Ci siamo arresi. Senza neanche combattere. L’oscenità del calcio senza tifosi (ospiti) elevata a soluzione giusta, ad opzione raccomandata e raccomandabile, a paradigma pilatesco per “evitare problemi”. Crotone-Catanzaro senza tifosi giallorossi è un’ingiustizia, una porcheria, l’ennesimo calpestio sadico sul cadavere del calcio italiano che vive da decine di anni di soluzioni-tampone, incapace di darsi delle regole o, in ogni caso, di farle poi rispettare. Con la complicità di società, tifosi e giornalisti. C’è ancora chi evidentemente pensa che si possa fare calcio senza pubblico. Ma i tifosi sono il sale del calcio. Senza di loro, il calcio avrebbe lo stesso appeal di un detersivo dimenticato sullo scaffale di un supermercato.
Disordine pubblico
Diciamolo chiaramente: vietare le trasferte vuol dire limitare la libertà delle persone di assistere a uno spettacolo. Come impedire alle persone di andare a un concerto, al cinema o a teatro. Come vietare i rave, insomma. Solo che in quel caso arriva ferma la condanna di parte del mondo politico. Per i tifosi di calcio, invece, no. Quelli sono brutti, sporchi e cattivi. E poi “la partita te la puoi vedere in televisione”, “chi te lo fa fare di rischiare”, “fanno bene a evitare”.
No, non è così. Per nascondere l’incapacità di gestire l’ordine pubblico, arrivano provvedimenti che non hanno eguali in Europa. I tifosi di Napoli e Roma si picchiano in autostrada? Chiudiamo le trasferte. Poi a Reggio Emilia, per Sassuolo-Napoli, ci sono 15mila tifosi partenopei negli altri settori. Una barzelletta. Quello che succederà lunedì sera allo “Scida” è proprio questo. La trasferta è stata vietata ai residenti in provincia di Catanzaro, evidentemente più cattivi e con meno diritti di chi è tifoso del Catanzaro, ma vive a Cutro, Isola Capo Rizzuto, Crotone, Roma, La Spezia, Parigi o New York. E che lunedì sera sarà tranquillo e beato a godersi la partita “in sicurezza e tranquillità”, in mezzo ai tifosi del Crotone anziché nel settore ospiti.
Il caso Eintracht
Il Ministro dell’Interno Piantedosi ha rimediato più figuracce in pochi mesi che tanti suoi colleghi in una vita di lavoro. E anche sul calcio non è andata benissimo. Forte dei disordini in autostrada tra napoletani e romanisti, ha proseguito nel solco della cosiddetta “linea dura”. Quando c’è qualche rischio, la soluzione è sempre vietare. Così “evitiamo problemi” e “risparmiamo soldi pubblici” (l’ordine pubblico negli stadi costa). Insomma una resa, un’ammissione di incapacità. Peccato che all’estero esistano tifoserie ben più pericolose, ben più numerose, ben più difficili di quelle italiane. Ma esistono anche norme chiare. Nessuno si sognerebbe mai di vietare ai tifosi del Manchester United di recarsi ad Anfield o ai tifosi del Chelsea di seguire i “blues” a Tottenham.
E così i napoletani sono andati tranquillamente a Francoforte, per la gara d’andata dell’ottavo di Champions League. Tanto lì ci sono le forze dell’ordine germaniche. Piantedosi ha invece pensato bene di vietare l’arrivo della temibile tifoseria dell’Eintracht alle pendici del Vesuvio. Solo che i tedeschi non l’hanno presa benissimo. Limitazione della libertà, ingiustizia sportiva e tutto il resto. La società tedesca, sul piede di guerra, ha protestato pesantemente, ha annullato tutti gli appuntamenti “di gala” con la dirigenza del Napoli. E intanto il ricorso al TAR Campania ha sospeso il provvedimento, poche ora fa è arrivato il controdivieto. Ne verrà fuori la solita battaglia legale all’italiana. Che restituisce l’esatta fotografia dell’Italia all’estero e degli italiani: confusionari, incapaci di far rispettare le regole, deboli con i forti e forti con i deboli.
Crotone-Catanzaro e la cultura del divieto
Nel suo piccolo, questo Crotone-Catanzaro ha una certa importanza. Può essere la partita che mette fine a questo campionato in cui le due squadre hanno battagliato per mesi. Può segnare il ritorno del Catanzaro nel calcio che conta dopo una trentina d’anni di delusioni. Così, dopo aver ospitato un migliaio di crotonesi nella gara d’andata, anche i tifosi giallorossi si aspettavano di poter andare nella città pitagorica a inseguire il loro sogno. E invece il clima da “togliamoci il pensiero” ha iniziato a prendere piede già alla fine della gara d’andata, quando c’era stata qualche piccola scaramuccia tutto sommato irrilevante. Tutti ci siamo rassegnati a quello che sembrava un provvedimento ineluttabile: “al ritorno non ci faranno andare mai”.
Ma perché? La tifoseria del Catanzaro si è comportata in maniera perfetta per tutto l’anno, nonostante i numeri altissimi spostati in questa stagione di vertice. Non vogliamo neanche entrare nell’iter che ha portato a questa decisione. Ne abbiamo scritto abbastanza, anticipando la notizia. Di Osservatorio, CASMS, GOS e ordinanze varie ne abbiamo piene le scatole. Qui si parla di cultura e riguarda non solo istituzioni e forze dell’ordine, ma anche società di calcio, giornalisti e tifosi.
