Puntare sull’immagine e sulla comunicazione per il turismo è fondamentale. Avevo sperato che il Ministero competente l’avesse capito quando ha mandato on-line in nuovo portale Italia.it. Il sito ufficiale del turismo italiano, costato un bel po’ di soldi, bello graficamente, ma scarno e poco utile alla Calabria. Basta guardare la misera pagina dedicata alla nostra terra per capire che per il ministero e per il suo organo ufficiale di comunicazione la Calabria viene considerata una Regione di serie B. Pieno di errori, il più clamoroso è stato quello di aver sbagliato persino il Capoluogo, disconoscendo che Catanzaro è la Capitale calabrese. E solo dopo diverse segnalazioni, questa clamorosa “gaffe” è stata colmata. Ma non finisce qui. L’Assessorato al Turismo del Comune di Catanzaro, che mi onoro di rappresentare ha invitato i responsabili del sito e il Ministro Brambilla ad implementare i contenuti del portale arricchendolo con i percorsi turistici di Catanzaro, il suo patrimonio storico – artistico, il parco archeologico di Scolacium, e tutto ciò di cui il nostro territorio è ricco. Ma nonostante diverse segnalazioni, al Ministero hanno fatto orecchie di mercante. Per la Brambilla & Co. in Calabria esiste solo Reggio, dopo averla elevata a Capoluogo), la città dello Stretto viene considerata la sola degna di nota. Abbiamo invitato i redattori del sito ad utilizzare tutti i contenuti del sito Catanzaro Turistica e degli altri portali comunali. Tutto questo mi lascia molto perplesso visto che non solo la città Capoluogo ma tutto il territorio calabrese è ricco di storia e di cultura.
Proprio nel turismo si identifica la vocazione primaria su cui puntare per valorizzare quello che io ritengo essere l’unico e formidabile fattore di sviluppo per la Calabria. In quest’ottica bisogna registrare favorevolmente l’apertura a Milano, lo scorso 19 febbraio, di una sede informativa e di promozione del “sistema Calabria” voluta dal presidente Agazio Loiero. Pur trattandosi di una struttura che veicola l’incontro tra domanda e offerta spaziando in tutti i settori dell’economia, fra questi mi piace evidenziare l’impatto che un tale presidio può avere sull’ambito squisitamente turistico, vera risorsa aurea per la crescita del nostro territorio.
D’altronde gli 800 chilometri di costa e i tre parchi nazionali di grande fascino e ricchezza naturalistica, da soli potrebbero reggere la concorrenza con l’offerta turistica di altre regioni italiane ed europee. Senza trascurare almeno gli ultimi 3000 anni di storia documentata in cui troviamo le radici della civiltà mediterranea. Ovviamente questo giacimento culturale, rappresentato dalla Calabria in sé, abbisogna di strategie e di una prassi – a tutti i livelli – finora non sperimentati. La fortuna di aver ricevuto in dono dalla natura delle bellezze paesaggistiche, oltre che una invidiabile varietà di luoghi, oggi non è più una garanzia automatica di flussi economici positivi. Il livello di competizione nel turismo è accentuatissimo e bisogna essere pronti, nel senso di essere preparati, se si vuole far parte della partita e giocare attivamente. Le dinamiche che attualmente caratterizzano il turismo e gli strumenti per divenirne attori protagonisti sono molteplici e bisogna tenerne conto, a meno di abbandonarsi alla rassegnazione di offrire un turismo a livello di semplice comparsa. In questa prospettiva, che poi è una prospettiva evidentemente politica ma anche imprenditoriale, occorre saper guardare alle alleanze per poter competere. Ma occorre pure creare un marketing adeguato per ogni destinazione turistica, così come predisporre strumenti tecnologici appropriati.
Il punto è che la Calabria è una regione in grado di stupire il visitatore per via dei suoi sbalorditivi contrasti, le sue diverse nature, la sua storia, la sua varietà di paesaggi e di culture, la sua pressoché totale possibilità di offrire turismo per tutte le esigenze e per ogni tipo di domanda. Possibilità rara nelle altre regioni italiane. Eppure, a fronte di tutto ciò, la Calabria non è ancora pronta perché non sa far conoscere il proprio patrimonio, non sa valorizzarlo, non sa venderlo. In una parola: non sa progettare un’offerta turistica.
Partendo da questa consapevolezza, e dagli sforzi fin qui compiuti dalla politica, si può e si deve intervenire. Costruire un albergo, un sentiero montano o avere un’attrazione per quanto straordinaria, non sono elementi sufficienti. Bisogna sviluppare un prodotto turistico prendendo in considerazione l’intera catena dei servizi coinvolti, cioè facendo pianificazione.
Roberto Talarico