L’Organizzazione mondiale della sanità ha elevato le lampade UV alla categoria di cancerogeno di massimo rischio. I centri abbronzanti dovrebbero essere dunque gestiti con la massima cautela, efficienza e professionalità nel trattare clienti e macchinari. Purtroppo così non è.
Il presente comunicato, dichiara il prof. Pietro Vitelli traendo spunto da quanto già accertato in diverse città d’Italia, si prefigge di fornire ai lettori calabresi, tramite la sede di ALTROCONSUMO Calabria comunicazione sui risultati effettuati in 50 centri abbronzanti di otto città, dimostrando che i cittadini non sono tutelati: scarse informazioni preventive, scarsa attenzione alla salute dei clienti, libero ingresso ai minori. Solo 15 centri su 50 passano l’esame degli esperti di Altroconsumo. I controlli delle Asl, se ci sono, sono ad armi spuntate. In un quadro normativo inesistente, eccetto per una solo regione in tutt’Italia il Piamonte.
Maggiori dettagli sullo studio prodotto dopo l’inchiesta sono consultabile sul sito www.altroconsumo.it. Prosegue il prof. Pietro Vitelli responsabile Altroconsumo Calabria.
Giovani donne non abbronzate e con la pelle chiara si sono presentate agli operatori, dichiarando di assumere la pillola anticoncezionale, verificando quali informazioni e quali strumenti (come gli occhialini) fossero messi a disposizione. All’uscita chiedevano di poter portare con sé un minore in una seduta successiva. Per quest’ultima domanda solo il 20% del campione ha fornito la risposta corretta: “No, i minori non possono”. Infischiandosene delle indicazioni dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro secondo cui il rischio di tumore cutaneo aumenta del 75% se la tintarella diventa un’abitudine prima dei trent’anni.
Altri risultati allarmanti: nel 30% dei casi non sono stati consegnati gli occhialini, pur avendoli richiesti esplicitamente, perché giudicati dagli addetti “non necessari”. Nel 78% dei centri non sono state fatte domande per stabilire il tipo di pelle e le eventuali cautele da adottare. In nessun centro sono stati consegnati opuscoli o fogli informativi dove si citassero i farmaci fotosensibilizzanti, come antibiotici, antinfiammatori, per evitare l’insorgere di macchie scure o arrossamenti.
A seguito di ciò ed a tutela della salute dei consumatori-utenti Altroconsumo ha inviato una lettera al viceministro della Salute per denunciare il degrado del settore, privo di regole condivise e applicate e di controlli sull’efficacia dei macchinari e sulla preparazione del personale.
Nel caso in cui i cittadini calabresi avessero riscontrato “sulla propria pelle” i disservizi o problemi collegati dopo trattamenti abbronzanti, possono rivolgersi alla Nostra organizzazione di tutela per segnalare l’accaduto.
Prof. Pietro Vitelli
Il presente comunicato, dichiara il prof. Pietro Vitelli traendo spunto da quanto già accertato in diverse città d’Italia, si prefigge di fornire ai lettori calabresi, tramite la sede di ALTROCONSUMO Calabria comunicazione sui risultati effettuati in 50 centri abbronzanti di otto città, dimostrando che i cittadini non sono tutelati: scarse informazioni preventive, scarsa attenzione alla salute dei clienti, libero ingresso ai minori. Solo 15 centri su 50 passano l’esame degli esperti di Altroconsumo. I controlli delle Asl, se ci sono, sono ad armi spuntate. In un quadro normativo inesistente, eccetto per una solo regione in tutt’Italia il Piamonte.
Maggiori dettagli sullo studio prodotto dopo l’inchiesta sono consultabile sul sito www.altroconsumo.it. Prosegue il prof. Pietro Vitelli responsabile Altroconsumo Calabria.
Giovani donne non abbronzate e con la pelle chiara si sono presentate agli operatori, dichiarando di assumere la pillola anticoncezionale, verificando quali informazioni e quali strumenti (come gli occhialini) fossero messi a disposizione. All’uscita chiedevano di poter portare con sé un minore in una seduta successiva. Per quest’ultima domanda solo il 20% del campione ha fornito la risposta corretta: “No, i minori non possono”. Infischiandosene delle indicazioni dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro secondo cui il rischio di tumore cutaneo aumenta del 75% se la tintarella diventa un’abitudine prima dei trent’anni.
Altri risultati allarmanti: nel 30% dei casi non sono stati consegnati gli occhialini, pur avendoli richiesti esplicitamente, perché giudicati dagli addetti “non necessari”. Nel 78% dei centri non sono state fatte domande per stabilire il tipo di pelle e le eventuali cautele da adottare. In nessun centro sono stati consegnati opuscoli o fogli informativi dove si citassero i farmaci fotosensibilizzanti, come antibiotici, antinfiammatori, per evitare l’insorgere di macchie scure o arrossamenti.
A seguito di ciò ed a tutela della salute dei consumatori-utenti Altroconsumo ha inviato una lettera al viceministro della Salute per denunciare il degrado del settore, privo di regole condivise e applicate e di controlli sull’efficacia dei macchinari e sulla preparazione del personale.
Nel caso in cui i cittadini calabresi avessero riscontrato “sulla propria pelle” i disservizi o problemi collegati dopo trattamenti abbronzanti, possono rivolgersi alla Nostra organizzazione di tutela per segnalare l’accaduto.
Prof. Pietro Vitelli