Il profilo basso della società
E le società di calcio cosa dicono? I tifosi dovrebbero essere in cima ai loro pensieri: del resto sono i clienti che acquistano il loro prodotto. Le società dovrebbero fare le barricate per i loro tifosi. E invece, mentre l’Eintracht si infuria per il divieto, il Napoli si dice “molto preoccupato” per il via libera del TAR ai tedeschi. Per il derby, da Crotone non ci aspettavamo grande solidarietà dalla società dei Vrenna. È arrivata solo quella dei tifosi che hanno chiesto “trasferte libere”. E la società giallorossa? Praticamente assente o comunque profilo bassissimo.
Dieci giorni fa il DG Foresti, interpellato da UsCatanzaro.net, ha opposto un fermo “no comment” alla nostra richiesta di commentare la decisione che si profilava dopo la direttiva di Osservatorio e CASMS. Poi silenzio fino a ieri quando un comunicato stringato invitava i tifosi giallorossi «a non recarsi allo Scida». Il Catanzaro ha tutto da perdere da eventuali incidenti: ma perdere cosa, poi, non è chiaro. Così a perdere è tutto il calcio. Un derby in tv, sulla RAI, la sfida tra le prime due della serie C, una promozione della Calabria calcistica senza tifosi ospiti. Forse un lavoro più lungimirante delle due società, insieme alla Lega Pro, avrebbe potuto sensibilizzare le istituzioni ed evitare che decisioni di questo tipo siano sempre prese da freddi burocrati. Forse non sarebbe cambiato niente, ma almeno ci avremmo provato.
Giornalisti e tifosi silenti
Del resto perché le società dovrebbero spendersi per i loro tifosi, se gli stessi tifosi sono spesso più realisti del re? Perché le società dovrebbero rispondere se i giornalisti evitano l’argomento, almeno fino al giorno prima dell’evento stesso? Giornalisti e parte dei tifosi, portavoce e complici loro stessi, di questa teoria folle: il Catanzaro ha tutto da perdere dalla presenza dei suoi sostenitori a Crotone. E giù con l’elenco degli alibi a sostegno di questa teoria bislacca. “A Crotone c’è stata una sciagura, non si può pensare all’ordine pubblico per una partita di pallone”. “Se succede qualcosa, ci vietano tutte le prossime trasferte. E ci aspetta la serie B. Meglio non rischiare”. “Ormai abbiamo vinto il campionato. È una partita inutile, meglio non andare”. Follia. Così, senza colpo ferire, anche i tifosi del Catanzaro, supportati dal Comune, scelgono la via del maxi-schermo in curva “Capraro”. Ma perché? non ci piaceva proprio andare a Crotone? A cosa serve il maxi-schermo? Ad aggregare? Giusto. A stare insieme? Ok. A vivere un momento importante della nostra storia collettivamente? Perfetto. Ma in nome di una sconfitta di tutti.
Ivan semplicemente perfetto, come sempre d’altronde.
Ps. Grazie per avermi indirettamente citato 😉
Finalmente qualcuno si accorge dell’attitudine “profilo bassissimo” (io direi anche “profilo coniglio”) della Società. Con tutto il rispetto per il nostro Presidente e la nostra Società e con tutta la devozione meritata, tacere difronte a qualsiasi avversità non è propriamente segno di rispetto per la tifoseria ed attaccamento ai colori.
Zitti di fronte al torto palese di Padova, zitti di fronte a tutti i torti arbitrali, zitti, ora, difronte ad un sopruso intollerabile, con i topi di fogna ospitati in pompa magna al Ceravolo ed i tifosi del Catanzaro banditi.
Il coraggio e la presa di posizione, a mio avviso, sono parte integrante di una Società e di un gruppo che vuole arrivare lontano. Se veramente lo vuole.
per loro l”’irrilevante scaramuccia” sarebbe la sassaiola subita, dopo aver:
– ferito un bambino in tribuna;
– ferito un agente della DIGOS
– salito su una casa a rubare una bandiera
– presi a calci a pugni tra di loro.
E’ UNO SCHIFO TOTALE ! PREVEDO DAI PRIMI MINUTI UNA RISSA CONTINUA IN CAMPO . SANNO CHE SIAMO DI MOLTO SUPERIORI E L’ UNICO MODO PER FERMARCI E’ QUELLO DI PRENDERCI A CALCI , FORTI DEL LORO PUBBLICO CONDIZIONERANNO CON METODI MAFIOSI L’ ARBITRO E NOI SUBIREMO COME SEMPRE TUTTE LE INGIUSTIZIE E LE ANGHERIE DI QUESTO MONDO !
Storico, SPERO DI NO, ma molto probabilmente hai ragione tu. Inferiori come sono la butterranno sulla rissa per togliersi qualche MESCHINA soddisfazione.
“UNA OCCASIONE PERSA” verooooo
Ci sarebbero stati almeno 3.000 Catanzaresi, e siccome parte dell’incasso sarebbe andato alle famiglie delle vittime di Cutro si perderanno soldi per la beneficenza. Non basta essere stati in serie A, le grandi squadre si vedono dal comportamento del pubblico e noi siamo grandi !!!!