e in intensità. Aumentano i numeri dello spaccio della droga e quelli delle rapine e dei furti, anche nelle case. Cresce nel silenzio generale il numero dei commercianti e degli imprenditori taglieggiati.
Si uccide, e in pieno giorno, e davanti a tutti. Si uccide di più addirittura senza sparare un solo colpo di pistola, quando si portano giovani belli a morire per uso delle più nocive sostanze stupefacenti. Quando la misura potrà essere considerata colma? Quando, superando il rischio dell’assuefazione sociale, ovvero della rassegnazione generale, si sentirà gridare a squarcia gola che non se ne può più? Che non ne possiamo più ! La preoccupazione, più volte manifestata che la nostra città, resa povera dai continui saccheggi istituzionali , da un sistema economico fittizio che sopporta solo le speculazioni dei pochi, sia stata di fatto abbandonata da quanti potrebbero ancora salvarla, si fa sempre più grande.
Mi riferisco alla Regione, per il dovere che essa ha di difendere il suo Capoluogo. Penso al Governo, che dovrebbe restituirle i pezzi che le ha sottratto e le risorse finanziarie per consentirle di varare un grande piano di risanamento sociale e di sviluppo economico. E richiamo la responsabilità della sua classe dirigente che troppi silenzi ha sparso sulle vie cittadine del dolore e della violenza. Cosa fare oggi per tentare di sottrarre la nostra città dalle sue condizioni di ostaggio nelle mani non solo della criminalità ma anche dell’insipienza politica, mi verrebbe da dire che non lo so. E tuttavia rinnovo la proposta della convocazione urgente di un Consiglio comunale aperto a tutte le istituzioni e agli organi competenti. E’ poca cosa rispetto alla gravità del momento e degli scarsi risultati di analoghe precedenti riunioni. Ma se si facesse sul serio, una riunione vera , una discussione vera con parole vere, forse le cose inizierebbero a cambiare