Catanzaro Night News

CIMINO: “GIU’ LE MANI DALL’ONCOLOGIA DEL PUGLIESE-CIACCIO”

“Rispetto alla strana decisione dell’ultima ora, riguardante la disattivazione della sezione onco-ematologica del Pugliese-Ciaccio,   assunta dalla giunta regionale politicamente scaduta da un bel pezzo e tenuta nascosta alla vigilia del voto, ci sono  da dire preliminarmente due cose. La prima: la Città non accetta più e per alcun motivo che un qualsiasi insediamento posto all’interno delle sue vecchie mura sia cancellato, ridimensionato o trasferito. Catanzaro è stata saccheggiata da tutti e ora nessuno si azzardi a mettere un dito sopra a quanto le è rimasto. Fosse anche l’ultimo campo di bocce o il più vecchio tavolo di ping pong di una sala parrocchiale. Spero sia chiaro. La seconda: quel che oggi è il centro oncologico di vera eccellenza dell’ospedale regionale, non è un dono dell’ultima Befana. E’, al contrario, il frutto di coraggiosi impegni e strenue fatiche condotti da pochi uomini che dal nulla lo hanno inventato. Mi riferisco in particolare ai medici e a tutto il personale diretto con rara competenza dal professor Stefano Molica. Mi riferisco ai tanti ammalati che negli anni passati hanno dovuto affrontare oltre al male terribile, l’umiliazione di dovere raggiungere quel posto angusto, dopo un lungo percorso tra diversi corridoi e reparti sovraffollati. E’ merito dei primi e dei secondi, specialmente di quelli che non ce l’hanno fatta nonostante le costanti e amorevoli cure dei sanitari, se oggi abbiamo nel Ciaccio-De Lellis un ospedale moderno e all’avanguardia. Di alta specialità e competenza. Bello anche, in quella sua architettura antica posto nella sommità di un parco enorme e altrettanto bello. La sua antica origine (ospedale per la cura di malattie polmonari oggi finalmente debellate) lo rende idoneo per raccogliere nella totale privatezza malati di lunga  degenza e bisognevoli di un ambiente salubre. Il resto non ci interessa. Gli argomenti utilizzati a giustificazione della delibera regionale li lasciamo a chi li ha redatti e a chi nella colpevole ignoranza li ha ispirati. Il risanamento della sanità calabrese? Lo si faccia tagliando i rami secchi, le ampie sacche di clientelismo che hanno fatto proliferare reparti e primariati inutili. Ovvero, riducendo la spesa farmaceutica e i ricoveri inutili, migliorando la sanità della prevenzione e dell’assistenza domiciliare, potenziando le strutture sul territorio. L’integrazione tra Ospedale e Università? E’ questo il punto forte, oltre che argomento assai vecchio, da sempre assai maltrattato per incultura e incompetenza. Sull’integrazione può davvero nascere in Calabria un nuovo modello di sanità che, porti la nostra regione sul proscenio nazionale. E internazionale, se essa saprà guardare ai paesi del Mediterraneo. Su questo terreno la nostra battaglia continua. Nello specifico, però, occorre che sia chiarita la posizione della Fondazione Campanella in ordine a tutti gli aspetti, anche quelli più preoccupanti, che da più parti  e fino alla Corte dei Conti e al Governo,  sono stati stigmatizzati; definita e riconosciuta dal Governo la sua natura di Istituto di ricerca; risanata la sua situazione amministrativa, magari avendo definito e colpito le responsabilità di coloro i quali non l’hanno aiutata a crescere. Dopo, sicuramente si troverà, con il consenso e il contributo delle parti interessate, la soluzione più idonea ed efficace. Altrimenti, finiremo dentro quel detto antico catanzarese  “si spogghia nu santu e sinda vesta natru”. Al quale risponderemmo con l’altro “e no, sulu  na vota si frega a vecchia !”.

Autore

Salvatore Ferragina

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